mercoledì 15 aprile 2020

Due posizioni a confronto: Europa no, Europa sì




 Versailles, 18 gennaio 1919 

Il più grande errore commesso dall’Europa. Viene riconosciuta alla Germania l’intera responsabilità della Prima Guerra mondiale e il paese riceve pesanti sanzioni e amputazioni territoriali che creeranno i presupposti per l’ascesa di Adolf Hitler e per la guerra più terribile dei tempi moderni: la Seconda Guerra mondiale. L’atteggiamento vendicativo della Francia e l’indifferenza di Stati Uniti e Inghilterra (e Italia) affosseranno l’economia non solo della Germania, ma dell’intera Europa. 

Infatti, come scrisse John Maynard Keynes in “Le conseguenze economiche della pace”, non solo la pace era ripugnante dal punto di vista morale poiché avente come scopo il “ridurre la Germania in servitù per una generazione”, ma avrebbe causato la distruzione, già attuata in gran parte dalla guerra,  dell’economia europea, poiché tutte le singole economie erano connesse a quella tedesca. Questo trattato di “pace” è la dimostrazione di come lo spirito di vendetta e il sentimento di supremazia morale possano, esattamente come una guerra, contribuire a logorare intere civiltà e “degradare la vita di milioni di esseri umani privando un'intera nazione della felicità”. 

Londra, 27 Febbraio 1953 

Il più grande esempio di civiltà da parte dei popoli d’Europa. Viene firmato dal cancelliere della Repubblica federale di Germania e da numerosi paesi reduci della guerra il “London Debt Agreement”, cancellando così più del 50% dei debiti contratti dalla Germania, consentendo così al paese di riscattarsi e sviluppare nuovamente la propria economia. 

Dopo la riunificazione del paese a seguito della caduta del muro di Berlino nel 1989, i debiti furono ulteriormente ridotti per consentire al paese di affrontare i costi della riunificazione. Dai 15 miliardi di marchi stabiliti a seguito del trattato iniziale si passò così a 239,4 milioni di marchi. Lo spirito europeo e la fratellanza tra i popoli fecero sì che la Germania potesse risorgere e riacquistare infine il ruolo di leader indiscusso in Euoropa. Questo spirito di altruismo e di generosità portarono così alla nascita effettiva dell’Unione Europea con l’entrata in vigore del “Trattato di Maastricht” il primo Novembre 1993, segnando così l’inizio di “una nuova fase nel processo di realizzazione di un’unione sempre più stretta fra i popoli europei”. 

Berlino, 9 Aprile 2020 

Il più grande fallimento del progetto comunitario. Il giornale tedesco “Die Welt” pubblica un articolo dove viene criticata l’adozione dei coronabond da parte dei paese membri dell’UE. Il giornalista scrive inoltre che i soldi che Bruxelles avrebbe inviato all'Italia, paese che ha superato le 21.000 vittime e 160.000 contagi di covid-19, sarebbero finiti nelle tasche della mafia. 

L’ironia della situazione consiste nel fatto che nel 1953 vennero cancellati la maggior parte dei debiti di guerra contratti dalla Germania, nonostante la stragrande maggioranza del popolo tedesco fosse stato nazista. E la Germania non fu nazista solamente durante gli anni della guerra, ma è dal 1933, anno in cui Adolf Hitler diventò cancelliere, che l’intera nazione supportò un’agenda politica avente al centro l’antisemitismo, il tema della purificazione della razza e la conquista dello “spazio vitale”. Nonostante ciò, i popoli di tutta Europa decisero di dare al paese una seconda (o terza) chance. I giornalisti del medesimo paese nel 2020, durante una crisi sanitaria mondiale, chiedono, invocandosi alla sovranità nazionale, alla cancelliera Merkel di “stare ferma” perché i soldi europei finirebbero nelle tasche della mafia, senza pensare non solo alle vittime di coronavirus, ma a tutte le vittime dell’assidua guerra italiana contro alla mafia. Un paese, perdonato per essere stato una volta volontariamente nazista, rifiuta di perdonare un altro paese in crisi, perché parzialmente ed involontariamente mafioso, senza riflettere sul fatto che la mancanza di contributi economici allo Stato rafforzi inevitabilmente i rapporti di queste associazioni criminali con gli italiani in difficoltà. 

