giovedì 3 dicembre 2020

NAGORNO-KARABAKH: Il conflitto di cui non si è parlato.


È iniziata e finita in un mese e mezzo, un fulmine a ciel sereno che ha colpito il mondo durante la pandemia, questo è il modo migliore per descrivere la guerra

avvenuta tra settembre e novembre di quest’anno nel Nagorno-Karabakh, una regione dell’Azerbaijan di maggioranza armena e sotto controllo dal 1992 dall’auto-proclamata Repubblica dell’Artsakh, supportata dal governo armeno.


Questo però è cambiato, la mattina del ventisette settembre, le forze Azere iniziano un’offensiva verso diverse città della Repubblica dell’Artsakh, che risponde attivando un coprifuoco su tutto il territorio e mobilitando la popolazione maschile. A difesa della Repubblica arriva l’Armenia che, pur non riconoscendo la repubblica, per non minare le trattative internazionali, mobilita il suo esercito contro gli azeri, dando inizio così al conflitto. Nel mese successivo l’esercito azero riconquisterà una gran parte del territorio sotto controllo della Repubblica Karabakha, lasciando sfollati circa 90.000 civili armeni, intanto le forze armene non riescono a fermare l’avanzata azera ma, attraverso i bombardamenti, lasceranno senza casa 40.000 azeri.

Il conflitto terminerà il dieci di novembre dopo che, la sera prima, l’esercito dell’Azerbaijan abbatte un elicottero Russo in territorio armeno, affrettando quindi i negoziati. Il cessate il fuoco viene firmato alla mezzanotte di Mosca, con la Russia che si pone da paese mediatore, offrendo forze militari per il mantenimento della pace nella regione.

Termina così l’ennesimo conflitto della regione che, scuotendo il mondo per un ennesima volta, fa risuonare gli echi di guerra che si sperava aver lasciato nel passato.

Giuseppe Cirimele

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