mercoledì 17 marzo 2021

La strategia del tramezzino: riflessioni su lingua e politica


 Dalle chiacchiere di quartiere, ai discorsi dei politici, oggi si discute spesso del progressivo disuso di termini italiani, sostituiti da formule anglosassoni.
Questo è l’effetto di un meccanismo in atto da sempre, e cioè l’evoluzione della lingua. Essa è infondo la stratificazione di storia, tradizioni, abitudini. Di questo processo fatto di piccole e progressive contaminazioni, fa parte l’odierna  anglicizzazione della società . Nonostante infatti si critichi che questo fenomeno possa intaccare lo sviluppo della lingua, è a mio avviso, parte integrante di tale stratificazione. In un mondo sempre più interconnesso è innegabile la presenza di vocaboli ad uso “mondiale”, spesso già insinuati nei singoli vocabolari . Questo processo di “anglicizzazione” è dato da profonde cause di supremazia politico- economica dei paesi anglofoni. Il discorso della lingua è infatti strettamente legato ad usi e costumi, ma anche a fattori di natura politica economica. Ad esempio nel mondo dei grandi sistemi totalitari, l’appartenenza del singolo ad un tessuto più ampio era necessariamente legata allo stato o al partito; e non di certo ad un sistema cosmopolita.

Guardando un film ambientato nel ventennio fascista mi colpì molto l’utilizzo della parola “albo fotografico ” in sostituzione alla parola “album fotografico”. Pensai come anche questo fosse parte dell’evoluzione della nostra lingua, ma con un programma ben preciso al servizio dell’ideologia.

I grandi leader hanno dovuto ricostruire o costruire le tappe di una mitologia propria del singolo stato. Una sorta di epica della nazione, assolutamente legata al discorso della lingua.

È interessante osservare come, durante il ventennio fascista Mussolini auspicasse ad un abbandono di quelle che lui stesso definì “parole ostrogote” in favore di un linguaggio puramente italiano. Egli, sempre per l’esigenza di legittimare la propria ideologia rifacendosi al passato, prese come esempio i linguisti dell’Umanesimo. Gli stessi nomi di città legati al dialetto locale furono italianizzati: Courmayeur diventò Cormaiore. Parole di uso comunissimo come “tramezzino” sono frutto dell’abolizione di termini che avessero potuto intaccare la purezza della lingua, in questo caso la parola “sandwich”. Inoltre nel 1936 venne imposto l’obbligo di italianizzare persino i nomi di grandi personaggi famosi: Louis Armstrong divenne Luigi Braccioforte. Quelli che a noi sembrano provvedimenti ridicoli, che spesso ci fanno anche sorridere, sono in realtà una parte assolutamente fondamentale dell’edificazione dell’ideologia. Quest’ultima andava infatti progressivamente coltivata, continuamente legittimata. L’Italianizzazione di semplici parole quotidiane faceva parte infatti di un grande progetto di selezione e censura di elementi che nella semplice quotidianità potessero minare la stabilità dell’ideologia.


Eugenia Elifani

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