Pasolini è in cerca dei volti per il suo capolavoro “il vangelo secondo Matteo”, volti veri, volti di vita. Un microfono alla mano, la sua figura appena visibile; solo scorci della sua mascella ossuta. Niente copione, una scaletta prefissata ma poi rivista. In questo film c’è tutta la meraviglia dell’imprevedibile verità.
Le risposte non date, le bocche trattenute in un sorriso nervoso mettono a nudo l’approccio degli italiani degli anni sessanta alle tematiche dell’amore, del sesso, degli “invertiti”, delle “donne disoneste”. Pasolini intervista l’Italia, l’Italia che risponde, più o meno sinceramente, alle domande spinose e scandalose per il 1963. È innegabile che dalla pellicola emergano due realtà che dapprima si contraddicono ma poi si completano. Le due realtà sono la piccola e media borghesia dell’Italia: quella dalla parte del manico della “forbice”; e l’altra stretta tra le due lame di essa, il sottoproletariato del sud. Pasolini è ovviamente molto attaccato a quest’ultima fetta dello stivale, affascinato dall’assoluta onestà degli ultimi, dalla loro ingenua concretezza.“l’Italia del benessere materiale è drammaticamente
contraddetta nello spirito da questi veri italiani.”
E se sono questi ad essere i veri italiani, è proprio questa
contraddizione che dà verità, radici, certezze all’Italia. Certezze perché il
sud dimostra un unanime approccio alla sessualità. Le parole che ricorrono in
questi impacciati eppure certissimi discorsi sono “uso” e “gelosia”. L’onore
come caposaldo della vita: una volta tradito l’onore, è meglio morire. Ragazze
caste, timide, le poche che Pasolini riesce a intervistare. Esse non nascondono
la loro voglia di libertà, ma esprimendola sorridono, come a suggerire
l’assurdità di questo cambiamento.
E se al sud la questione è chiara, indiscutibile, immobile,
nel resto d’Italia regna la più totale confusione. Rimangono in piedi i rottami
di una vecchia ideologia tutta basata sull’ideale estremamente labile e
relativo della rispettabilità. Eppure si fa timidamente strada quella
lievissima scintilla, che esploderà verso la fine del decennio in un
cambiamento epocale. La crisi degli ideali tradizionali genera confusione e
porterà nel decennio successivo a svolte fondamentali come la legge sul
divorzio (1970) e la Riforma del diritto di famiglia (1975).
In questa Italia confusa, timida, reticente nel parlare di
ciò che ci spingerebbe a mettere la testa sotto la sabbia, gli “invertiti” non
esistono. Si guarda da un’altra parte, si tace, ci si innervosisce. La
minaccia del diverso spaventa. La stessa accettazione dell’esistenza
dell’anormale, spinge coloro che si sentono normali, a dubitare di se stessi.
Pasolini confida a Moravia di essere reduce di un mondo di
scandalizzati. Scandalizzati perché conformisti, terrorizzati nel cercare di
comprendere ciò che si nega per difendersi. Lo scandalo come “testarda certezza
degli incerti”
La pellicola si conclude con il matrimonio di Tonino e Graziella, con la voce di Pasolini che si chiede “Ma davvero agli uomini interessa qualcos'altro che vivere?” I due giovani sono certi del loro matrimonio, della loro futura famiglia. In un giorno in cui male e bene non hanno spazio; vivono in una “spietata smemoratezza”, come se vivessero la vita dei loro genitori, della loro futura prole, trascurando la coscienza del loro amore. Pasolini augura a Tonino e Graziella “Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore"
Eugenia Elifani
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