Caro diario,
è un po’ che non ti
scrivo e ora lo faccio perché in questo periodo sto pensando all'adolescenza.
Pare che la mia stia volgendo al termine o che sia già finita, almeno secondo
alcuni. E ora io ti dirò tutto quello che l’adolescenza è stata per me, perché
di quella degli altri non so parlare.
Adolescenza è stato improvvisamente
accorgermi che i miei interessi erano cambiati. Lasciare la danza, lo sport
della mia vita fino a quel punto, per riprenderne uno abbandonato troppo
presto, il pattinaggio. È stato accorgermi di aver smesso di giocare con le
bambole o di guardare Disney Channel. È stato provare il dolore sconosciuto del
primo brufolo che mi era venuto sulla schiena. Ero a danza e tutti vedendolo
avevano riso di me. Adolescenza è stato innamorarmi per la prima volta e
restare con il dubbio di essere ricambiata. È stato parlare con le amiche di
questo primo amore. Litigare con le amiche per poi farmene di nuove.
Adolescenza è stato scoprire il codice del telefono di mio padre e di
conseguenza tante cose che non avrei dovuto scoprire. È stato prendere un
bicchiere in cucina e appoggiarlo al muro per ascoltare le conversazioni di mia
made nella stanza accanto, si, proprio come fanno nei film. Adolescenza è stato
scoprire cose di cui non potevo parlare con nessuno, soprattutto essendo figlia
unica. Eppure quelle cose in qualche modo dovevano uscire fuori, non me le potevo
tenere per me. Allora il mio corpo si è ricordato di quel primo brufolo che mi
era venuto sulla schiena e ha pensato “Hey, non sarà forse quello un buon modo
per far uscire tutto ciò che altrimenti rimarrebbe dentro, per far capire al
mondo e a me stessa che qualcosa non va?”. E dato che quando io faccio una
cosa, la faccio bene, non mi sono fatta venire una semplice acne, ma una di
tipo nodulo-cistico grave, per cui non esiste una cura definitiva. Non solo, mi
sono affezionata talmente tanto all'idea che quest'esperienza avrebbe potuto
lasciare un segno indelebile nella mia vita, che ho deciso di iniziare a
formare cheloidi. Tranquillo diario, praticamente nessuno sa che cosa sono i
cheloidi, quindi te lo spiego io. Praticamente al posto di formare una
normalissima cicatrice che poi scompare lasciando al massimo un lieve segno, la
mia pelle, dopo che il brufolo è scoppiato, si richiude formando una specie di
montagnola dura, spessa e rossa. Una volta sono andata alle terme e uno che ci
lavorava ha fermato mio padre per chiedergli se mi ero ustionata in un
incendio. Magari fosse stato il primo, o l’unico. Adolescenza è stato imparare
a convivere con lo sguardo di tutti gli sconosciuti per strada puntato addosso,
anche quello dei bambini terrorizzati che non nascondevano di certo le loro espressioni
di disgusto. Imparare anche ad accettare i più svariati consigli da tali
sconosciuti, che non pensavano che in quell'istante in cui mi vedevano loro io
potevo già essere più che soddisfatta dei miglioramenti raggiunti negli ultimi
mesi. Accettare che nonostante tutti i miglioramenti e trattamenti, io non sarei
mai stata normale agli occhi della gente. E se te lo stai chiedendo, no, questo
non l’ho ancora accettato. Eppure, nel mio periodo peggiore, in cui avevo il
viso viola e mi svegliavo in un mare di sangue, non avrei mai accettato di
coprire il viso con qualsiasi tipo di crema coprente o fondotinta. Non so
perché, forse volevo che la gente mi vedesse per ciò che ero e non come una che
cercava di coprire qualcosa che non era possibile nascondere. Sarebbe stato
ridicolo. Con la stessa fierezza non sarei però riuscita ad affrontare la
depressione. Perché si, l'adolescenza è stata anche quello. È stata vivere i
quattro anni della causa in tribunale dei miei genitori completamente da sola. Cominciare
a dimagrire sempre di più anche se io non avevo mai pensato di essere grassa,
ma gli altri dicevano che lo ero. Stare così male da bloccare il mio ciclo
mestruale per un anno e mezzo. È stata vedere la sofferenza che provava mia
madre e viverla di riflesso. Dunque litigare sempre con mia madre, non avere
con lei il rapporto che avrei voluto. Realizzare di non aver mai avuto alcun
rapporto con mio padre. Sentire che tutti avevano problemi più grandi e non
potevano occuparsi di me. Sbagliare la scelta del liceo, perché nessuno era lì
