L’11 gennaio del 1755 nasceva Alexander Hamilton, nome caduto nel dimenticatoio della storia se non fosse per il fatto che il suo volto osserva tutti i giorni il popolo americano facendo capolino dalle banconote da 10 $. Solo un musical
che ha spopolato a Broadway qualche anno fa ha riportato in vita il suo ricordo come persona e come rappresentante e portatore di valori che via via stanno affievolendosi nella memoria degli Americani.Padre fondatore della costituzione degli Stati Uniti,
ispiratore della Convenzione di Filadelfia, inebriato dal vento di rivoluzione
che soffiava fortemente dalla Francia, fervido traghettatore oltre oceano dei valori della triade di concetti che
rendono grande ogni popolo che li metta
alla base della propria costituzione: uguaglianza, libertà, fraternità.
La potenza che spinse la rivoluzione americana rendendola,
agli occhi di posteri, come un unico moto nonostante le molteplici divisioni
interne, fu che, alla fine, furono
concetti, idee e contenuti a dare vita al culto delle idee e
non dei personaggi che le promuovevano. La Costituzione è la Costituzione, i
suoi Padri Fondatori vengono dopo, perché ciò che nella Carta Costituzionale è
scritto prescinde, alla fine, da chi lo ha concepito. Nel momento in cui i
valori fondanti vi sono stati promulgati, sono diventati bene comune, non più
appartenenti al complesso ideologico di un solo uomo.
Ciò che ha reso forti, finora, gli Stati Uniti, è stato il
fatto che, più di ogni altro paese nella storia moderna, hanno rifiutato il culto
delle singole personalità a favore del culto e del rispetto delle cariche
istituzionali e di ciò che esse simboleggiavano per tutta la popolazione, a
prescindere dal loro schieramento politico.
Giovane democrazia con gli occhi puntati sui fatti della storia
del Vecchio Mondo, per 230 anni dal loro primo vagito hanno salvaguardato cariche
e istituzioni riparandole dalla minaccia del culto del singolo, come i Metelli
contrapposti agli Scipioni.
Poi qualcosa si è rotto e le cose si sono modificate a tal punto
che un singolo uomo ha potuto suscitare ciò che mai il mondo avrebbe pensato
potesse accadere nel paese culla della democrazia moderna.
Il 6 gennaio un manipolo selvaggio capeggiato da un
rutilante essere mascherato ha assaltato Capitol Hill, il luogo simbolo degli
USA, istigato, istruito e aizzato da un solo singolo uomo, nel tentativo di
sovvertire le lecite decisioni del demos a favore di una carnevalesca
pseudo-monarchia basata sulla spregiudicatezza di una comunicazione univoca che
ha fatto presa sulla ignoranza, sulla impreparazione culturale e politica e
sulla incapacità critica della gente.
La sottilissima strategia che si nasconde dietro una
apparentemente barbara successione di dinamiche si basa sul vecchio trucco che
utilizza chi, con fare mafioso, offre la sua protezione al popolo creando un
fantomatico nemico interno, sfruttando la contrapposizione del “noi contro
voi”, del “non vorrei ma devo ergermi a vostro protettore e paladino della
giustizia”, alimentando così quel culto del condottiero che mira alla
costruzione del suo piccolo regno.
Noi europei questo tipo di “comunicazione di regime” li
conosciamo fin troppo bene e tuttavia il mondo non ha imparato. Ha provato a
dimenticate pensando scioccamente che “andare avanti” significhi “non guardarsi
indietro”, con buona pace dei Padri Fondatori.
La figura immaginaria che interpreta le paure e le
insicurezze del popolino povero di spirito e privo di strumenti è un feticcio
costruito ad arte da chi questi processi di assoggettamento delle masse li
conosce bene e che è costruita ad arte per avallare e normalizzare l’utilizzo
di linguaggi violenti, che autorizzano gli adepti del
condottiero/santone/paladino di turno ad utilizzare mezzi prima considerati più
che illeciti per proteggere il loro “re”.
Ecco, ritengo che questo tipo di propaganda vada fermata
sempre e comunque e che ogni singolo cittadino abbia il diritto di difendere i
baluardi della democrazia utilizzando i mezzi leciti e civili a propria
disposizione, soprattutto nel momento in cui il culto della persona viene
alimentato, nutrito e reso esponenziale dalla immediatezza che gli attuali
strumenti si comunicazione offrono. Tutto ciò che in malafede mira a fare presa
sull’ignoranza deve fare paura ai portatori di conoscenza e coscienza e deve
essere combattuto. Ma questo tipo di guerra richiede delle armi a lunga gittata
nel tempo, che devono passare dall’educazione delle generazioni presenti e
future. Solo la conoscenza ci libera dalle catene e quando si parla di
educazione non si intende la mera erudizione, il nozionismo, ma la cultura, al
conoscenza, la cognizione di causa, il senso critico, la competenza, la
consapevolezza. Questo è quello che è mancato e che manca al manipolo di
barbari capeggiati dallo “sciamano cornuto”, questo è quello che manca alla
popolazione media americana: un buon sistema scolastico, una buona cultura diffusa a macchia d’olio
anche tra le fasce più basse della popolazione e non solo ad uso e consumo
degli strati più abbienti. È questo medio evo culturale che ha creato,
probabilmente, il blackout democratico esploso pochi giorni fa e che ha acceso
un faro sulla momentanea decadenza di un popolo che è divenuto grande da solo e
che da solo risorgerà da questo buio momento.
Giacomo Di Maria
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