mercoledì 18 dicembre 2019

Il sussurro del De Merode




Caro Diario,
A volte mi chiedo se sono ancora la stessa persona che varcava per la prima volta la soglia di questa scuola. Ingenua, vagamente influenzabile e tuttavia piena di idee originali. Ricca soprattutto di idee e ideali. Ma nel mio mondo, non in questo. Ti capita a volte di sentire come un brivido di terrore attraversarti la schiena, giungerti al cuore per poi abbandonarti un attimo dopo con la sensazione di aver scampato un pericolo?
Ecco, questo è quello che mi succede quando solo per un istante mi balena in testa l’idea che potrei essere (e probabilmente sono) agli occhi degli altri qualcuno che non sono per me stessa. Mi fa paura quest’idea e quindi la allontano, faccio finta di non averla mai generata, mi illudo di non avere alcun controllo sui miei pensieri. Magari. Almeno sarebbero giustificati per quanto folli. La verità è che mi sono persa tra i “dover essere”. Quei modi di comportarti un po’ finti che in compenso ti rendono accettabile. Perdi un po’ di te stesso per guadagnare un po’ degli altri, una specie di compromesso insomma. Solo che pezzo dopo pezzo temo di aver perso un po’ troppo di me stessa. L’altro giorno ero ad una festa. C’era un ragazzo. Non sai quanto avrei voluto sedermi in un angolo con lui e parlare. Sì, hai capito bene. Solo parlare. Condividere la nostra solitudine in uno spazio ristretto. Buttare giù la copertura del “tutto a posto”. Possibile che a 18 anni ancora crediamo a questa stronzata? Certo che nulla è a posto, che domande. Ma niente, lui girava per tutto il locale, parlava con qualche amico e poi con un altro come se stesse cercando qualcosa negli altri e nemmeno lui sapesse cosa. Quindi continuava a stare con tutti, ma in realtà con nessuno.  Pensi che lui stesso fosse consapevole di quella che ai miei occhi sembrava quasi una ridicola ricerca di sé stessi? Non lo so, ma un giorno glielo chiederò e tu sarai il primo a saperlo. È stata una breve parentesi e poi sono tornata alla mia apparente indifferenza. In fondo, anche io parlavo un po’con tutti ma mi sembrava di non stare con nessuno. Eppure caro Diario, io ero lì, vestita un po’ come gli altri, truccata un po’ come gli altri, a parlare, ballare, bere, mangiare, un po’ come gli altri, ed ero quasi felice. Finché non sono tornata a casa. Sai qual è il problema del compromesso? Che funziona solo quando sei circondato da altri, quando c’è uno scambio. Altrimenti ti rimane solo un vuoto dentro. E nessuno a far finta di colmarlo.
Sempre in attesa che quel vuoto venga presto colmato dall'Emozione,
con affetto,
Sveva

 Grafica a cura di Claudia Gianni

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