Ci troviamo in Tibet, area geografica facente parte dell’altopiano himalayano, il tetto del mondo. Qui da circa un secolo la Repubblica Popolare Cinese ha imposto
il suo dominio iniziando un processo di totale modernizzazione che ha sfigurato il paese. I tibetani sono improvvisamente diventati ospiti in quella che per millenni è stata la loro casa, decidendo quindi di fuggire verso gli stati più vicini e portando con sé le tradizioni e la cultura. Oggi tuttavia non parleremo di storia, bensì andremmo a vedere uno dei simboli dell’arte e della tradizione del buddhismo tibetano: i thangka. I thangka (pronunciato: tanka, parola che proviene dal tibetano, si può tradurre come “messaggio arrotolato”) sono degli stendardi appartenenti alla religione buddhista. Questi vengono appesi all’interno di case e monasteri e portati fuori soltanto durante le processioni. I thangka presentano solitamente raffigurazioni del Buddha o di luoghi importanti o astratti. Sono solitamente di colori molto vivaci essendo considerati, secondo la tradizione, manifestazioni del divino.L’arte dei thangka nasce in Nepal, quando gli indù iniziarono a ritrarre scene naturali e divine in rotoli di foglia di palma. Contemporaneamente in Tibet si inizió a diffondere, grazie ai differenti innesti culturali nepalesi e indiani, tale tradizione. Iniziarono poi ad essere prodotti stabilmente dalla regione una volta introdotti alle corti cinesi. Il thangka è ad oggi ciò che simboleggia più fortemente l’arte e la cultura tibetana, una tradizione che tuttora i tibetani portano con loro nelle terre in cui si sono rifugiati.
Giuseppe Cirimele
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