domenica 14 febbraio 2016

La mia esperienza alla Luiss

Nella vita di ognuno è importante, se non necessario, che le persone facciano esperienze nuove in posti nuovi, al fronte di realtà inedite. Proprio per questo motivo, bisogna provare tutti i cibi che ci vengono serviti prima di decidere quale sia il migliore, allo stesso modo in cui conoscere le caratteristiche di varie facoltà universitarie permette di decidere in maniera più razionale il percorso che segnerà la vita accademico-lavorativa.
Per esemplificare meglio, parlerò della mia esperienza alla “LUISS Guido Carli” del 16 dicembre scorso, premettendo però che le mie due passioni sono la musica e la progettazione. Ciò dovrebbe già spiegare tutto, dal momento che preferirei costruire una cassaforte piuttosto che maneggiarne il contenuto. Eppure, spinto dalla motivazione che ogni studente dovrebbe possedere (e di questo posso andare fiero) ho deciso di provare questa nuova esperienza.
Quando è arrivata la circolare, una persona di cui provo grande stima e rispetto mi ha consigliato di lasciar perdere, pronunciando testuali parole: “Non ha senso, tanto per quello che vuoi fare non andrai mai alla LUISS”. Provo ancora stima e rispetto per questa persona, pensando a Platone quando affermava che l'errore esiste ed è caratteristica di tutti gli uomini, anche i più saggi.
Così ho deciso di accettare, spinto dalla pur scarsa esperienza che sussurrava alla mia testa di provarci. Infatti è  bene conoscere ciò che si vuole conoscere e che, soprattutto, è giusto conoscere.
Ascoltando la “lectio magistralis” dell'amministratore delegato del gruppo Intesa San Paolo Carlo Messina, ho realizzato quanto siano simili economia e ingegneria. Certo è vero, le persone superficiali (o magari troppo profonde, chissà), avranno mille motivi per contestare questa affermazione, eppure ho avuto l'impressione che esistano molte analogie. Infatti, se è vero che progettando una parte meccanica bisogna far sì che rientri in parametri ben precisi evitando di invadere lo spazio degli altri pezzi, è vero anche che i provvedimenti bancari non dovrebbero avere ripercussioni negative nei confronti degli altri settori economici. Insomma, in entrambe le circostanze è facile entrare in un circolo vizioso ed è complicato evitare di entrarci.
Tuttavia, ciò di cui ho veramente fatto tesoro il 16 dicembre è semplicemente la conferma a una congettura teorizzata tempo prima. Non esiste azione che non abbia un fine, e sono poche le azioni che ne hanno uno solo, questa è la mia conclusione. La difesa del CEO, che è stata oggettivamente molto efficace, non era finalizzata esclusivamente ad esporre l'accaduto: essa si proponeva di esaltare implicitamente le qualità del gruppo bancario Intesa San Paolo, il che è assolutamente legittimo poiché i dati presentati sono reali; la mia attenzione, tuttavia, è rivolta verso coloro che dati reali da esporre in propria difesa non ne hanno; è un ritorno alla sofistica? Oppure si tratta semplicemente delle insidie legate all'intelligenza umana? Mi ci vorrà ancora del tempo per capirlo.

di Alfonso Ussia

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