martedì 21 gennaio 2020
Narrami o Diva l'Iran o ciò che ne resta
Solo poche ore dopo l'assassinio del generale Qasem Soleimani, il 3 gennaio 2020, una nutrita schiera di saltimbanchi da tastiera, rigorosi influencer, funamboli etici e venerati maestri cominciava a "spammare" l'hashtag #WW3 sui social media.
Nel frattempo la Persia scendeva in piazza a piangere la morte di un eroe nazionale, ammazzato da un drone americano, per decreto del ministro dei temporali, Donald Trump.
Io non intendo elogiare Soleimani. Lungi da me. Il male che un uomo fa gli sopravvive. Il bene è spesso seppellito con le sue ossa. La questione infatti non è se egli meritasse o meno di morire. La questione è se sia normale, o accettabile, che una potenza straniera organizzi unilateralmente l'esecuzione del leader di un'altra, con la quale, inoltre, non è in guerra. La questione è se, in nome della "democrazia", una potenza straniera sia giustificata a distruggere una nazione indipendente. Una nazione che possiede, tra l'altro, enormi risorse petrolifere. Ma quest'ultimo è un particolare insignificante. USA ed Iran hanno ormai una lunghissima storia di conflitto, mai diretto, per il controllo del medio-oriente. Il punto più teso si raggiunse con l'annuncio di sforzi iraniani nell'ambito della costruzione di ordigni atomici. Si arrivò poi nel 2015 ad un accordo, che vincolava l'Iran a desistere dal progetto sugli armamenti nucleari. Accordo dal quale l'America è uscita l'8 maggio 2018, unilateralmente, riprendendo gravissime sanzioni economiche nei confronti della repubblica islamica. L'effetto di tale decisione è stato il rafforzamento della posizione del leader degli ultra-conservatori Ali Khamenei, il cui braccio destro era appunto Soleimani, rispetto a quella dell'attuale presidente, moderato, Hassan Rouhani.
Il risultato dell'odierna politica americana? Dopo l'assassinio di Soleimani l'Iran ha ripreso senza limitazioni il proprio programmma nucleare. Inoltre, per errore, ha abbattuto un aereo ucraino con 176 civili a bordo . Il Medio Oriente brucia, e la pace, già lontana, soffoca ancora una volta nel fumo a stelle e strisce di un presidente in cerca di consenso.
Tancredi Bendicenti
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