Il primo Maggio 1866 lo stato
dell’Illinois promulgò la prima legge al mondo che garantisse un massimo di
otto ore lavorative giornaliere. Il
primo maggio 1867 tale legge entrò in vigore, accolta da una
manifestazione di migliaia di operai. Nel 1889 la Seconda Internazionale
istituì definitivamente il primo maggio
come Festa Internazionale dei lavoratori. Rispetto al natale , alla Pasqua, o
persino ad Halloween la festa che celebriamo oggi è di recente creazione.
E per
questo, come d'altronde l’ancora più giovane venticinque aprile, viene spesso additata come “divisiva, di
parte”. Senza dubbio essa storicamente
ha trovato maggiore forza e successo nella tradizione socialista,
comunista e anarchica. Banalmente perché queste culture filosofico-politiche si
sono sempre concentrate maggiormente sul problema sociale scaturito
dall'industrializzazione, problema che si sono proposte di risolvere in varie
modalità, condivisibili o meno. Eppure ciò non significa che questa sia una
festa di parte. Nel 1955 Pio XII stabilì che il primo maggio fosse celebrato
San Giuseppe Lavoratore. Le stesse contrattazioni che portarono alla famosa
legge del 1867 non furono dirette da componenti radicali, ma da moderati
repubblicani (i “Knights of labor”). Insomma, nonostante la poco sorprendente
predominanza storica della “parte” laica e socialista, non ci sono motivi per
considerare il primo maggio una festa esclusivamente “di sinistra”. Oggi è la
festa di chiunque creda che il lavoro sia una cosa da rispettare, da onorare.
Oggi è la festa di chiunque creda che il lavoro sia tale, e non sia solo una
nuova forma di schiavitù, più subdola e meschina, solo se la persona viene
tutelata, difesa e salvaguardata. Oggi ricordiamo i morti delle lotte
sindacali. Le folle trucidate. Oggi ricordiamo i fatti del biennio rosso. I
fascisti nelle fabbriche. Il diritto allo sciopero negato. Oggi ricordiamo i
morti di Reggio Emilia, i morti di amianto, i morti dell'ILVA. Oggi ricordiamo
che nuove forme di sfruttamento stanno sorgendo nel mondo occidentale, oltre a
quelle che persistono. Oggi ricordiamo i precari a vita, i disoccupati, le
partite IVA, gli stagisti. Oggi ricordiamo tutti i giovani che devono lasciare
la propria terra, il proprio paese, per trovare un impiego. Oggi ricordiamo che
150 milioni di bambini lavorano nelle condizioni più inumane. Oggi ricordiamo che le lotte sociali
non sono una cosa del passato. Che l’oppressione esiste ancora, che i
profittatori esistono ancora. Oggi ricordiamo che aspirare a migliori condizioni
di lavoro, ad una vita migliore, è un diritto. Un diritto che oggi dobbiamo
celebrare. Perché oggi è il primo maggio.
Tancredi Bendicenti
Hai ragione Tancredi, sarebbe ora di finirla con le concezioni "divisive"... e il grande sogno di fraternità globale fatto proprio anche da papa Francesco va in questa direzione!
RispondiElimina