L’8 Marzo si festeggia la “Giornata internazionale della donna”. Infatti nonostante i nostri compagni, fratelli, padri, ci regalino un ramoscello di mimosa
e ci facciano gli auguri, non si tratta originariamente di una vera e propria festa. L’8 marzo 1917 viene spesso ricordato per l’inizio della “Rivoluzione di Febbraio” che in realtà cominciò proprio con rivolte e occupazioni da parte di operaie. Dal 1921 questa data fu stabilita come Giornata internazionale dell’operaia, sostituita gradualmente da falsi storici per la sua forte valenza politica. Il simbolo della mimosa fu proposto da una giovanissima madre costituente, Teresa Mattei, che nella celebrazione dell’8 marzo nel 1946 affermò “La campagna di Roma profumava tutta di mimosa”Questa giornata mi fa riflettere su come ancora oggi sia
davvero importante affrontare un discorso di parità. Una donna oggi può
divorziare, votare, abortire, lavorare, scegliere di non sposarsi o di non
avere figli. Questi sono i risultati di grandi battaglie di donne e uomini del
passato per sopperire a discriminazioni ingiustificate. Non si tratta quindi di
“agevolazioni”, o “eccessivi diritti”, ma i minimi requisiti per poter
rivendicare la propria condizione di esseri umani. Ad oggi è fondamentale
riconoscere la gratitudine nei confronti di chi ha consacrato la propria vita
alla garanzia dei diritti per le generazioni future. Allo stesso tempo è
importante ricordare che ad oggi, in Italia, e dunque un paese della fetta
“fortunata” di questo mondo, alle donne siano ancora negate libertà
fondamentali. L’obiezione di coscienza,
è primo fra tutti l’esempio di come la “ scelta” del singolo partecipi della
responsabilità comune. In regioni d’Italia come il Molise la percentuale degli
obiettori supera il 94%. Nonostante esista una legge dal 1978, non si può dire
che sia rispettata la libertà di scelta di una donna se, recandosi in ospedale,
non trovi un ginecologo che non le impedisca di agire secondo la propria
libertà stabilita dalla legge.
E il discorso della parità va perfettamente d’accordo con il
discorso della meritocrazia: “Il problema non sono le quote rosa ma il merito.
Sono sicura che se la meritocrazia entrasse nel nostro paese, le donne
sarebbero più apprezzate. Non è solo un problema di quote, anzi, è un problema
di una struttura mentale differente” sono queste le parole di Emma Bonino,
personaggio fondamentale per la lotta alla parità di genere, soprattutto nel
grande periodo di fervore che furono gli anni 70. Quindi, care donne, fatevi
regalare mimose se volete (i cioccolatini sarebbero comunque più graditi), ma
soprattutto, oggi come tutti i giorni, acquisite la consapevolezza delle
libertà già ottenute, per non cadere in soprusi, e riconoscere le libertà che
potrebbero cercare di negarvi.
Eugenia Elifani
Nessun commento:
Posta un commento