Il ciclone Yasa è apparso il 10 dicembre come un’area di bassa pressione a 655 km dalle isole Vanatu, nel sud-ovest
del Pacifico, per poi muoversi gradualmente verso nord.In meno di un giorno si è intensificato, fino a
diventare un ciclone di classe 5 della scala Saffir-Simpson, con venti fino a
290 km/h, battendo il record del ciclone Zoe nel 2003.
Il ciclone (nome dato agli uragani presenti
nell’Oceano Indiano e nel Sud del Pacifico) si è poi diretto velocemente verso
le isole Fiji; mandando in allerta le autorità delle isole. Il governo in
risposta ha avvertito i pescatori di non navigare il mare, poiché si sarebbero
imbattuti in venti ed onde pericolosi, inoltre la forza di polizia figiana si è
mossa, portando ai vari centri abitati della nazione risorse necessarie per
affrontare la situazione critica.
Yasa ha raggiunto le isole il 17 dicembre, causando
onde fino a 16 metri nelle acque lungo la costa, e numerosi danni alle
abitazioni ed edifici pubblici Figiani.
Si stima che all’incirca 93.000 Figiani (più del 10%
della popolazione totale) siano stati colpiti dal ciclone, e che in termini di
vite umane vi siano stati 2 morti e 25 feriti.
Il primo ministro figiano Frank Bainimarama ha
affermato, tramite un tweet "tutto ciò non è normale. Questa è un’emergenza
climatica", mentre un abitante di una delle città colpite dalla calamità ha
inoltre affermato sul telegiornale locale "temevamo tutti per le nostre vite, e
credevamo che avremmo sicuramente perso le nostre case. Non ho mai visto
qualcosa del genere in 65 anni della mia vita".
Il governo, essendo il paese in emergenza
sanitaria dovuta al COVID-19, riscontrerà diverse problematiche a risollevare
la popolazione dal caos generato dal ciclone; principalmente a causa delle
diverse restrizioni e precauzioni per evitare la diffusione dell’epidemia,
mentre ancora in migliaia si trovano nei centri di evacuazione.
Marco Panzironi
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