Non si può salvare il mondo con le canzoni, non si può con la musica, né con
l’arte: ma allora che cavolo si fa?Non si può neanche migliorare il mondo con parate o marcette
o stanca disobbedienza civile: alla lunga si finisce col peggiorare sempre le
cose. Si finisce con lo scambiare un problema con un altro, o per mantenersi
dalla parte dei deboli o per noia, perché tutti quei casini alla fine non ci
riguardano. Si nasce e si cresce in un mondo pieno zeppo di problemi, dalla
prima elementare fino al quinto liceo ci vengono propinate serie e serie di
casini irrisolti ai quali l’unica risposta è fare spallucce. Casi e casi di
disastri aerei, processi misteriosi, attentati e rapimenti ai quali
semplicemente una risposta non ci sta. La mia generazione, i miei amici, sono
figli del nulla, non una guerra, non una rivolta, e grazie a questo tutte
quelle pagine nere del nostro recente passato prendono polvere e iniziano a
suonare come cose retoriche, cose che si sanno e non si sanno.
Le guerre Mondiali, quella Fredda, gli “anni di piombo”
hanno il valore di cartoline agli occhi di un giovane di oggi; lezioncine trite
e ritrite su cui, se va bene, ci fanno qualche film, cose che nell’essere
inspiegate sono diventate inspiegabili. Ci siamo abituati quindi a non sapere
la Verità, a non saperla nemmeno su fatti accaduti ormai tanto tempo fa. Per il
più minuscolo dei problemi e per il più grande vale sempre la stessa regoletta:
fatti i fatti tuoi, non curarti di quello che è successo perché tanto non lo
saprai mai. E così andiamo avanti. Andiamo avanti per una strada che non lo
sappiamo neanche dov’è che porta, perché ci siamo scordati per dove siamo
passati. Aspettando così un Godot, un Messia che non arriverà mai perché ce lo
siamo inventati noi, non capendo che la vera luce in fondo al tunnel è in
realtà un treno pronto a venirci in faccia.
Questo perché la parola “verità” è stata usata talmente
tanto che non vuol dire più un qualcosa di preciso, tant’è che al solo sentirla
proviamo un senso di angoscia, quasi di paura: perché noi alla fine della
verità non ci fidiamo.
La Realtà invece, di quella è difficile non fidarsi, ci si palesa
davanti sempre nel peggiore dei modi e nove volte su dieci ci scappa il morto.
Ci accontentiamo di lei e di tutti i suoi conflitti perché almeno a quella ci
siamo abituati, alla morte innaturale, prematura, industriale. E quindi stiamo
fermi ad ascoltare cronache su cronache di donne uccise, morti sul lavoro
insomma cose brutte, perché, ormai, sono di casa; male che vada posto
l’essenziale per star meglio su Instagram, butto giù qualche numeretto, qualche
statistica, qualche sondaggio e divento il turista del mondo in cui vivo.
"Ma la Verità? Ah quella...quella mica è affar mio, ce ne sono tante in
giro, vatti a fidare...che poi alla fine sono tutti uguali; tu pensa per te,
che tanto una risposta non ci sta."
Livio Sacchetto
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