venerdì 30 ottobre 2020

Elezioni USA: partiti e candidati


 È noto a tutti che in America, la politica interna sia divisa in due partiti principali: i repubblicani ed i democratici, entrambi derivati dal partito Repubblicano-Democratico fondato da Thomas Jefferson. Ma in cosa si distinguono? Ed in particolare, cosa possiamo dire sui candidati alle presidenziali?



Breve storia del partito repubblicano 

Il partito repubblicano viene fondato nel 1854, come opposizione del partito democratico. Teniamo infatti a mente che il sistema politico negli Stati Uniti è sostanzialmente un sistema bipartitico. Questo partito nasce con un orientamento anti-schiavista e prende ispirazione dalle idee di Alexander Hamilton e al suo partito federalista. Il partito repubblicano crede nel decentramento amministrativo e nel conseguente rafforzamento dei poteri federali (singoli Stati). Al partito aderiscono molti democratici abolizionisti, appartenenti a formazioni antischiaviste e whigs- appartenenti al partito americano di ispirazione inglese, storici nemici dei democratici. 

Il partito riesce ad affermarsi grazie al finanziamento di alcune industrie al Nord e vince le prime elezioni nel 1860, con Abraham Lincoln. Rimase al potere, quasi ininterrottamente, fino al 1932. Durante questo periodo il partito ottiene l’appoggio di piccole imprese e di grandi gruppi del capitalismo in America, guadagnando interesse anche fuori dalle piccole città e aree rurali in cui era precedentemente popolare. 

Tra gli altri presidenti Repubblicani ricordiamo:

-Eisenhower, 1953-1961

-Nixon, 1969-1974 (scandalo di Watergate)

-Reagan, 1981-1989 

-Bush, 1989-1993

-Bush J., 2001-2009

-Trump, 2017-?


Donald Trump

La ricchezza del presidente degli Stati Uniti viene dalla sua famiglia e, in particolare, a quando dopo il college, Trump decise di entrare nella compagnia del padre: E. Trump & Son, che si occupava di costruire appartamenti per la media borghesia nei pressi di New York City. Dopo essere diventato presidente della compagnia nel 1974, Trump iniziò con la costruzione di edifici di lusso a Manhattan, come il Grand Hyatt Hotel, l’acquisto dello storico Hotel Plaza e l’aggiunta della Trump Tower alla skyline della grande mela. Oltre all’edilizia a New York, Trump aprì numerosi hotel-casinò ad Atlanta e ristrutturò il Palm Beach in Florida, trasformandolo in un club privato. Oltre alla compagnia di famiglia, Donald si occupò anche di gestire, seppur brevemente, una squadra di football e una compagnia aerea. 

Nonostante la perdita di denaro nel 1990, nel 2016 diventò il primo proprietario miliardario della Casa Bianca.

Prima del suo mandato come presidente, Donald non aveva mai ricoperto una carica governativa, nonostante avesse più volte considerato l’idea di candidarsi alla presidenza prima del 2016. Annunciò la sua candidatura a giugno del 2015, un anno prima della scadenza del mandato di Obama. Trump aveva più volte messo in discussione l’ex-presidente mettendo in giro voci che insinuavano che egli non fosse effettivamente nato negli USA e costringendolo a rendere pubblico il suo certificato di nascita (sia nel 2008 che nel 2011). 

Lo slogan con cui Trump si candidò, e che tuttora viene ripetuto da lui e i suoi sostenitori, è “Make America Great Again”. Questa frase è spesso utilizzata come conclusione ai suoi discorsi contro il politicamente corretto, l’immigrazione clandestina; affiancata dalla promessa di tagliare le tasse e trovare lavoro a milioni di americani. Il suo stile, il suo modo di parlare e il suo personaggio gli garantirono un’enorme copertura mediatica che, senza dubbio, lo aiutò a vincere le elezioni contro la democratica Hilary Clinton. Durante la sua campagna molti repubblicani si discostarono dalla sua figura e dal suo partito, durante le elezioni almeno, mentre i suoi sostenitori lo ammiravano per il suo successo economico e per il fatto che non fosse un politico, ma che nonostante ciò sembrasse un ottimo candidato. Per queste elezioni in particolare, infatti, non si tratta di votare repubblicani o votare democratici: si tratta di supportare Trump, o no. Questo viene spesso ricordato dai media, dai politici stessi e da personaggi pubblici che invitano, molte volte, a discostarsi da questa figura politica controversa. 

