giovedì 18 marzo 2021

Guernica: eterna lotta fratricida

 


L’opera che stiamo per analizzare è uno dei capolavori più famosi di Pablo Picasso, il più noto esponente del cubismo. Oltre all’estetica dell’opera, è importante il significato che si cela

all’interno di essa.


Pablo Picasso volle esprimere in Guernica la sua opposizione ai regimi totalitari che si diffusero in Europa nel corso del XX secolo. L’opera rappresenta una protesta visiva contro la violenza, la distruzione e la guerra nel suo complesso.

 

Guernica è il nome di una cittadina spagnola dei Paesi Baschi, rasa al suolo in seguito ad un bombardamento aereo ad opera della Legione Condor, corpo volontario composto da elementi della tedesca Luftwaffe e dall’Aviazione Legionaria Fascista d’Italia la sera del 26 aprile 1937; il bombardamento uccise soprattutto donne e bambini. In quegli anni era in corso la Guerra Civile in Spagna con la quale il generale Franco cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi al governo repubblicano. Quando la notizia venne divulgata, Picasso era impegnato alla realizzazione di un’opera che rappresentasse la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi del 1937: decise di dipingere questo pannello col fine di denunciare l’atrocità del bombardamento su Guernica.

 Dopo l’esposizione, l’artista spagnolo non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto effettuare ritorno in Patria solo dopo la fine del regime franchista. L’opera venne quindi ospitata per molti anni al Museum of Modern Art di New York e fece ritorno in Spagna solo nel 1981 ad otto anni dalla morte del pittore e sei da quella del dittatore. Durante gli anni ’70 fu un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l’Europa, della resistenza al Nazismo.

 Il quadro è realizzato secondo lo stile Cubista: lo spazio è annullato per consentire la visione simultanea dei vari frammenti che Picasso intende rappresentare. Il colore è del tutto assente, infatti vengono utilizzati esclusivamente toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l’essenza di vita e la drammaticità di quanto è rappresentato.

La presenza della madre con il neonato in braccio, di un toro e di un cavallo (che somiglia a un asino) riecheggia la composizione del presepe natalizio, che risulta però sconvolto dal bombardamento.

 

Il posto centrale è occupato dalla figura di un cavallo; il suo aspetto ricorda un animale imbizzarrito e nella bocca si nota una sagoma che ricorda quella di una bomba: è proprio il cavallo che simboleggia la violenza della furia omicida. Sopra di esso è posto un lampadario con una lampadina a filamento, il primo elemento di contrasto che rende drammatica la presenza di un cavallo imbestialito in uno spazio arredato con oggetti semplici e di vita quotidiana. Al cavallo Picasso contrappone sulla sinistra la figura di un toro che rappresenta la brutalità e l’oscurità, simbolo di una Spagna offesa, che concepiva la lotta come uno scontro leale e ad armi pari. Uno scontro leale come quello della corrida in cui un uomo ingaggia una lotta con animale più forte rischiando la propria vita. Invece il bombardamento aereo rappresenta quanto di più vile l’uomo possa attuare, perché la distruzione piove dal cielo senza che le si possa opporre resistenza.

 

Il pannello si compone, dunque, di una serie di figure con tratti deformati per aumentare la drammaticità che raccontano la brutalità di quanto è avvenuto. La lampada a olio in mano ad una donna che scende le scale, posta al centro dell’opera, indica l’involuzione tecnologica e sociale che ogni guerra porta con sé; la colomba a sinistra è un richiamo alla pace, mentre il cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo degenerato.

 

La violenza e la sofferenza traspaiono in due drammatiche immagini: sulla sinistra dell’opera, la madre che grida al cielo disperata con in grembo il figlio ormai senza vita – richiamo alla Pietà di Michelangelo – da contrastare ad essa la figura a destra che alza disperata le braccia al cielo. In basso nel dipinto c’è un cadavere che ha una stigma sulla mano sinistra come simbolo di innocenza e che stringe nella mano destra una mano spezzata, da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore. L’alto senso drammatico nasce dalla deformazione dei corpi, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti, dall’alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l’assenza di vita a Guernica.

 

I colori del quadro sono il bianco e il nero perché, secondo Picasso, la guerra è sofferenza, ma nell’opera, se si guarda attentamente, c’è una lampadina, che simboleggia la speranza.


Le enormi dimensioni furono scelte perché il quadro doveva anche rappresentare una sorta di manifesto che “esponesse” al mondo la crudeltà e l’ingiustizia delle guerre. L’artista volle tradurre in pittura un grido di dolore, il racconto di una tragedia: il bombardamento della città di Guernica.


Samuele Oliveti

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