Adattare un testo di Sofocle è un'impresa fallita in principio. Ogni modifica, per quanto impercettibile, si concretizza inevitabilmente in un peggioramento, in un allontanarsi dalla rappresentazione più autentica ed efficace dei personaggi, delle azioni e dei pensieri messi in scena.
Sarebbe invero meno sacrilego riscrivere e reinpretare il testo integralmente. Eppure in questo caso specifico si è dovuto rispondere a due necessità invalicabili:
1) la brevità, imposta dal medium utilizzato e soprattutto dalla volontà di attrarre un pubblico il più possibile ampio,
2) la decisione di operare una sintesi di un rapporto complesso, come quello tra Antigone e Ismene, che dura l'intera tragedia, in un unico dialogo.
Tali necessità hanno portato all'unione delle due principali scene che vedono uno scambio di battute significative tra i due personaggi. Il brano qui interpretato è per la maggior parte tratto dal dialogo che apre la tragedia. Solo la parte finale è stata importata da una scena successiva, che originariamente comprendeva anche Creonte, e che consiste nell'ultimo confronto diretto tra Antigone ed Ismene. Non sono state apportate aggiunte, ma solo tagli, per lo più di scambi che, data la durata che si era deciso di attribuire al videolibro, finivano per rallentare il ritmo complessivo. L'unica licenza di una certa rilevanza letteraria che si è scelto di prendere si trova proprio nell'ultima battuta del testo, che sarebbe dovuta essere stata pronunciata da Creonte, ma che viene invece recitata da Antigone stessa.
"Non parlare più di me: io non esisto, ormai"
Queste parole in effetti prefigurano efficacemente il successivo sentimento di impotenza e abbandono vissuto da Antigone, dopo l'esecuzione della propria condanna. Perciò, nel confrontarsi con questo videolibro, è necessario concepirlo non come la rappresentazione di una scena dell'Antigone, ma come la sintesi del rapporto straordinariamente umano che lega questi due personaggi.
Tancredi Bendicenti
