giovedì 6 febbraio 2020

Coelho sì, Coelho no


“E quando vuoi davvero qualcosa, l'intero universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni, per quanto sciocchi possano sembrare. Perché sono nostri e soltanto noi sappiamo quanto ci costa sognarli.” (da “L’Alchimista”)
“La vera via per la saggezza può essere identificata da tre cose. Per prima deve coinvolgere l’agape, di cui ti dirò di più dopo; poi deve avere un’applicazione pratica nella tua vita. Altrimenti, la saggezza diventa una cosa inutile e si deteriora, come una spada che non viene mai usata. Infine, deve essere una via percorribile da tutti, come la strada che stai percorrendo adesso, il Cammino di Santiago.” (da “Il Cammino di Santiago”)
“Se avremo paura di compere i passi che l'amore ci impone, e pretenderemo che ci riveli ogni cosa, non otterremo mai nulla. E io credo, mia amata Mata Hari, che questo sia stato il tuo sbaglio. Hai smesso di credere nell’amore e lo hai trasformato nel tuo servitore. L’amore non obbedisce a nessuno e tradisce quelli che provano a decifrare il suo mistero.” (da “La spia”).
Tre passi tratti da tre libri diversi di Paulo Coelho. Tre passi che esprimono esattamente perché sulle stesse parole si può fondare un elogio quanto una critica. A chi si ferma ad una lettura superficiale, i suoi libri potrebbero sembrare banali, ripetitivi, colmi di frasi perfette per essere citate fuori dal loro contesto e in qualsiasi occasione. Tuttavia è proprio il contesto ciò che da a tutte quelle frasi un senso. Un senso tutt’altro che banale.
A questo punto mi sento di dover fare una premessa: il primo romanzo di Coelho l’ho letto quasi per caso, meno di un anno fa. Ero disperatamente alla ricerca di una lettura che mi facesse riflettere, crescere, non solo distrarre. Non cercavo una lettura che mi istruisse con ulteriori fatti e nozioni ma che mi aiutasse a fare un ulteriore passo in avanti nella mia crescita personale. Quello che Coelho mi ha dato si può riassumere con una sola parola: Maktub. Più che di una parola si tratta di un concetto arabo che, perdendo in parte il suo significato originale, si può tradurre come “sta scritto”. In sostanza questa singola parola esprime l’idea che per ognuno di noi Dio abbia un progetto, che è inutile cercare di combatterlo, che lasciandosi andare, seguendo il nostro intuito, cogliendo tutte le occasioni che si presentano a noi, non potremo far altro che trovarci sulla strada giusta. Anche se quella strada ci porta attraverso molta sofferenza, Dio ci manderà sempre un “good omen”, un buon presagio, per indicarci la via. Solo un atto di fede del genere ci può permettere di essere in armonia con noi stessi e dunque con ciò che ci circonda, di non sentirci più condizionati dagli altri, dal mondo, di scegliere in modo conscio, consapevole ed indipendente ciò che è giusto.
Non è facile, anzi, tutt’altro. È chiedere molto. Inoltre, si tratta di un tipo di spiritualità in cui non tutti si riconoscono. Maktub è il sentimento che guida il giovane protagonista de “L’alchimista” nel corso del suo viaggio che è una metafora della vita. Certamente il libro che bisogna leggere nel caso ci si voglia formare un’opinione personale sull’autore. “Il Cammino di Santiago” va ancora oltre, divenendo quasi un manuale di consigli e pratiche per la propria crescita interiore, lo sconsiglio dunque come primo approccio alle opere di Coelho. Il terzo esempio riportato sopra è “La spia”, un racconto basato sulla biografia di Mata Hari, quasi un’eccezione rispetto ai libri che l’autore è solito pubblicare, ma caratterizzato dallo stesso inconfondibile stile.
Risulta a questo punto evidente come Coelho sia un autore assolutamente fuori dal comune. Perché da solo L’alchimista avrebbe venduto più di 65 milioni di copie? Evidentemente perché le persone si riconoscono nelle domande che l’autore (si) pone e hanno trovato delle risposte almeno parziali.  Non nel libro, ma dentro di loro grazie al libro. Tra il suo linguaggio semplice e le sue belle frasi nasconde un significato profondo. Non è esplicito, sta tra le righe. Non è per tutti, è per chi lo vuole cogliere, è per chi quasi lo cerca. Per chi è disposto a mettere da parte pregiudizi e schemi mentali, un po’ come suggeriva di fare Keats per apprezzare veramente l’arte. Per chi è disposto a scoprire che c’è un modo diverso di affrontare la vita: non solo il #mainagioia di chi si aspetta qualcosa di imprecisato da non si sa chi, ma il Maktub di chi non ha paura di agire liberamente, di imparare liberamente dai propri errori perché sa che un’anima incondizionata ed intuitiva non può che essere sulla via del giusto.     

Liliana Gaddi
Giuda vendette Cristo ai Romani per trenta denari. Oggi, per trenta euro e tremila anni di cultura giudaico-cristiana, Paulo Coelho vende una spiritualità semplice, pratica e libera da quell'oneroso orpello chiamato intelletto. Anselmo, Tommaso, Cartesio e Kant, d'altronde, hanno sprecato tempo a cercare una prova razionale dell'esistenza di Dio: nessuno li aveva avvertiti (Wi-Fi lento evidentemente) che Paulo Coelho aveva già superato l'irrilevante postilla, esponendo nel suo "Cammino di Santiago" il comodo "Esercizio della danza" attraverso il quale entrare in contatto con la "Intelligenza Infinita" (no, non sto scherzando, esiste davvero). Ed eccoci qua, nel 2020, a comprarci un'anima. Adorno ci aveva avvertito, qualche decennio fa, che il pensiero sarebbe diventato una merce. Non aveva previsto che lo sarebbe diventato anche lo spirito.
Paulo Coelho è l'apoteosi del consumismo più puro, più becero, più inumano. Di un consumismo che non guarda in faccia neanche alla Religione. Di un consumismo che ha superato i limiti della morale per diventare esso stesso morale amorale. Pare che Coelho fosse Marxista. Evidentemente ha scambiato Groucho per Karl. Pare anche che praticasse magia nera da giovane. Ma va bene, Keynes ci ha insegnato che Newton è stato un mago. Solo che lui cercava di capire il mondo, non di diventare immortale ("Coelho alla ricerca del Graal", spin off di Indiana Jones nelle sale dal primo maggio).
Paulo Coelho è il settimo sigillo. La morte dell'occidente. La morte dell'anima.  O meglio, è un sintomo di questi morbi. Vorrei, lo giuro, fare un commento letterario. Ma non posso. Vi consiglio di entrare in libreria, prendere il "Manuale del guerriero della luce" (no, non è un gormita), aprire una pagina a caso (pare la modalità sia questa, come si faceva una volta con la Bibbia, tanto per sottolineare che il progresso se lo sono inventato gli Illuministi) e leggere. Ricordatevi che se strappate il libro lo dovete pagare. Quindi riponetelo accuratamente nello scaffale ed andate in qualsiasi altra sezione della libreria. Consiglio Geronimo Stilton per non avere scompensi culturali troppo improvvisi. Ricordatevi cosa scrisse Rosa Luxemburg:
"Il primo atto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome". Beh io Coelho col suo nome non lo posso chiamare, se no mi cacciano.
Tancredi Bendicenti

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