a darmi un consiglio. Sentire gli effetti collaterali delle medicine che
prendevo, non avere più dei veri amici, provare gioia quando mi hanno mandata
al reparto di psichiatria dell’ospedale perché pensavo che almeno lì ci sarebbe
stato qualcuno di pagato per ascoltarmi e farmi stare meglio. Ma no, gli
psichiatri sanno solo fare test e alla fine ti dicono quello che già sai: che
sei depresso. E grazie, altrimenti perché starei lì? Dato che non sanno fare
nulla di meglio, delegano il compito di procurare una guarigione agli
psicofarmaci, che per fortuna non ho mai cominciato a prendere. Quegli stessi
psicofarmaci che sta prendendo una mia amica che proprio un paio di giorni fa
ha tentato il suicidio per la terza volta, giusto per farti capire quanto
risolvano il problema. Perché l’adolescenza è anche quello, purtroppo. Come
vorrei poterti descrivere cosa si prova ad avere la depressione. Ma come posso
descrivere il Dolore? Depressione è dimenticare che esistano emozioni positive e
permanere in uno stato di dolore costante, come vivere con una freccia che ti
trafigge il petto o, nei casi migliori, come vivere con la testa immersa in una
nuvola nera che non ti fa vedere nulla se non il tuo dolore e tu ti senti
costretto a portartela dietro. Mi ricordo che nella mia testa mi ero costruita
l’immagine del mio cuore rinchiuso in una fortezza dalle mura impenetrabili. Se
un giorno la fortezza fosse andata distrutta, sarebbe caduta anche la
depressione intorno al mio cuore. Adolescenza è stato trasferirmi solo con mia
madre e cambiare scuola nel corso della stessa estate, una nuova vita insomma,
dove nessuno però mi aveva mai conosciuta prima che io cominciassi ad avere
l’acne. Questo pensiero ancora oggi mi spaventa. Cominciare a costruire un rapporto
solido con mia madre e imparare a conoscere mio padre da zero, apprezzandolo
per ciò che è con me e non per come si comporta con le altre persone. Ricominciare
a mangiare, a riprendere i chili che avevo perso e ad essere considerata “non
proprio magra”. E sai che ti dico, non è facile ma come “non proprio magra” si
sta benissimo. Adolescenza è stato finalmente, molto lentamente, vedere la luce
della salvezza all'orizzonte. Passare da gravemente depressa ad apatica, ovvero
dal provare solo dolore al non provare assolutamente nulla. Scoprire di essere
in grado di costruire amicizie nuove, che magari non ero necessariamente io il
problema, ma l’ambiente in cui ero immersa prima. Avere una pelle dall'aspetto
migliore, amare i miei cheloidi che mi ricordano tutti i giorni che sono più
forte di tutti gli ostacoli che ho incontrato (mia madre però non aspetta altro
che io cominci a provare in tutti i modi a liberarmi di quei segni, un po’ ha
ragione, un po’ mi sembrerebbe di cancellare a forza una parte di me). Imparare
a non nascondermi più, a rivelare un pochino di più di me stessa, a lasciare
che qualche colpo giungesse a colpire la fortezza dentro di me. Un colpo,
niente, un altro, niente, un terzo e… cadono dei pezzi di mattone. Uno
spiraglio di felicità. Non ne potevo più talmente tanto di stare male, che
inconsciamente ho fatto una cosa assurda. Lo vedo un po’ come un tentativo
estremo di salvataggio: mi sono innamorata per la seconda volta. Tranquillo, ti
puoi mettere a ridere. Mi sono innamorata della prima persona della mia età che
ho visto dopo due mesi di vacanza e che casualmente ed inaspettatamente
conoscevo. Un pezzo di fortezza è crollato. Adolescenza è stato di nuovo
litigare con i miei amici, fare pace, farmene di nuovi, partire, tornare,
accettare che se le cose cambiano per me cambiano anche per gli altri. E alla
fine non fregarsene più troppo degli altri, cercare la mia strada, stare male
di nuovo, pensare di essere destinata a stare male, capire che io non posso
scegliere cosa mi capita nella vita ma che posso scegliere che effetto ha su di
me. Chiamatela adolescenza, o chiamatela come volete, le definizioni non
contano. Semplicemente è un casino, ma se ne esci vivo sei pronto ad affrontare
tutti gli innumerevoli ostacoli che la vita ha ancora in serbo per te.
Buona fortuna,
Sveva
P.S. non ho scritto tutto
questo per farti pena ma per dirti che se io ho distrutto la mia fortezza, tu
puoi distruggere la tua
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