“E quando vuoi davvero qualcosa, l'intero universo
cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a
realizzare i propri sogni, per quanto sciocchi possano sembrare. Perché sono
nostri e soltanto noi sappiamo quanto ci costa sognarli.” (da “L’Alchimista”)
“La vera via per la saggezza può essere identificata
da tre cose. Per prima deve coinvolgere l’agape, di cui ti dirò di più dopo;
poi deve avere un’applicazione pratica nella tua vita. Altrimenti, la
saggezza diventa una cosa inutile e si deteriora, come una spada che non
viene mai usata. Infine, deve essere una via percorribile da tutti, come la
strada che stai percorrendo adesso, il Cammino di Santiago.” (da “Il Cammino
di Santiago”)
“Se avremo paura di compere i passi che l'amore ci
impone, e pretenderemo che ci riveli ogni cosa, non otterremo mai nulla. E io
credo, mia amata Mata Hari, che questo sia stato il tuo sbaglio. Hai smesso
di credere nell’amore e lo hai trasformato nel tuo servitore. L’amore non
obbedisce a nessuno e tradisce quelli che provano a decifrare il suo
mistero.” (da “La spia”).
Tre passi tratti da tre libri diversi di Paulo
Coelho. Tre passi che esprimono esattamente perché sulle stesse parole si può
fondare un elogio quanto una critica. A chi si ferma ad una lettura
superficiale, i suoi libri potrebbero sembrare banali, ripetitivi, colmi di
frasi perfette per essere citate fuori dal loro contesto e in qualsiasi
occasione. Tuttavia è proprio il contesto ciò che da a tutte quelle frasi un
senso. Un senso tutt’altro che banale.
A questo punto mi sento di dover fare una premessa:
il primo romanzo di Coelho l’ho letto quasi per caso, meno di un anno fa. Ero
disperatamente alla ricerca di una lettura che mi facesse riflettere,
crescere, non solo distrarre. Non cercavo una lettura che mi istruisse con
ulteriori fatti e nozioni ma che mi aiutasse a fare un ulteriore passo in
avanti nella mia crescita personale. Quello che Coelho mi ha dato si può
riassumere con una sola parola: Maktub. Più che di una parola si tratta di un
concetto arabo che, perdendo in parte il suo significato originale, si può
tradurre come “sta scritto”. In sostanza questa singola parola esprime l’idea
che per ognuno di noi Dio abbia un progetto, che è inutile cercare di
combatterlo, che lasciandosi andare, seguendo il nostro intuito, cogliendo
tutte le occasioni che si presentano a noi, non potremo far altro che
trovarci sulla strada giusta. Anche se quella strada ci porta attraverso
molta sofferenza, Dio ci manderà sempre un “good omen”, un buon presagio, per
indicarci la via. Solo un atto di fede del genere ci può permettere di essere
in armonia con noi stessi e dunque con ciò che ci circonda, di non sentirci
più condizionati dagli altri, dal mondo, di scegliere in modo conscio,
consapevole ed indipendente ciò che è giusto.
Non è facile, anzi, tutt’altro. È chiedere molto.
Inoltre, si tratta di un tipo di spiritualità in cui non tutti si
riconoscono. Maktub è il sentimento che guida il giovane protagonista de
“L’alchimista” nel corso del suo viaggio che è una metafora della vita.
Certamente il libro che bisogna leggere nel caso ci si voglia formare
un’opinione personale sull’autore. “Il Cammino di Santiago” va ancora oltre,
divenendo quasi un manuale di consigli e pratiche per la propria crescita
interiore, lo sconsiglio dunque come primo approccio alle opere di Coelho. Il
terzo esempio riportato sopra è “La spia”, un racconto basato sulla biografia
di Mata Hari, quasi un’eccezione rispetto ai libri che l’autore è solito
pubblicare, ma caratterizzato dallo stesso inconfondibile stile.
Risulta a questo punto evidente come Coelho sia un
autore assolutamente fuori dal comune. Perché da solo L’alchimista avrebbe
venduto più di 65 milioni di copie? Evidentemente perché le persone si
riconoscono nelle domande che l’autore (si) pone e hanno trovato delle
risposte almeno parziali. Non nel
libro, ma dentro di loro grazie al libro. Tra il suo linguaggio semplice e le
sue belle frasi nasconde un significato profondo. Non è esplicito, sta tra le
righe. Non è per tutti, è per chi lo vuole cogliere, è per chi quasi lo
cerca. Per chi è disposto a mettere da parte pregiudizi e schemi mentali, un
po’ come suggeriva di fare Keats per apprezzare veramente l’arte. Per chi è
disposto a scoprire che c’è un modo diverso di affrontare la vita: non solo il
#mainagioia di chi si aspetta qualcosa di imprecisato da non si sa chi, ma il
Maktub di chi non ha paura di agire liberamente, di imparare liberamente dai
propri errori perché sa che un’anima incondizionata ed intuitiva non può che
essere sulla via del giusto.
Liliana Gaddi
|
Giuda vendette Cristo ai
Romani per trenta denari. Oggi, per trenta euro e tremila anni di cultura
giudaico-cristiana, Paulo Coelho vende una spiritualità semplice, pratica e
libera da quell'oneroso orpello chiamato intelletto. Anselmo, Tommaso,
Cartesio e Kant, d'altronde, hanno sprecato tempo a cercare una prova
razionale dell'esistenza di Dio: nessuno li aveva avvertiti (Wi-Fi lento
evidentemente) che Paulo Coelho aveva già superato l'irrilevante postilla,
esponendo nel suo "Cammino di Santiago" il comodo "Esercizio
della danza" attraverso il quale entrare in contatto con la "Intelligenza
Infinita" (no, non sto scherzando, esiste davvero). Ed eccoci qua, nel
2020, a comprarci un'anima. Adorno ci aveva avvertito, qualche decennio fa,
che il pensiero sarebbe diventato una merce. Non aveva previsto che lo
sarebbe diventato anche lo spirito.
Paulo Coelho è l'apoteosi
del consumismo più puro, più becero, più inumano. Di un consumismo che non
guarda in faccia neanche alla Religione. Di un consumismo che ha superato i
limiti della morale per diventare esso stesso morale amorale. Pare che Coelho
fosse Marxista. Evidentemente ha scambiato Groucho per Karl. Pare anche che
praticasse magia nera da giovane. Ma va bene, Keynes ci ha insegnato che Newton
è stato un mago. Solo che lui cercava di capire il mondo, non di diventare
immortale ("Coelho alla ricerca del Graal", spin off di Indiana
Jones nelle sale dal primo maggio).
Paulo Coelho è il settimo
sigillo. La morte dell'occidente. La morte dell'anima. O meglio, è un sintomo di questi morbi.
Vorrei, lo giuro, fare un commento letterario. Ma non posso. Vi consiglio di
entrare in libreria, prendere il "Manuale del guerriero della luce"
(no, non è un gormita), aprire una pagina a caso (pare la modalità sia
questa, come si faceva una volta con la Bibbia, tanto per sottolineare che il
progresso se lo sono inventato gli Illuministi) e leggere. Ricordatevi che se
strappate il libro lo dovete pagare. Quindi riponetelo accuratamente nello
scaffale ed andate in qualsiasi altra sezione della libreria. Consiglio
Geronimo Stilton per non avere scompensi culturali troppo improvvisi.
Ricordatevi cosa scrisse Rosa Luxemburg:
"Il primo atto
rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome". Beh io Coelho col
suo nome non lo posso chiamare, se no mi cacciano.
Tancredi
Bendicenti
|
giovedì 6 febbraio 2020
Coelho sì, Coelho no
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