Nonostante la “forma” dell’Unione Europea sia la fratellanza e l’uguaglianza, sembra che questa uguaglianza possa essere definita solamente formale e non sostanziale. Il modello attuale dell’Europa risulta dunque inadatto per rappresentare i rapporti sostanziali tra i diversi paesi. Ciò significa rinunciare all'UE? Nelle modalità in cui è definita oggi, sì. Non è possibile considerarsi cittadini di un’unica patria, quando tra i diversi paesi membri sono presenti così grandi disparità di trattamento economiche e sociali. Non è possibile vivere in un’ Europa dove il concetto di fratellanza consiste nel viaggiare e trasferirsi liberamente, quando all'interno dei singoli paesi vige il nazionalismo e l’odio nei confronti delle altre etnie. Non è possibile vivere in unione, dove i singoli paesi non sono in grado di provare empatia gli uni per gli altri. Per questo, è impossibile fondare una comunità di uomini su dei valori che semplicemente non esistono. 

Tuttavia, ciò non deve segnare necessariamente una sconfitta. Se sarà mai possibile sviluppare in maniera sostanziale quei valori su cui l’UE è stata fondata, sarà ugualmente possibile fondare una nuova comunità dove tali valori siano vigenti e forse sarà ugualmente possibile cancellare il concetto di sovranità nazionale a favore della sovranità europea. 

Massimo Zambernardi
 “L'oceano è agitato e vorticoso, e le correnti vanno a due capi: o l'autocrate, o gli Stati Uniti d'Europa” 

Carlo Cattaneo 

“Che al fine di ottenere il trionfo della libertà, pace e giustizia nelle relazioni internazionali d'Europa, e di rendere impossibile la guerra civile tra i vari popoli che compongono la famiglia europea, una sola strada è possibile: costituire gli Stati Uniti d'Europa” 

Michail Bakunin 

“Esercito unico e confine doganale unico sono le caratteristiche fondamentali del nuovo sistema. Gli Stati restano sovrani per tutte le materie che non sono delegate espressamente alla Federazione europea; ma questa sola dispone delle Forze Armate, ed entro i suoi confini vi è una cittadinanza unica ed il commercio è pienamente libero[...].La guerra non scomparirà, ma sarà spinta lontano, ai limiti della Federazione. Divenute gigantesche le forze in contrasto, anche le guerre diventeranno più rare; finché esse non scompariranno del tutto, nel giorno in cui sia per sempre fugato dal cuore e dalla mente degli uomini, l’idolo immondo dello Stato sovrano” 

Luigi Einaudi 

“Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale [...] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in una federazione” 

