Il recovery fund è diventato ormai un argomento noto a tutti, e come sappiamo, ultimamente di notizie nuove ne arrivano sempre di più, in questi giorni siamo sospesi tra le elezioni americane più incisive di sempre e la pandemia, cosa succederà? Chi vincerà? e via discorrendo...
ecco, dato che ad entrambe queste cose non c’è una risposta che non sia inevitabilmente data dal tempo, possiamo pianificare cosa farne dei nostri 172 miliardi, senza ricadere sempre nel solito concetto che i soldi non bastano mai.
Ad ora il progetto europeo ed italiano è quello di improntare i fondi stanziati ad un uso ben preciso e che aiuti le future generazioni, ed è semplicemente diviso in pochi semplici punti:
1 Sostegno agli Stati membri per investimenti e risorse
2 Rilanciare l’economia dell’UE incentivando l’investimento privato
3 Trarre insegnamento dalla crisi
Sebbene tutti gli obiettivi elencati qui [ https://www.agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/recovery-fund-e-next-generation-eu/ ] siano validi e degni di un contributo solidale di tutta l’Europa, vorrei, per il vostro interesse soffermarmi su punti che sono vicini il più possibile a noi studenti e a noi cittadini del domani, come la ripartenza digitale e ecologica.
Questi ultimi infatti sono senza dubbio argomenti quotidiani del paesaggio giovanile e scolastico, attuali anche al percorso di educazione civica che è stato introdotto.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, è naturale considerare la situazione dell’istruzione pubblica e compararla con altri paesi dove pur essendo adottati metodi differenti da quello italiano, l’aiuto digitale è di primo ordine.
In America, per citarne tanti, il ruolo della scuola è assai differente da quello che conosciamo noi, questo tuttavia non può implicare una arretratezza digitale così evidente
In gran parte delle aule statunitensi ad esempio c’è un chromebook a testa e il progresso fatto dal Ministero, come ad esempio i registri elettronici, sono solo un misero passo avanti rispetto al resto del mondo globalizzato.
Riguardo all’ecologia, lo sviluppo sostenibile e tutti i progetti che rientrano nell’etichetta Green sono stati discussione sia comune che istituzionale per gli scorsi anni.
Sebbene l’Europa si sia impegnata maggiormente rispetto a gli altri paesi del primo mondo, abbiamo imparato che il nostro contributo per uno sviluppo sostenibile non è mai troppo.
Forse il problema più grande riguardo la questione clima, è la minima prevedibilità delle conseguenze delle nostre azioni.
Se non curato nei minimi dettagli, è noto che persino un tentativo a fin di bene possa contrariamente nuocere all’equilibrio degli ecosistemi.
È necessario dunque abituare ad un rispetto e alla concezione ecologica che si sta diffondendo, e imparare a dare valore alle possibilità alternative che ci circondano.
Ora, è doveroso ammettere che il recovery fund non possa essere la cura miracolosa ai mali storici dell’Italia e dell’Europa intera, è possibile però fare investimenti duraturi, strategici e conseguentemente fruttuosi per il futuro.
Sinceramente non siamo famosi per riformare il paese in modo generale, andiamo avanti di piccoli interventi locali o dei retaggi del secolo scorso che ormai sono obsoleti.
Perciò cerchiamo di ideare un sistema più adatto e pronto ad affrontare il mondo del domani attraverso le risorse di cui disponiamo.
Voi cosa ne pensate? È giusto un cambiamento o i nostri metodi non ne hanno bisogno? E se un cambiamento radicale fosse inevitabile, sapremo fare delle scelte al massimo delle nostre capacità?
Livio Sacchetto
Nessun commento:
Posta un commento