mercoledì 19 agosto 2020

Dietro l'industria animale

 



La domanda globale e la produzione dei prodotti animali stanno aumentando rapidamente a causa della crescita demografica, economica e del cambiamento dello stile di vita

. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha descritto l’allevamento intensivo come “… uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali”. Secondo l’ONU l’allevamento delle mucche produce più gas serra di tutti i settori di trasporto insieme, poiché il gas metano prodotto dal bestiame è dai 25 ai 100 volte più distruttivo. Un hamburger da 110g, ad esempio, richiede circa 2500 litri di acqua per essere prodotto.


Nel 2009 due consulenti della Banca Mondiale hanno pubblicato uno studio in cui l’allevamento è responsabile del 51% della produzione mondiale del gas serra, mentre tutti i mezzi di trasporto il 13%. Al giorno d’oggi, l’allevamento richiede 1/3 dell’acqua pulita mondiale e 45% della terraferma terrestre, ed è responsabile della distruzione del 91% della distruzione dell’Amazzonia, dell’estinzione delle speci, delle zone morte dei laghi e degli oceani (dove l’ossigeno non supporta la vita acquatica).


L’ONU afferma che il 3/4 dell’alieutica mondiale è eccessivamente sfruttata. In media, di ogni rete massiva utilizzata nella pesca marina il 4/5 è costituito da animali che non s’intendeva catturare, come balene, squali, tartarughe e delfini, che solitamente finiscono per essere subito uccisi e ributtati in acqua. Mantenendo questo ritmo, verso il 2048 i pesci si estingueranno completamente. 

Nelle foreste pluviali circa 4000m quadri (una superficie quasi pari a quella di un campo da calcio) vengono distrutti ogni secondo principalmente per il pascolo. Di conseguenza, ogni giorno si perde circa una centinaia di speci di piante e animali. 


Ciononostante, le più grandi organizzazioni ambientaliste mondali non menzionano da nessuna parte il ruolo dell’allevamento nel cambiamento climatico. Wenonah Hauter, la direttrice esecutiva di Food & Water Watch, afferma che, poiché le multinazionali dell’industria alimentare ricavano maggiore profitto dall’allevamento, ottengono il potere di dettare la politica alimentare per cause economiche. 


L’intera popolazione mondiale beve 19 miliardi di litri d’acqua al giorno, mentre un miliardo e mezzo di mucche beve 170 miliardi di litri d’acqua al giorno. Negli Stati Uniti, il 5% dell’acqua utilizzata è indirizzata per usi domestici, mentre il 55% per l’allevamento. Per questo il problema ambientale non ha a che fare con l’aumento demografico come molti sostengono, bensì anche con l’aumento eccessivo del bisogno di mangiare carne.

Kelly Hu

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