Robert Schuman 

E forse basterebbero queste frasi. Uomini diversi, idee diverse, uguali conclusioni. La necessità di un’unione europea, forte, giusta e libera, è un’evidenza. È un fatto di coscienza storica, filosofica e politica, un fatto che supera le ideologie, le culture. Essere antieuropeisti significa andare contro lo sviluppo razionale della storia, e dunque contro lo sviluppo virtuoso dell’umanità. Due guerre mondiali sarebbero dovute bastare a dimostrare la totale inefficacia del concetto di nazione, la totale assurdità dell’idea di nazionalismo. Eppure l’uomo è fatto anche di irrazionalità, e in essa il mondo sembra riavvolgersi, come un nastro consunto, e fuggire dal sentiero che dovrebbe percorrere. Il sovranismo non è un pensiero sbagliato, ma un modo di pensare sbagliato. Si passi ai fatti, però, al concreto. L’UE, oggi, quattordici aprile 2020, non funziona. O meglio, non funziona come dovrebbe. I suoi problemi sono sotto gli occhi di tutti. L’emergenza che viviamo li ha fatti venire a galla in poche settimane, come carcasse marine, come relitti. Gli stati membri, per lo più, fanno il proprio comodo. Così è stato per le mascherine, così è per gli ormai famigerati Coronabond. E la causa di questi disagi, di queste inefficienze, viene attribuita alla stessa Unione Europea. A quegli ormai mitologici burocrati che deciderebbero del bene e del male da Siviglia a Cracovia. Questo è più o meno il quadro che, sempre più spesso, viene dipinto, via instagram o Facebook, accompagnato da una qualsiasi bandiera digitale. Ma prendiamo un esempio, appunto, concreto. I Coronabond. Se ne parla come se a negarli fosse stata la Commissione. Oppure il Parlamento. Ci si dimentica che, in Commissione e Parlamento, la proposta non è, allo stato, arrivata. Ad esprimersi su questo tema sono stati i ministri delle finanze dei rispettivi stati membri, in attesa del prossimo Consiglio. Dunque le istituzioni europee, per ora, sono potute entrare ben poco in questa faccenda. Due nazioni si sono opposte in particolare: Germania e Olanda. E all’interno di esse, ironia della sorte, la mozione contro i Coronabond è stata votata proprio dagli alleati della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia della Meloni, quegli stessi partiti che, in Italia, stanno attaccando l’Europa, ed insieme ad essa il governo, per una colpa di cui non si sono macchiati. Insomma, si è sovranisti, ma poi ci si lamenta se lo sono anche gli altri. Tra l’orto di Voltaire e la mano invisibile di Smith, si conclude che, a pensare ognuno a sé stesso, alla fine, si sta tutti meglio. 

Poi la tragedia. 

La Peste. 

E d’un tratto sequestrare le mascherine diventa immorale. Rifiutare i coronabond (che, per inciso, sarebbero alquanto sfavorevoli per l’economia tedesca) diventa un crimine. Crimini che valgono solo se subiti, però. “Farmi imparare la morale”, avrebbe scritto Pasolini, in materia di “solidarietà”, da chi ha costruito il proprio consenso sul “Prima gli Italiani” appare stonato. Stonato come la diffusione sistematica di notizie manipolate e deviate, da parte di certe parti politiche, sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Ricordiamo, se non per completezza almeno per onestà intellettuale, che nel 2011, durante la prima approvazione del MES, Giorgia Meloni non era all'opposizione, ma ministro. 



E soltanto nel 2012, caduto il governo Berlusconi, si fece udire la vibrante protesta dell’attuale leader di Fratelli d’Italia, ora non più ministro, ma all'opposizione. D'altronde la sua “parte”, così la avrebbe definita Gramsci, si è sempre basata sulla mancanza di coscienza storica. 

Soli siamo piccoli paesi, adorni reliquari. Insieme possiamo essere la seconda economia globale, leader in materia di giustizia sociale, welfare, e diritti civili. Entro il 2050 costituiremo meno del 5% della popolazione. In un mondo che diventa sempre più grande, più diverso, l’unico modo per non essere relegati all'ininfluenza economica e culturale è unirci, prima come europei, e poi, un giorno, come umanità. Un mondo senza confini o filo spinato in cui tutti siano cittadini. Un mondo giusto. Un mondo migliore. 

La causa della debolezza dell’UE è il sovranismo, ieri come oggi, in quanto nega il concetto stesso di Europa, e lo relega al minuto ambito geografico. Esso vuole distruggerla per perpetrarsi, per riprodursi, per sopravvivere. Ma, come un virus, non è vivo. L’Europa invece lo è. Pulsante. Nascente. Strabordante di speranza e innovazione: malgrado tutto; la crisi, le debolezze, gli errori, i particolarismi, le miopie emerse prepotentemente con la gestione del dramma delle migrazione. L’Europa è il nostro futuro. La nostra speranza. La nostra forza. Al di là dei colori politici. Questa emergenza ci ha dato un’occasione. Ci ha mostrato la malattia di questa Unione. Ci ha mostrato l’egoismo, il nazionalismo, il menefreghismo che la affligge. E L’unico antidoto è rafforzarla. Farla crescere. E farla divenire ciò che è, avrebbe detto Aristotele. La culla della civiltà occidentale. La garante mondiale della giustizia sociale e dei diritti umani. Questa è l’Europa che vogliamo. Questa è l’Europa che faremo. 
Tancredi Bendicenti

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