venerdì 6 marzo 2020

Mister Hatlet - Decameron 2.0; Novella I




“Costruisci la tua fortuna! Il successo a portata di mano! La nuova ferrovia transcontinentale!”
L’esercito dei nullatenenti, dei diseredati e degli affamati correva verso l’annunciatore.
Il futuro è sempre stato il business su cui investire. La speranza muore di rado. Sputò il mozzicone del sigaro che gli rimaneva in bocca. Lo calpestò con il tacco della scarpa. Un po’di fumo salì sopra i pantaloni, passandogli davanti agli occhi. Per un attimo smise di vedere. Gli si appannò la vista. Era stanco. Si era fatto vecchio. Quasi invidiava quei giovani senza nome in cerca d’oro, ancora vigorosi nelle loro camicie sudicie di sudore e carbone. Compativa i corpi decrepiti dei suoi coetanei, avvolti in sudari alla moda, con orologi da taschino che annunciavano ad ogni ticchettio la loro incedente dipartita. Le lancette stavano per finire il giro. Anche per lui. Tossí nel fazzoletto. Delle chiazze rosse si fecero strada sulla seta bianca. Pochi rintocchi alla mezzanotte. Mister Hatlet cominciò a passeggiare verso l’ufficio del notaio. Era giunta l’ora del testamento. Ogni due passi appoggiava il bastone sul solco lasciato dalle carrozze. Le sue ostentate maniere, quasi aristocratiche, non riuscivano a nascondere la sua infanzia. Quella canna con il pomo d’argento, nelle sue mani, tornava ad essere un piccone. Un ragazzo vendeva giornali per strada.
29 novembre 1864.
Massacro a Sand Creek. Centinaia di indiani morti. Scalpi di donne e bambini sulle divise americane. Tanto il rosso, sul blu, si vede poco. La notizia non gli dispiacque. Gli si disegnò un sorriso sbilenco sotto i baffi ben curati. Gli arrivarono varie occhiate di sdegno. I benpensanti, con i loro libri francesi, erano peggiori di lui. Quei bei vestiti, quel cuoio lucido, quei ventagli colorati, erano tutti doni di quel massacro, e dei mille altri che lo avevano preceduto. Lui non se ne pentiva. O noi o loro. Anzi, ne era quasi orgoglioso. Superbo del successo di quella ferrovia che poteva dire, per un buon venti per cento, sua. L’ultima frontiera era il pacifico. In mezzo c’era il nulla, e qualche tribù. Il risultato non bisognava neanche calcolarlo. Ogni rotaia avvicinava i Pellerossa all’estinzione. Ogni rotaia, per un quinto, era sua. Ma non aveva figli, né moglie, a cui lasciare la sua fortuna. Non aveva amanti da favorire. Amici da premiare. Solo un vecchio cane. Gli rimanevano poche possibilità. Aveva pensato alla carità. Eppure non era riuscito a convincersi. Si era fatto da solo, senza aiuti, o pasti gratis. I forti sopravvivono. I deboli soccombono. Avversare la selezione naturale significa avversare il progresso.
Poi gli era venuta un’idea. Qualche giorno prima, mentre passeggiava, aveva visto un plotone marciare. D’un tratto era stato pervaso da un inusuale orgoglio patriottico. La soluzione era evidente. Quel venti per cento, fatto di sangue, scalpi e fuoco, lo avrebbe lasciato all’esercito. Polvere eri, e polvere ritornerai. Da sparo. Per questo ora correva verso l’ufficio del notaio, con il fazzoletto ormai rosso, ad annunciare il suo testamento. Bussò con forza tre volte. Il segretario gli aprì, intimidito. Spalancò la porta. Elencò le sue due disposizioni testamentarie:
I)      Una cuccia e qualche osso per il suo vecchio cane, per quelle poche settimane che gli rimanevano
II)    La devoluzione di tutti i suoi beni, a parte il sopracitato animale, all’ Esercito degli Stati Uniti d’America.
Il notaio sobbalzò. Raddrizzò la montatura degli occhiali.
“Ma ne è sicuro, Mister Hatlet?”
“Si”
Firmò le carte e uscì.

Qualche giorno dopo si tennero i funerali. Tutta la città si riunì nelle strade per seguire il feretro. Il sindaco, vestito di un’uniforme di varie taglie più stretta, pronunciò una solenne orazione. Il popolo taceva, cappello sul petto, in lutto per la morte di un eroe americano. Un generale arrivato appositamente da Washington presenziava le esequie. La bara, avvolta in una bandiera Americana sporca di fagioli, girava per le strade. Fiori appassiti cadevano sotto i piedi dei militari che la portavano a spalla. Si sparò a salve per una notte intera. Grazie al contributo di Mister Hatlet sarebbe stata organizzata una nuova spedizione per pacificare il West. Tutti piansero salutando il feretro.
La carcassa di quel vecchio cane imbrattava gli stivali dei soldati di sangue sporco. Un ufficiale, per provare la nuova fornitura di fucili, gli aveva sparato.
Tancredi Bendicenti

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