veloci. Mancano 100 giorni alla maturità. Già si sentono nell'aria la voce cicaleggiante e le allusioni audaci di Venditti.
"... Quattro ragazzi con lo chitarra..."
Certo, sarà un esame strano. Niente versione, niente compito di matematica, niente tema. Le imprese rocambolesche e le stranezze a cui cinema e fiction ci hanno preparato tanto a lungo non verranno. Non ci sarà la gita, probabilmente nemmeno la festa. Sarà una chiusura, una fine di percorso, segnata dall'assenza, dettata da cause di forza maggiore, di tutte quelle piccolezze, quei potenziali ricordi, che compongono buona parte di ciò che nell'immaginario collettivo viene definito "maturità". Eppure l'esame ci sarà, insieme ai ripassi raccapezzati dell'ultima sera, insieme all'ansia ed ai nervi che tremano. Ci saranno i compagni. Ci saranno cinque anni di amicizia e conoscenza condivisa. E forse questo è ciò che più conta. Ci è stato sottratto molto dell'aspetto esteriore, materiale, di questo sogno ricorrente dell'immaginario italiano. Ciò non significa però che, nella sua essenza, il momento non rimanga identico: la fine della scuola, l'inizio di un qualcosa di nuovo, di una forma di apprendimento radicalmente differente. La situazione sanitaria ci rende impossibile festeggiare questo giorno come avremmo voluto. Ma ci permette comunque di riflettere, di parlare, di prepararci a questo esame. Siamo giunti all'ultimo metro: bisogna solo stare attenti a non inciampare, e dare il massimo.
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