Per capire meglio il dibattito, è necessario dipingersi bene questo personaggio: la sua politica interna portò senza dubbio ad una progressiva risalita del prodotto interno lordo del 2.5% ogni anno, per i primi tre anni di presidenza, per una ricaduta (piuttosto pesante) in seguito alla crisi causata dal corona-virus nel 2020. Per quanto riguarda la sua promessa di diminuire la disoccupazione, i dati sono piuttosto positivi: prima della pandemia, Trump aveva registrato il più basso tasso di disoccupazione in 50 anni, aumentando i posti di lavoro di 6.4 milioni in tre anni (contro i 7 milioni di Obama- nello stesso arco temporale). Portò, nel 2019, la povertà al suo tasso più basso e la sua politica economica aiutò il paese ad arricchirsi sempre di più. Viene inoltre registrata la prima presidenza dopo Reagan a non aver intrapreso guerre. 

Per quanto riguarda la politica estera, invece, Trump non è stato sempre un modello.

2017:

Iniziata una grande ostilità nei confronti dei musulmani, vietando a sei paesi con un alto tasso di islamici di viaggiare verso gli USA per 90 giorni, continua più o meno sulla stessa linea finanziando la costruzione del muro che avrebbe diviso Stati Uniti e Messico. Qualche mese dopo, Trump autorizza delle misure di attacco contro il presidente siriano Bashar al-Assad, ceh aveva usato delle armi chimiche contro la popolazione. Nel maggio dello stesso anno, incoraggia i musulmani ad unirsi contro il terrorismo. Un mese dopo ritira gli Stati Uniti dall’accordo climatico stipulato con Parigi e nella stessa estate inizia uno scontro verbale (piuttosto aspro) con il dittatore nord coreano Kim Jong-un. Il 6 dicembre del 2017, Trump riconosce Gerusalemme come capitale dell’Israele schierandosi dalla parte di quest’ultimo nel conflitto con la Palestina. 

2018:

Ad Aprile inizia una guerra economica con la Cina che dura 8 mesi. Sempre lo stesso anno, Trump decide di non tollerare più l’immigrazione clandestina, in particolare dal Messico, risultando nella separazione di più di 2,600 famiglie. A maggio, viene spostata l’ambasciata americana a Gerusalemme. A dicembre, il presidente annuncia il ritiro delle truppe americane dalla Siria. 

2019:

Con il Venezuela diviso da una guerra civile, Trump si schiera con gli altri paesi del mondo al fianco del leader Juan Guaido, cercando di aiutare il paese con supporti umanitari. Per quanto riguarda la questione con il Messico, il presidente, dopo che gli furono negati i fondi per la costruzione del muro, decide di prendere i soldi dai fondi militari, bloccando il Congresso che voleva impedirlo. A Maggio, riprende le ostilità economica con la Cina. 

2020: 

L’anno si apre con l’uccisione del generale Soleimani da parte di un drone americano, con la successiva polemica sull’ordine dato da Trump che dice di averlo fatto per “finire una guerra”. 

Nello stesso mese, Trump ed il primo ministro Israeliano stipulano un accordo per finire la guerra con la Palestina, ma questo accordo non viene ben ricevuto (a settembre, in seguito all’accordo Israeliano con l’Arabia Saudita, la Palestina dichiara di sentirsi tradita). A Febbraio inizia un impeachment per abuso di potere, che vede la “vittoria” del presidente, considerato non colpevole. 

A Marzo, arrivò il coronavirus, piegando l’economia del paese. Trump prese al riguardo una posizione ambigua, non credendo alla fatalità del virus e sminuendo i pareri medici e scientifici che gli venivano proposti. Si rifiutò di indossare una mascherina pubblicamente fino a luglio, risultando per essere contagiato dal virus “E’ stata una benedizione di Dio”, dice. Nonostante non credesse nella scienza e nei pareri medici, ora afferma che metterà in commercio la cura (la stessa che ha usato lui) precisando che è stata praticamente una sua idea. Oltre ad aver negato l’attendibilità scientifica, il presidente americano aveva negato anche, a molte giornaliste, la parola- senza giustificarsi e senza un apparente motivo. Durante le proteste BLM tra Maggio e Giugno, invece, Trump accusa i protestanti di essere dei terroristi e di attentare alla sicurezza nazionale.

Comunque vadano le elezioni, si può essere sicuri che si parlerà ancora di lui; soprattutto in attesa dei risvolti delle sue due nomination per il premio Nobel per la pace per il 2021. 


Breve storia sul partito Democratico:

Il partito Democratico degli Stati Uniti d’America è il partito più vecchio ancora esistente; esso venne fondato da Andrew Jackson nel 1828, come eredità del partito Repubblicano, esistito dal 1790 fino a quegli anni,

Il partito Democratico si distinse durante la Guerra Civile Americana del 1861-65, per aver supportato l’abolizione completa della schiavitù, anche se durante questo periodo, il partito finì per dividersi.

Una parte dei democratici, infatti, decise di appoggiare pienamente il presidente Lincoln nella sua politica di guerra, mentre l’altra meta (nota come Copperheads) era pienamente sfavorevole a delle azioni militari nel sud.

