Con l’evoluzione dei viaggi spaziali, che inizialmente potevano durare poche
ore, anche l’alimentazione a bordo delle capsule e stazioni orbitali è cambiata notevolmente. Per quanto siamo ancora lontani dalla coltivazione di piante su pianeti lontani, ogni giorno, a 400 chilometri sopra le nostre teste, gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) vivono seguendo una dieta semplice e varia.Jurij Gagarin, il primo uomo ad aver superato l’atmosfera terrestre, aveva come unica opzione nutritiva un tubetto contente un concentrato energetico necessario alla sua sopravvivenza. La NASA tuttavia comprese che per i viaggi sulla luna ciò non era sostenibile, pertanto sviluppò il metodo che tuttora viene utilizzato.
Sulla terra il cibo viene accuratamente studiato e lo si fa assaggiare agli astronauti. Questi ultimi possono inoltre scegliere snack o addirittura farsi preparare piatti particolari da alcuni chef: per esempio la nostra connazionale Samantha Cristoforetti ha passato molto tempo con Stefano Polato, direttore del Laboratorio dell'Agenzia aerospaziale di Torino che si occupa di produrre il cibo per tutti gli astronauti europei, scegliendo sia la tradizione che gli alimenti più esotici.
Le regole per spedire delle pietanze sulla ISS sono poche ma rigide: per motivi di sicurezza l’acqua libera, sale e alimenti che producono briciole sono severamente vietati. Per mantenere un buon livello di ossigeno è infatti necessario areare moltissimo la stazione e quindi oggetti molto piccoli potrebbero intasare le ventole o mettere a rischio le vite delle persone causando avarie degli strumenti vitali, oltre che rovinare strumenti scientifici da milioni di dollari. L’ultima accortezza che si prende per approvare l’utilizzo di una specifica vivanda è strettamente economica: il trasporto fino all’orbita bassa della terra, dove risiede la ISS, può costare dai 22.000 fino ai 113.000 dollari al kg. Per questo motivo ogni alimento deve pesare poco e avere la possibilità di essere disidratato e liofilizzato, per essere poi reidratato in orbita dove l’acqua viene riutilizzata con un’efficienza che va dal 90 al 98%.
Per concludere una menzione va fatta alla pizza: la più costosa è infatti stata spedita sulla ISS nel 2001 da Pizza Hut; per quanto la trovata pubblicitaria fu sicuramente geniale, si stima che gli sia costata più di un milione di dollari. La prima pizza spaziale è invece stata realizzata nel dicembre 2017, quando Paolo Nespoli decise che per colmare la mancanza della propria casa, la cosa migliore da fare fosse la pizza. Si fece perciò inviare gli ingredienti da Houston e preparò una portata descritta scherzosamente come “inaspettatamente deliziosa”.
Per vedere l’assemblaggio finale delle portate, qui mettiamo un link in cui Samantha Cristoforetti ci illustra il procedimento.
Filippo Zuzolo
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