martedì 29 settembre 2020

TENET: riflessione tripartita sul tempo invertito



 Sarà presto evidente al lettore come questo articolo non si configuri solo come una  recensione del film TENET, bensì come una riflessione, ben più ampia, che, partendo dal pretesto di questa ormai famosa pellicola, si occupi della particolare tecnica narrativa e cinematografica in essa ampiamente impiegata, ovvero l'"inversione del tempo", e delle interessanti implicazioni letterarie e, oserei dire, filosofiche, da essa presupposte. 

Passiamo perciò alla premessa di questo testo: la recensione vera e propria. In breve, ritengo che TENET sia un bel film: ricco di colpi di scena, di dialoghi dal tono epico, di scene spettacolari e di tematiche attuali. É difficile trovarvi, almeno alla prima visione, dei difetti lampanti, delle inaccuratezze nell'intreccio, delle debolezze nella fotografia o nella regia. Quanto invece alle due critiche "generali" che gli sono state mosse frequentemente, ovvero

A) la mancanza di calore umano e realismo psicologico nei personaggi, 

B) l'eccessiva ed auto-riferita complessità della trama, dovuta propria alla tecnica sopracitata dell'inversione del tempo;

stimo che siano riconducibili più che a mancanze oggettive, ad inclinazioni intellettuali ed estetiche soggettive. È ovvio, infatti, che chiunque preferisca, in campo cinematografico e letterario, opere "sentimentali", nel senso più basso del termine, ossia incentrate su quegli stati e disposizioni dell'animo spesso definiti "amorosi", difficilmente potrà apprezzare un film il cui oggetto sia squisitamente scientifico e fantascientifico, e che non si perda nella costruzione di relazioni manifestamente "accorate" o "passionali" tra i personaggi. L'effettiva complessità della pellicola, poi, è un fatto anch'esso relativo all'interesse ad alla voglia che il singolo spettatore può avere di "arrovellarsi" nella comprensione dei vari momenti, spesso intricati, della trama, e soprattutto nell'immersione in un tempo invertito, in cui l'effetto precede la causa.

Consiglio perciò di vedere "Tenet" , finché è al cinema, a chi sia appassionato di enigmi e di scienza, di prospettive inquietanti e distopiche per un presente non troppo improbabile. Devo però anche essere sincero nel mio scoraggiare una seconda visione troppo ravvicinata alla prima, in quanto il forte affidamento che il regista fa su colpi di scena, concetti torcicervello ed immagini spettacolari, risulta in una saturazione, almeno annuale, dell'interesse che uno spettatore medio possa avere. Insomma, dopo che si è un minimo entrati nella logica invertita e palindromica (a noi naturalmente aliena) che domina il film, è inevitabile che insieme alla confusione sparisca anche il coinvolgimento nella storia e l'immedesimazione nei personaggi, i quali, a quel punto, risulteranno, effettivamente, robotici e poco realistici. 


Passiamo ora alla seconda sezione di questo brano, ovvero alla definizione del concetto di "freccia del tempo". Il presupposto scientifico dal quale scaturisce questo fenomeno è il secondo principio della termodinamica. Per spiegarlo nel modo più semplice possibile, dobbiamo prima di tutto comprendere che la maggior parte delle leggi della fisica sono valide a prescindere dal verso che la "freccia del tempo" assume. Ciò significa, in parole povere, che se il tempo cominciasse a scorrere inversamente, la legge di gravitazione universale, per esempio, non subirebbe alcuna variazione. Questo è vero per la maggior parte delle norme che regolano l'universo. La più notevole eccezione è appunto il sopracitato secondo principio della termodinamica. Questo non è il luogo, né il momento, per spiegare approfonditamente questo concetto abbastanza complesso. Consiglio, a chiunque voglia avere un quadro più preciso, di ascoltare, per maggiori informazioni, la lezione, di facile reperimento su youtube, e di facile comprensione, che Richard Feynman ha tenuto sull'argomento. Ci basti sapere che, seguendo il secondo principio della termodinamica, l'entropia di un sistema non può diminuire col tempo. Intuitivamente tutti noi possiamo capire agevolmente questo concetto. Immaginiamo infatti di immergere un cubetto di ghiaccio in una tazza di tè bollente. Nessuno di noi potrebbe mai concepire che il ghiaccio, a contatto con il tè, diventi più freddo, e la bevanda più calda. In una situazione in cui, invece, sia invertita l'entropia, accadrebbe esattamente questo. Perciò diciamo che l'entropia definisce la "freccia del tempo".


Arriviamo infine alla terza sezione di questo brano, ovvero alla riflessione vera e propria intorno alle implicazioni letterarie e filosofiche che il concetto di "freccia del tempo" introduce. Prenderò in considerazione, per questa parte, più che "TENET", che sconta irrimediabilmente i costi concettuali di essere un action colossal hollywoodiano, "Time's Arrow", un breve romanzo di uno dei più acuti e talentuosi scrittori contemporanei: Martin Amis. Il romanzo segue la storia di Odilo Unverdorben, medico nazista macchiatosi di crimini orribili durante la guerra. La particolarità strutturale e contenutistica del racconto è che la storia viene narrata al contrario, ovvero dalla morte di Tod Friendly (questo è il nome assunto da Odilo dopo la sua fuga in America) alla sua nascita in Germania. Nel mondo inquietante e perturbante di Odilo i medici creano malattie invece di curarle, aprono ferite invece di ricucirle. Quando il tempo è invertito la creazione è semplice, la distruzione è difficile. Ed Auschwitz, perciò, diviene un luogo di nascita, e non di morte. Un luogo dove forgiare una nuova razza dalla cenere nel vento. Inutile sottolineare la straordinaria forza espressiva di una narrazione del genere. Il lettore si trova disorientato mentre il mondo ringiovanisce davanti ai suoi occhi, mentre Odilo si fa prima vecchio, poi adulto ed infine neonato. Ogni morale è capovolta, ogni fenomeno familiare è reso alieno. La voce narrante, una sorta di coscienza interiore ma estranea ad Odilo, non fa che trascinare il lettore nella sua logica inversa, nell'innaturalezza di un mondo al contrario, in cui la morte è nascita e la nascita è morte. L'ordine della realtà è ribaltato. Eppure l'espressività di questo breve romanzo, ispirato tra l'altro da "I sommersi e i salvati" di Primo Levi, è unica e maestosa. Consiglio perciò, a chiunque abbia interesse ad immergersi in un mondo uguale ed opposto al nostro, di vedere TENET, per intrattenersi un po', ma soprattutto di leggere "La freccia del tempo" di Martin Amis. Non c'è n'è da pentirsi.

Tancredi Bendicenti

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