mercoledì 29 luglio 2020

Da Cracovia a Roma: la leggenda di Jan Twardowski


Una storia popolare dalla Polonia che ci racconta come il limite tra bene e male possa riempirsi di sfumature.

Ogni uomo è responsabile di tutto il bene che non ha fatto.

(Voltaire)

Nel XVI secolo, ai tempi del re Zygmunt August, figlio della regina Bona Sforza, visse a Cracovia un certo nobile di nome Jan Twardowski. Era un uomo istruito che amava i libri e la scienza, aveva un interesse particolare per la magia e l'alchimia, ma dopo molti anni di ricerche, decise che la stregoneria era impossibile senza la partecipazione di forze soprannaturali. Trovò tra i suoi libri alcuni volumi che trattavano dell'invocazione dei diavoli e decise di applicare i suggerimenti in essi contenuti. Dopo che i rituali furono eseguiti e la luce delle candele divenne più fioca Twardowski vide un diavolo alto, magro e vestito di nero.

Aveva delle piccole corna nere in testa, dita delle mani con degli artigli affilati, zoccoli al posto dei piedi e una coda arruffata.

Il diavolo guardò l'uomo e sorrise maliziosamente rivelando i suoi denti aguzzi. Leggeva nei pensieri dello studioso e sapeva di aver appena guadagnato un'altra anima per i suoi calderoni infernali. Quindi chiese:

- Cosa posso fare per lei, signor Twardowski?

Twardowski raccontò brevemente delle sue ricerche sulla magia e del suo desiderio di fare della magia vera. Il diavolo assicurò che i suoi sogni presto sarebbero divenuti realtà. Bastava soltanto firmare un patto in base al quale Twardowski avrebbe dovuto consegnare la propria anima al demone. Il nobile capì le intenzioni del diavolo e disse:

- La tua offerta è molto generosa, ma lasciami ridurre l’attesa per la mia anima: aggiungi al patto che potrai prendermi non appena arrivo a Roma. Non aspetterai molto, poiché tra qualche settimana ho intenzione di farci un pellegrinaggio.

Il maligno era molto felice di questa aggiunta e del fatto che presto avrebbe ottenuto una nuova anima. Non sapeva, tuttavia, che Twardowski non aveva intenzione di visitare Roma.

Per dimostrare che i suoi poteri fossero reali, il diavolo fece apparire un cavallo nero, Twardowski non impressionato disse:

- Un cavallo? È facile, ognuno può farlo. Più che altro, qui hai un gallo, ingrandiscilo così da poterlo cavalcare come un cavallo. 

Il demonio svolse la richiesta con grande facilità. Twardowski convinto delle capacità del diavolo firmò il patto, il diavolo doveva ora essere a disposizione del nobile per fare qualsiasi magia che fosse saltata in mente a quest’ultimo. Satana si fregava le mani perché era convinto che il compito sarebbe stato estremamente semplice e piacevole. Dopotutto, le anime umane sono violente, avide e malvagie, e un nobile utilizzerebbe sicuramente la magia diabolica per scopi malvagi.

Con i nuovi poteri, Twardowski partì per un viaggio attraverso la Repubblica di Polonia sul suo enorme gallo visitando i villaggi e le città polacche. Lo stupore di Satana fu inimmaginabile quando vide che il mago iniziò a usare i poteri diabolici per fare del bene.

Il Maestro guariva magicamente le persone e gli animali. Una volta ha persino cacciato i fantasmi dalla dimora del sindaco di Bydgoszcz, e miracolosamente ringiovanì lo stesso amministratore. La ricchezza e la fama di Twardowski crebbe nell’intero paese. Un giorno, lo stesso re Zygmunt August  chiamò il nobile a sé e gli chiese aiuto per evocare lo spirito della regina defunta. Il mago riuscì a svolgere il compito richiamando l'immagine della donna su uno degli specchi del palazzo, con questo ottenne un grande favore dal re. Il diavolo era arrabbiato perché dalla firma del contratto non erano passate solo settimane ma persino mesi ed anni. Twardowski, d'altra parte, non aveva nessuna intenzione di andare a Roma. Il diavolo si mise a pensare fino a quando non ebbe un'idea. Si trasformò in un contadino e venne da Twardowski per chiedergli aiuto nel guarire sua madre malata. Il mago, naturalmente, accettò di andare con il contadino in una locanda vicina, dove presumibilmente era sdraiata una donna ammalata. Appena entrati nella taverna, il diavolo prese la sua vera forma, cominciò a ridere a voce alta e disse:

- Adesso è mio, signor Twardowski. La sua anima appartiene a me. Alla fine ho rispettato i termini del contratto, questa locanda si chiama Roma!

Fortunatamente, il nobile si ricordò che c'erano altre condizioni scritte nel patto: Lucifero doveva soddisfare tre desideri prima di portare la sua anima all'inferno. Il primo desiderio di Twardowski fu complicato. Ordinò al diavolo di rianimare il cavallo dipinto sull’insegna della locanda, di torcere una frusta dalla sabbia e di costruire una casa di grani di noci alta come i Monti Carpazi, ricoprire il tetto di paglia di barbe ebraiche, coprire quest’ultima con semi di papavero ed attaccare ogni grano con tre enormi chiodi. Il diavolo riuscì ad adempiere il compito perfettamente. Successivamente Twardowski gli disse di immergersi in una ciotola piena di acqua santa. Satana eseguì eroicamente l'ordine. Allora, il nobile ebbe un'idea veramente diabolica. Chiese al diavolo di stare con la signora Twardowska per un anno intero come suo marito giurandogli amore, rispetto e fedeltà senza limiti, mentre lui viveva al posto del diavolo con Belzebù all'inferno. Se avesse rotto anche solo un vincolo, l’intero accordo sarebbe stato cancellato. Quando Lucifero vide la signora Twardowska, fu terrorizzato e scappò attraverso il buco della serratura, dimenticandosi del signor Twardowski. In tal modo, il nobile riuscì a salvarsi dai fuochi dell'inferno.

 Adattamento e traduzione di Emilia Tombińska

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