Non è facile rimanere freddi e lucidi in momenti come questo, quando ti giunge la notizia che il più grande calciatore di tutti i tempi ci ha lasciato, in seguito a un arresto cardiaco fatale. Oggi il mondo del calcio è in lutto e io in questo momento, da appassionato di calcio e di Diego Armando Maradona, sto provando un enorme dolore. Un blocco non mi permette di scrivere quanto vorrei, neanche la tastiera collabora, faccio fatica a trovare le parole, ma farò del mio meglio.
Nel lontano
30 ottobre 1960, nella miseria della periferia di Buenos Aires nasce un
ragazzino destinato a diventare la stella più famosa della storia del calcio. Inizia
la sua carriera da calciatore nell’Argentinos Juniors, per poi passare al Boca
Juniors. A soli sedici anni arriva la prima chiamata dalla nazionale Argentina,
proprio come il grande Pelé. Successivamente, nel 1982, grazie ad un ingaggio
record, viene acquistato dal Barcellona, con il quale però gioca solamente
trentasei partite in due anni, a causa di un grave infortunio. Nel 1984 passa
poi al Napoli, l’avventura più grande della sua vita. Non ho avuto la fortuna
di vederlo giocare, ma non ho potuto fare a meno di guardare e ammirare
centinaia di video con le prodezze che ha compiuto durante la sua carriera.
Maradona era la certezza che la vita degli ultimi, degli oppressi
sarebbe stata migliore, che l'impossibile era possibile, che se lui poteva
dribblare tutti gli avversari fino ad arrivare in porta palla al piede (come
nel mondiale del 1986), se poteva fare goal da calcio d’angolo o da
posizioni impensabili in qualsiasi momento e poteva segnare di mano senza esser
visto, allora tutti i sogni degli ultimi si sarebbero potuti avverare. Come
affermò lui stesso, volle diventare un idolo dei ragazzi poveri di Napoli. È
stato un calciatore che ammiro moltissimo non solo per le sue giocate con la
palla tra i piedi, ma soprattutto per il rapporto che ha creato con un intero
popolo. Tra Diego e il popolo napoletano, ma anche quello argentino, c’era un
legame unico, una vera e propria Fede nei suoi confronti. Diego Armando
Maradona rappresenta nell’immaginario di chiunque "l’essenza del calcio", fatta
di genio, allegria, talento purissimo, il vero e proprio numero 10, con un
piede mancino capace di disegnare opere d’arte.
È stato
tanto grande nel calcio, indubbiamente il più grande di sempre, quanto debole e
fragile nella vita quotidiana, con cadute continue nei tunnel della dipendenza
da alcol e droga dalle quali con sempre maggiore difficoltà riusciva a rialzarsi.
Ma, come amava affermare lui stesso, chi sbaglia paga e lui ha pagato in prima
persona per i suoi errori. Del resto, come affermava Gianni Brera, "che
Maradona fosse un genio non ci sono dubbi, e che i geni siano un tantino
squinternati di cervello è risaputo e ammesso da sempre".
Quando ho
saputo della notizia stentavo a crederci. Stavo ascoltando la musica sul letto,
quando ho letto una notifica di un mio amico sul mio telefono: è morto
Maradona. Non ho dato subito peso a questa notizia, tramite i messaggi spesso
si leggono tante bugie o scherzi. Ma dopo dieci minuti, su ogni social non si
parlava di altro. Mi sono alzato dal letto e ho pensato: "è davvero morto Diego
Armando Maradona?" E pensare che ieri sera stavo parlando con i miei amici
proprio di lui, riguardo chi fosse il calciatore più forte di tutti i tempi.
Certo che la
vita a volte è proprio strana.
Gioco a
calcio da quando ho sei anni e Diego l’ho sempre visto come un modello, sopra
tutti, sopra ogni cosa. Mi ha insegnato che nulla è impossibile, a credere in
me stesso nel bene e nel male, a farmi trovare la forza di rialzarmi e il
coraggio di andare avanti, nella gioia e nel dolore. Proprio per questo è stato
per me il calciatore più importante di tutti i tempi, colui che mi ha fatto
innamorare del calcio. Sapere che non c’è più fa davvero male.
Ma lui non è
morto, è solo andato a sedersi sul trono che tanto lo
aspettava. È bello per me pensare che Diego Armando Maradona sia stato la testimonianza della presenza di Dio in un campo di calcio.
Marco De Rosa
Maradona è l’infanzia, è il mondo prima di ogni cosa. È venuto a riscattare una squadra, una città che non aveva mai vinto. È l’uomo che mi ha salvato la vita.
Paolo Sorrentino
Certamente un giorno da qualche parte lassù nel cielo, torneremo a giocare a calcio.
Pelé
Un giorno molto triste per tutti gli argentini e per il calcio. Ci lascia ma non se ne va, perché Diego è eterno.
Lionel Messi
Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci.
Alex Del Piero condivide una citazione del campione
Dal primo giorno in cui sei arrivato nella nostra amata Napoli, sei diventato un napoletano doc. Hai dato tutto per la tua gente, hai difeso questa terra, l’hai amata. Ci hai regalato la gioia, i sorrisi, i trofei, l’amore.
Lorenzo Insigne
È il nostro passato che se ne va.
Michel Platini
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