Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la notizia di una professoressa di lettere del Massachusetts che
ha deciso di eliminare l’Odissea dal programma di studi del suo corso, poiché rappresentante di una cultura “in cui il razzismo, il sessismo, l’antisemitismo e altre forme di odio sono la norma”.L’insegnante in questione, Heather Levine, appartiene al movimento #DisruptText, ovvero un gruppo di educatori che sostiene la necessità di presentare programmi di studio più inclusivi, antirazzisti ed equi, affermando di essere contrari alla censura, che è invece proprio ciò che fanno.
Questa decisione, alquanto contestabile, non è tuttavia nuova alla cronaca, ma anzi, segue l’onda di una serie di avvenimenti simili che a partire dalla primavera del 2020 e dal diffondersi del movimento Black Lives Matter, hanno fatto scalpore.
La distruzione di decine di statue negli Stati Uniti è stato l’evento scatenante che ha portato alla diffusione di una cultura della cancellazione, tesa alla distruzione di ogni elemento che possa anche solo minare i valori di inclusione e solidarietà che, giustamente, il movimento BLM sostiene.
A questa si sono quindi succeduti la temporanea rimozione di Via col Vento dagli archivi HBO, poiché mancava di una contestualizzazione che potesse permettere al pubblico di comprendere la distanza storica fra il 1861 e il 2020, l’accusa al film Grease, condannato per essere misogino, razzista e sessista, ed infine proprio la decisione di escludere Omero da un programma scolastico.
Queste vicende, oltre a mettere in luce le contraddizioni di alcuni gruppi e soggetti che paradossalmente predicano l’uguaglianza e l’inclusione, evidenziano anche un grave problema culturale ormai sempre più diffuso. Appare infatti evidente come sia impensabile inserire i valori odierni in contesti storici come gli Stati Uniti negli anni ’50, l’America sudista del XIX secolo o persino l’antica Grecia, eppure il dilagare di un’idea di politicamente corretto sempre più estremizzato, che non tollera il passato in quanto tale e preferirebbe piuttosto censurare la cultura e la storia, sembra seguire proprio questa via.
Il problema però non finisce qui. Le idee di alcuni gruppi, così controverse, spesso fanno notizia sui giornali e vanno ad oscurare invece coloro i quali si battono per una vera uguaglianza sociale, in maniera pacifica e senza estremismi, che purtroppo però vengono affiliati a movimenti come il #DisruptText, frutto dell’ignoranza e della volontà di portare nel mondo inutili cambiamenti, che di certo non permetteranno di eliminare ingiustizie, razzismo o alcun tipo di ineguaglianza.
Federico Tortorella
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