Lunedì 21 settembre sono state scoperte centinaia di
balene spiaggiate sulle coste del parco naturale di Macquarie Harbour, situato
ad ovest della Tasmania.
Si tratterebbe di più di 470 balene pilota,
misteriosamente arenate in massa in diverse spiagge del parco; dei numeri
agghiaccianti, che eclissano il record nazionale precedentemente raggiunto
dallo spiaggiamento di 320 cetacei, avvenuto nell’Australia dell’Ovest nel
1996.
Più di 60 tra dipendenti del parco e volontari stanno cercando di salvare questi poveri animali da una morte dolorosa, e finora il numero di Balene pilota salvate ammonta a 80.
Il fenomeno delle balene spiaggiate non è del tutto
nuovo alle autorità della zona, anche se l’ingente numero di individui arenati
rende le operazioni di salvataggio molto più complesse del previsto. "Per portare ogni animale
lontano dalla sabbia, in mare aperto, sono necessari circa 30 minuti” afferma il coordinatore delle
operazioni di salvataggio.
Le balene pilota, cetacei che possono raggiungere i 7
metri di lunghezza e le 3 tonnellate di peso, sembrerebbe che, una volte
condotte in acque più alte, si ridirigano nuovamente verso le coste a causa
delle forti correnti oceaniche; fenomeno favorito anche dalle condizioni di
salute precarie in cui gli animali si trovano, provati dall’esperienza
estenuante.
Alcuni di questi globicefali, a causa della natura
estremamente sociale della specie, una volta condotti in acque più profonde, si
intrappolano daccapo sulle spiagge del parco, attirate dal gran numero di
simili concentrati sulla costa e causando un ciclo estenuante per chi è
interessato nelle operazioni di salvataggio.
Il fenomeno dello spiaggiamento di cetacei ha ancora
natura misteriosa; alcuni ipotizzano che bastino solo pochi individui diretti
erroneamente verso la terra ferma, perché tutto il resto del branco li segua
nella stessa sorte; d’altronde questa specie di cetacei è nota per i
frequentissimi spiaggiamenti di massa, inoltre la particolare conformazione del
territorio in quella zona dell’isola molto probabilmente inibisce il sonar
naturale di queste creature, non permettendogli di evitare acque
pericolosamente basse.
Una volta spiaggiate, le balene pilota hanno poco
tempo prima di essere schiacciate dal loro stesso peso o morire di insolazione,
e per i restanti 390 individui non c’è molta speranza. “Mentre sono ancora vive
ed in acqua, c’è ancora speranza per loro, ma come il tempo passa, si
affaticano sempre di più” afferma Nic Deka, Responsabile Regionale dei parchi e
della fauna della Tasmania. Ha aggiunto inoltre che da adesso in poi il team di
salvataggio si concentrerà per rimuovere tutte le carcasse rimaste sulla
spiaggia e farle affondare in acque più profonde, dove non causeranno alcun
inquinamento ambientale.
Fortunatamente le balene pilota non sono considerate
una specie a rischio di estinzione, con più di un milione di individui dalle
pinne lunghe e 200 000 pinne corte diffuse tra l’emisfero australe e
l’Atlantico del nord. Questa specie, inoltre, è protetta in tutti i mari degli
stati di cui è autoctona, eccetto le isole Faroe, dove è uso cacciarla una
volta all’anno.
È però incredibile pensare come un evento del genere
possa portare alla strage di così tanti cetacei in un tempo praticamente nullo,
e come ci sia il rischio che specie già molto vulnerabili possano essere
colpite da una catastrofe del genere, che per animali così lenti nella
riproduzione, potrebbe risultare disastroso, se non letale.
Marco Panzironi
Nessun commento:
Posta un commento