Dr. Jekyll & Mr. Hyde al Teatro Ghione: un'interpretazione unica tra innovazione e tradizione
La rappresentazione teatrale di Dr. Jekyll & Mr. Hyde messa in scena al teatro Ghione, zona San Pietro, mi ha lasciato piacevolmente sorpreso con la sua versione riadattata della storia originale.
Nonostante, infatti, la trama principale fosse immutata, il regista ha deciso di modificare alcuni elementi a mio dire fondamentali. Anzitutto non viene utilizzata la stessa modalità narrativa dal momento che si opta per un narratore esterno ed onnisciente a differenza dei quattro narratori interni adottati da Stevenson; così facendo, lo spettatore non subisce quella suspence tipica del romanzo che nel diciannovesimo secolo fu ottenuta grazie al punto di vista di Utterson, il quale scopre pian piano la verità che gli si rivela solo nel finale grazie alla lettera di Jekyll. Ciò, invece, non accade nello spettacolo, dal momento che viene modificato anche l’ordine di narrazione: siccome gli avvenimenti sono raccontati in ordine cronologico, non solo l’inizio della rappresentazione risulta molto caotico, ma allo spettatore viene fatto vedere tutto e subito.
Inoltre, singolare è anche la scelta di non utilizzare due attori diversi per i personaggi di Jekyll e Hyde, che invece nel libro vengono descritte come due entità sostanzialmente differenti; nella rappresentazione teatrale essi vengono entrambi interpretati da un bravissimo Gennaro Duccilli; ciò, nonostante la difficoltà tecnica che avrebbe potuto comportare, avrebbe reso le scene più semplici da seguire. Un altro elemento che si può riscontrare nella rappresentazione ma non nel romanzo è l’acuta esaltazione dei bambini più tipica del Romanticismo e della prima fase vittoriana che della seconda, a cui appartiene Stevenson : probabilmente il regista voleva rifarsi a quei periodi per ricordare agli spettatori l'importanza della purezza dell'infanzia dalla quale gli adulti dovrebbero sempre prendere ispirazione.
Vengono anche portati in scena personaggi che non sono presenti nel testo, i quali fanno nascere molti interrogativi in chi conosce la storia: chi sono? A quale scopo sono stati inseriti? Tutte queste domande vengono lasciate in sospeso e senza risposta persino nel secondo tempo che appare però migliore del primo per quanto riguarda la comprensione della storia.
Ho molto apprezzato, comunque, l'impiego della ring composition nella struttura dell'opera, la quale si apre con un attore che entra in scena con una stella filante per poi andarsene via subito dopo e si chiude con il medesimo personaggio che torna sul palco con un altro scintillante.
La musica utilizzata, a mio parere, calzava perfettamente con le magnifiche scenografie e con l'atmosfera creata; l'unica critica che mi sento di fare è sulla scelta di alcuni stacchi e sul fatto che essi non venivano sfumati bene all'ingresso degli attori che, non essendo forniti di microfono personale bensì solo di uno ambientale la cui amplificazione non era a volte sufficiente, dovevano sforzarsi per farsi sentire da tutta la sala.
Concludendo, ho molto apprezzato lo spettacolo al di là di alcune piccolezze tecniche che comunque non hanno influito più di tanto nel mio giudizio universale e ci tengo, anzi, a sottolineare la bravura del cast, della regia e dello scenografo che sono riusciti a restituirmi gli stessi stati d'animo provati durante la lettura del romanzo.
Filippo De Santis
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