Il sussurro del De Merode
Caro Diario,
A volte mi
chiedo se sono ancora la stessa persona che varcava per la prima volta la
soglia di questa scuola. Ingenua, vagamente influenzabile e tuttavia piena di
idee originali. Ricca soprattutto di idee e ideali. Ma nel mio mondo, non in
questo. Ti capita a volte di sentire come un brivido di terrore attraversarti
la schiena, giungerti al cuore per poi abbandonarti un attimo dopo con la
sensazione di aver scampato un pericolo?
Ecco, questo è quello che mi succede
quando solo per un istante mi balena in testa l’idea che potrei essere (e
probabilmente sono) agli occhi degli altri qualcuno che non sono per me stessa.
Mi fa paura quest’idea e quindi la allontano, faccio finta di non averla mai
generata, mi illudo di non avere alcun controllo sui miei pensieri. Magari.
Almeno sarebbero giustificati per quanto folli. La verità è che mi sono persa
tra i “dover essere”. Quei modi di comportarti un po’ finti che in compenso ti
rendono accettabile. Perdi un po’ di te stesso per guadagnare un po’ degli
altri, una specie di compromesso insomma. Solo che pezzo dopo pezzo temo di
aver perso un po’ troppo di me stessa. L’altro giorno ero ad una festa. C’era
un ragazzo. Non sai quanto avrei voluto sedermi in un angolo con lui e parlare.
Sì, hai capito bene. Solo parlare. Condividere la nostra solitudine in uno
spazio ristretto. Buttare giù la copertura del “tutto a posto”. Possibile che a
18 anni ancora crediamo a questa stronzata? Certo che nulla è a posto, che
domande. Ma niente, lui girava per tutto il locale, parlava con qualche amico e
poi con un altro come se stesse cercando qualcosa negli altri e nemmeno lui
sapesse cosa. Quindi continuava a stare con tutti, ma in realtà con nessuno. Pensi che lui stesso fosse consapevole di
quella che ai miei occhi sembrava quasi una ridicola ricerca di sé stessi? Non
lo so, ma un giorno glielo chiederò e tu sarai il primo a saperlo. È stata una
breve parentesi e poi sono tornata alla mia apparente indifferenza. In fondo,
anche io parlavo un po’con tutti ma mi sembrava di non stare con nessuno.
Eppure caro Diario, io ero lì, vestita un po’ come gli altri, truccata un po’
come gli altri, a parlare, ballare, bere, mangiare, un po’ come gli altri, ed
ero quasi felice. Finché non sono tornata a casa. Sai qual è il problema del
compromesso? Che funziona solo quando sei circondato da altri, quando c’è uno
scambio. Altrimenti ti rimane solo un vuoto dentro. E nessuno a far finta di
colmarlo.
Sempre in attesa
che quel vuoto venga presto colmato dall'Emozione,
con affetto,
Sveva
Grafica a cura di Claudia Gianni
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