“All the shine of a thousand spotlights”



Devo ammettere che le mie aspettative per questo spettacolo non erano molto alte. Un progetto “sensazionale”, certo, ma troppo ambizioso. Mi sono ricreduto. Anzi, mi sono reso conto di essermi completamente sbagliato. Sarebbe ridicolo dire che il passaggio dal cinema al teatro non si senta. Soprattutto nel primo atto, seppur molto chiaro nella trama e nella costruzione dei personaggi, tutto sembra accelerato, a tratti frettoloso. Però era pressoché inevitabile. Ma, nonostante questo, il musical alla fine si presenta circolare e compiuto. Non credo che, ieri sera, qualcuno possa essere andato a dormire senza essere stato toccato, mosso o coinvolto da questa storia, da questi personaggi e da queste emozioni, anche se solo per un attimo.
Le coreografie e le voci sono semplicemente incredibili. Nella seconda categoria dominano indiscusse Valeria Ciancaleoni, Valentina Robles e Laura Scola. D’altronde la personalissima “Never Enough”, la malinconica “Tightrope” e la potentissima “This is me” hanno ricevuto la più generale ammirazione del pubblico. 
L’adattamento si muove con destrezza attraverso momenti di spiccata introspezione ed individualità, e momenti di violenta e straziante collettività. Le voci dei “freaks”, capeggiati dalla “donna barbuta” (Laura Scola) , intonano un canto di vibrante protesta, rispetto, accettazione e scandalo. Le due storie d’amore “impossibili”, che dirigono la trama, danno  un tocco di dolce e umana personalità. Indimenticabili il duetto tra il giovane Barnum (Francesco Ciancaleoni) e la giovane Charity (Beatrice Fattori), e lo spettacolare dialogo cantato (e soprattutto danzato) tra Phillip Carlyle (Marco Panzironi) e Anne Wheeler (Flavia Gatti). Molto buona la regia, soprattutto nei cambi sul palcoscenico tra versioni giovanili e mature dei protagonisti. I costumi del circo, attraverso la loro varietà e la loro originalità, comunicano visivamente il messaggio del musical tutto. Di alta qualità, come sempre, le registrazioni. Il mio ultimo pensiero, però, non può che andare agli attori, soprattutto a chi ha interpretato i membri del circo, perché, si parva licet componere magnis, sono davvero riusciti, per qualche minuto, a “raccogliere in bocca il punto di vista di Dio”.

Cercando di essere il "secondo" Bennett e non il "primo", un saluto,

Tancredi Bendicenti

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