Nel 1932, dopo la grande depressione Americana del ’29, Franklin D. Roosevelt fu eletto come presidente, il quale fu decisivo per la ripresa dell’economia statunitense, oramai estremamente rallentata dal crollo delle borse di Wall Street.

Il presidente John F. Kennedy apparteneva al partito Democratico, e nonostante il suo mandato fu breve (1961-’63) a causa del suo assassinio, egli fu protagonista di eventi molto importanti nella storia del ventesimo secolo; Il presidente, infatti, gestì la crisi dei missili di Cuba nel 1962, avviò l’intervento delle truppe americane nella guerra del Vietnam ed iniziò il progetto dell’allunaggio da parte di astronauti americani.

Kennedy inoltre avviò una politica di integrazione razziale e di lotta alle discriminazioni a cui le minoranze etniche erano soggette quotidianamente,

L’ultimo dei presidenti ad essere stato dal partito Democratico è il celebre Barack Obama, il primo presidente Afro-americano, il quale introdusse diverse riforme nel corso dei suoi otto anni di presidenza; come l’Obama Care, che cercava di ridurre il numero di persone negli Stati Uniti senza un’assicurazione sanitaria.

I presidenti più celebri di questo partito sono:

Andrew Jackson (1829-1837)

Martin Van Buren (1837-1841)

Abraham Lincoln (1861-1865)

Franklin Delano Roosevelt (1933-1945)

John Fitzgerald Kennedy (1961-1963)

Bill Clinton (1993-2001)

George Walker Bush (2001-2009)

Barack Obama (2009-2017)

Ideali del partito:

-supportano il matrimonio tra una coppia dello stesso sesso, nonostante credano che questa dovrebbe rimanere una faccenda a livello dei singoli stati, piuttosto che a livello federale 

-lottano per la riduzione della circolazione delle armi tra i civili, ai quali dovrebbero essere date più restrizioni sul tipo di arma da fuoco che possono comprare e ritengono inoltre che andrebbero fatti maggiori controlli.

-Sostengono che l’aborto sia un diritto ed una decisione della donna, la quale dovrebbe essere libera di fare la propria scelta.

-Sostengono che lo stato Americano sia fondato sugli immigrati e di conseguenza dovrebbe avere una politica più aperta verso chi desidera rifugiarsi all’interno dei territori Statunitensi.


Joe Biden

Joe Biden è stato eletto come candidato per il partito Democratico, contro il candidato Repubblicano ed attuale presidente in carica Donald Trump.

Biden è un politico di umili origini; la sua famiglia ha avuto molte difficoltà a trovare una stabilità economica durante tutta la sua infanzia.

Egli è sempre stato a favore dei diritti della comunità afro-americana, tanto che nel 1970 è stato vittima di numerose chiamate di suprematisti bianchi che lo importunavano, poiché ritenuto un “amico dei neri”.

Biden entrò in politica per la prima volta nel 1987, candidandosi come presidente, ma si ritirò successivamente.

Nel 1994 votò come senatore a favore della legge contro la violenza sulle donne, proposta in quel periodo. Nel 2002, invece, votò a favore della guerra in Iraq e fu presente quando il presidente Bush firmò la risoluzione che autorizzava l’uso di forze militari contro l’Iraq. Nel 2008 Biden si ricandidò nuovamente per la presidenza americana, ma non ottenne sufficienti voti per divenire uno dei due candidati; venne però scelto da Barack Obama come suo vice presidente in caso di vittoria da parte del candidato Democratico. Nel 2014 Biden fu coinvolto nello scandalo che riguardava suo figlio minore, Hunter, il quale si unì ad una compagnia Ucraina che si occupava di distribuire energia al paese, il cui capo era sospettato per corruzione. 

Si scoprì, difatti, che Hunter ricevesse dalla compagnia una quota di 50 000 dollari mensili.

Nel 2016 Biden era intenzione a candidarsi per la presidenza, ma fu persuaso da Obama, il quale riteneva che Hillary Clinton avesse più possibilità nel battere il candidato Repubblicano.

Le idee politiche di Biden sono sempre state molto chiare, grazie alle diverse interviste che il candidato ha fornito ai media; egli infatti sostiene che la vendita di armi automatiche ai civili dovrebbe essere del tutto illegale, in quanto mezzi estremamente pericolosi, che vanno ben oltre la semplice autodifesa.

Egli è sempre stato un grande sostenitore dei diritti della comunità nera in America, e difatti, il candidato ha annunciato che la senatrice afro-americana Kamala Harris sarà vice presidentessa, se vincerà le elezioni.

Inoltre ha dichiarato più volte di essere a favore per i diritti della comunità LGBTQ+ in America e per la demilitarizzazione della polizia Americana, nota per i frequenti abusi e composta da agenti scarsamente addestrati.

Flavia Gatti e Marco Panzironi 

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