(immagine realizzata da Livio Sacchetto)
Star Wars è uno dei miti che il ventesimo secolo ha prodotto. Una galassia di storie e personaggi, tramandata non più oralmente, ma cinematograficamente. Un'epica fantascientifica senza eguali. Star Wars è un topos del nostro tempo. Un elemento quasi imprescindibile della cultura pop sviluppatasi nel mondo occidentale del secondo dopo guerra.
Star Wars è ciò che l'America è sempre voluto essere. La coraggiosa ribellione di pochi giusti contro l'oppressione di un impero inumano e malvagio. Insomma, la versione sci-fi della rivoluzione del 1775-1783. La chiara divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi, della trilogia originale (1977-1983) è influenzata in modo decisivo dal clima della guerra fredda. Ci sono Yoda e l'Imperatore. Ci sono Luke e Darth Vader. E quando quest'ultimo, in nome dell'affetto filiale, subisce una conversione quasi manzoniana negli ultimi minuti del terzo (sesto) capitolo, all'Impero che egli ha difeso per buona parte della sua vita non viene riconosciuta alcuna ragione, alcuna sfumatura di giustizia. Con noi o contro di noi, in poche parole. Passiamo al 1999. Il muro è caduto. I "buoni" hanno trionfato. Ma ci si comincia ad interrogare sulle ragioni dei vinti. Sulle colpe dei vincitori. E così i Jedi dei prequel perdono la loro spiccata superiorità morale. Anch'essi sono colpevoli. Colpevoli di non aver riconosciuto il pericolo. Di non aver evitato la guerra. Di essersi trasformati in generali. E il protagonista della storia diventa un antieroe. Complesso e tormentato, angelico e diabolico, dilaniato dal conflitto tra luce ed ombra. Un conflitto che non riuscirà a risolvere, ma che subirà in tutta la sua violenza. Fastforward di altri 16 anni. 2015. Il mondo è cambiato. L'occidente ha perso la sua egemonia. Il liberismo arranca tra le macerie della Grande Recessione. L'imperatore, malvagio e putrescente, veste a stelle e strisce. E così l'eroe, nei sequel, diventa un'eroina, accompagnata da un Luke distrutto e implicitamente alcolizzato e da una Leia idealizzata, da un antagonista capriccioso e da un'ammiraglio dai capelli viola, in un penoso ma sicuramente spettacolare tentativo americano di riprendere il controllo della situazione, di riguadagnare un primato morale mai posseduto, di scusarsi delle ingiustizie perpetrate nel secolo appena passato. E chissà, chissà domani, cosa ci potremmo aspettare da queste franchising illuminante, capace di unire alla consapevole e straordinaria epica cinematografica che lo ha resa famoso, l'inconsapevole ed acuta interpretazione dei tempi. E poi, ci sono le spade laser... Ma non mi dilungo oltre. May the 4th be with you!
Star Wars è ciò che l'America è sempre voluto essere. La coraggiosa ribellione di pochi giusti contro l'oppressione di un impero inumano e malvagio. Insomma, la versione sci-fi della rivoluzione del 1775-1783. La chiara divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi, della trilogia originale (1977-1983) è influenzata in modo decisivo dal clima della guerra fredda. Ci sono Yoda e l'Imperatore. Ci sono Luke e Darth Vader. E quando quest'ultimo, in nome dell'affetto filiale, subisce una conversione quasi manzoniana negli ultimi minuti del terzo (sesto) capitolo, all'Impero che egli ha difeso per buona parte della sua vita non viene riconosciuta alcuna ragione, alcuna sfumatura di giustizia. Con noi o contro di noi, in poche parole. Passiamo al 1999. Il muro è caduto. I "buoni" hanno trionfato. Ma ci si comincia ad interrogare sulle ragioni dei vinti. Sulle colpe dei vincitori. E così i Jedi dei prequel perdono la loro spiccata superiorità morale. Anch'essi sono colpevoli. Colpevoli di non aver riconosciuto il pericolo. Di non aver evitato la guerra. Di essersi trasformati in generali. E il protagonista della storia diventa un antieroe. Complesso e tormentato, angelico e diabolico, dilaniato dal conflitto tra luce ed ombra. Un conflitto che non riuscirà a risolvere, ma che subirà in tutta la sua violenza. Fastforward di altri 16 anni. 2015. Il mondo è cambiato. L'occidente ha perso la sua egemonia. Il liberismo arranca tra le macerie della Grande Recessione. L'imperatore, malvagio e putrescente, veste a stelle e strisce. E così l'eroe, nei sequel, diventa un'eroina, accompagnata da un Luke distrutto e implicitamente alcolizzato e da una Leia idealizzata, da un antagonista capriccioso e da un'ammiraglio dai capelli viola, in un penoso ma sicuramente spettacolare tentativo americano di riprendere il controllo della situazione, di riguadagnare un primato morale mai posseduto, di scusarsi delle ingiustizie perpetrate nel secolo appena passato. E chissà, chissà domani, cosa ci potremmo aspettare da queste franchising illuminante, capace di unire alla consapevole e straordinaria epica cinematografica che lo ha resa famoso, l'inconsapevole ed acuta interpretazione dei tempi. E poi, ci sono le spade laser... Ma non mi dilungo oltre. May the 4th be with you!
Tancredi Bendicenti
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