giovedì 1 ottobre 2020

Spiaggiamento di massa di centinaia di cetacei: il più grande mai avvenuto in territori Australiani


 

 

Lunedì 21 settembre sono state scoperte centinaia di balene spiaggiate sulle coste del parco naturale di Macquarie Harbour, situato ad ovest della Tasmania.

Si tratterebbe di più di 470 balene pilota, misteriosamente arenate in massa in diverse spiagge del parco; dei numeri agghiaccianti, che eclissano il record nazionale precedentemente raggiunto dallo spiaggiamento di 320 cetacei, avvenuto nell’Australia dell’Ovest nel 1996.

Più di 60 tra dipendenti del parco e volontari stanno cercando di salvare questi poveri animali da una morte dolorosa, e finora il numero di Balene pilota salvate ammonta a 80.

Il fenomeno delle balene spiaggiate non è del tutto nuovo alle autorità della zona, anche se l’ingente numero di individui arenati rende le operazioni di salvataggio molto più complesse del previsto. "Per portare ogni animale lontano dalla sabbia, in mare aperto, sono necessari circa 30 minuti” afferma il coordinatore delle operazioni di salvataggio.

Le balene pilota, cetacei che possono raggiungere i 7 metri di lunghezza e le 3 tonnellate di peso, sembrerebbe che, una volte condotte in acque più alte, si ridirigano nuovamente verso le coste a causa delle forti correnti oceaniche; fenomeno favorito anche dalle condizioni di salute precarie in cui gli animali si trovano, provati dall’esperienza estenuante.

Alcuni di questi globicefali, a causa della natura estremamente sociale della specie, una volta condotti in acque più profonde, si intrappolano daccapo sulle spiagge del parco, attirate dal gran numero di simili concentrati sulla costa e causando un ciclo estenuante per chi è interessato nelle operazioni di salvataggio.

Il fenomeno dello spiaggiamento di cetacei ha ancora natura misteriosa; alcuni ipotizzano che bastino solo pochi individui diretti erroneamente verso la terra ferma, perché tutto il resto del branco li segua nella stessa sorte; d’altronde questa specie di cetacei è nota per i frequentissimi spiaggiamenti di massa, inoltre la particolare conformazione del territorio in quella zona dell’isola molto probabilmente inibisce il sonar naturale di queste creature, non permettendogli di evitare acque pericolosamente basse.

Una volta spiaggiate, le balene pilota hanno poco tempo prima di essere schiacciate dal loro stesso peso o morire di insolazione, e per i restanti 390 individui non c’è molta speranza. “Mentre sono ancora vive ed in acqua, c’è ancora speranza per loro, ma come il tempo passa, si affaticano sempre di più” afferma Nic Deka, Responsabile Regionale dei parchi e della fauna della Tasmania. Ha aggiunto inoltre che da adesso in poi il team di salvataggio si concentrerà per rimuovere tutte le carcasse rimaste sulla spiaggia e farle affondare in acque più profonde, dove non causeranno alcun inquinamento ambientale.



Fortunatamente le balene pilota non sono considerate una specie a rischio di estinzione, con più di un milione di individui dalle pinne lunghe e 200 000 pinne corte diffuse tra l’emisfero australe e l’Atlantico del nord. Questa specie, inoltre, è protetta in tutti i mari degli stati di cui è autoctona, eccetto le isole Faroe, dove è uso cacciarla una volta all’anno.

È però incredibile pensare come un evento del genere possa portare alla strage di così tanti cetacei in un tempo praticamente nullo, e come ci sia il rischio che specie già molto vulnerabili possano essere colpite da una catastrofe del genere, che per animali così lenti nella riproduzione, potrebbe risultare disastroso, se non letale.

Marco Panzironi

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