mercoledì 28 aprile 2021

Hayao Miyazaki: la meraviglia della fantasia



 L’animazione giapponese è un tema molto discusso in occidente, da alcuni amato, da altri non apprezzato e da molti ancora addirittura

sconosciuto. Questa forma di intrattenimento, già molto radicata in Giappone sin dal secondo dopoguerra, è arrivata in Italia solo “recentemente” e ad esclusivo scopo di svago. Nel paese del sol levante, però, oltre che per fornire divertimento, talvolta ha una funzione propagandistica, morale ed educativa. Questo si può notare soprattutto guardando le opere di uno dei più grandi sceneggiatori orientali nonché il maggior esponente di animazione giapponese conosciuto all’estero: Hayao Miyazaki. Miyazaki nacque a Bunkyo, il 5 gennaio del 1941, figlio di Katsuji e Dola Miyazaki, sin da piccolo visse l’infanzia ed il periodo della guerra in modo molto agiato, essendo suo padre direttore dell’azienda “Miyazaki Airplane”. Essa produceva componenti per svariati velivoli, compresi i caccia Zero, dei pericolosissimi velivoli militari che vengono menzionati da Hayao nel suo ultimo film “Si alza il vento”. Questo film è tratto dall’omonimo romanzo di Tatsuo Hori, e parla della vita romanzata di Jiro Horikoshi, un ingegnere aeronautico. Tornando all’autore, tra il 1947 ed il 1955 la madre era spesso ricoverata in ospedale, a causa di una tubercolosi spinale. Questo influì molto su Miyazaki il quale fece dei riferimenti espliciti riguardo a ciò in alcune delle sue animazioni. Durante gli anni cinquanta Hayao, il quale aveva sin da piccolo una grande passione nel disegno, fu conquistato dalla scoperta di anime e manga e così, dopo aver conseguito una laurea in Scienze politiche ed Economia, entrò a far parte dello staff di disegnatori della Toei, dove conobbe la sua futura moglie. Qui, oltre a svolgere il suo lavoro contribuì allo studio proponendo un finale migliore per il film “Gulliver’s Travels Beyond the Moon”. Anni più tardi, lavorò come sceneggiatore ed animatore per il film “La grande avventura del piccolo principe Valiant”, lungometraggio di Isao Takahata, colui che sarebbe diventato suo stretto collega negli anni. Per un lungo periodo, (1971-1979) diresse svariati episodi di parecchie serie animate (tra i quali “Lupin” ed “Anna dai capelli rossi”) finché, nel 1979 dirige il suo primo film d’animazione: “Lupin III - Il castello di Cagliostro” affiancato sempre da Takahata. Nel 1982, venne convinto da Isao a dirigere un film per lo studio Topcraft, chiamato “Nausicaa della valle del vento”. Questa pellicola ebbe un successo tale che, con gli incassi, fu in grado di aprire un proprio studio di animazione assieme a Takahata e, nel 1985, aprirono lo “Studio Ghibli”, il nome deriva da due omonimi: un vento caldo del sahara ed un modello di aereo italiano degli anni 30 (poiché Hayao è un grande appassionato di storia dell’aviazione). In questo studio, produsse molti dei suoi più famosi lavori, come per esempio “Il mio vicino Totoro” (che tratta dell’incontro di due bambine con un essere magico chiamato Totoro, la cui sagoma fu scelta, ed è tuttora la mascotte dello studio d’animazione), “Kiki consegne a domicilio”, “Princess Mononoke”, “La città incantata” e molti altri ancora, tutti pluripremiati sia in oriente che in occidente ed eletti migliori film dell’anno per molteplici volte. Nel settembre del 2013 Miyazaki annunciò il suo ritiro dalle attività cinematografiche a causa dell’età avanzata. Nonostante ciò, nel 2017, è stato rivelato che Miyazaki, vista l’insoddisfazione per “Kemushi no Boro” (un cortometraggio in cgi per il museo Ghibli), sarebbe intenzionato a tornare a lavorare su un nuovo lungometraggio, dalla realizzazione stimata di 5 anni, tuttavia ad oggi ancora non si sa molto. Miyazaki è stato un pilastro dell’animazione, paragonato a figure rilevantissime come “Walt Disney” ed “Akira Kurosawa”, è un pacifista ed attivista attivo a tal punto che, nel 2001, si rifiutò di ritirare in America i premi per il suo film “La città incantata” poiché non voleva mettere piede in un paese che stava bombardando un’altra nazione (Ai tempi gli stati uniti erano in conflitto con l’Iraq). Nei suoi film si parla di bambini ed adolescenti, della loro spontaneità, trattando anche il tema della crescita e della maturità. Parla anche di male e bene, mettendoli non nella classica chiave di contrapposti, bensì di sfumati, difatti in ogni suo racconto il male ha sempre un pizzico di bene in sé, ed il protagonista non lo supera sconfiggendo ma acquisendo la capacità di sopravvivere. Altri argomenti fondamentali sono il pacifismo, l’ambientalismo ed il ruolo delle donne, le quali in tutti i suoi lungometraggi sono protagoniste o comunque personaggi forti. Ultimo, ma non per importanza, è il concetto del volo di Miyazaki, sia fisico (a causa del suo passato e dei suoi interessi), sia metaforico, facendo “elevare” i personaggi emotivamente, facendoli progressivamente levitare verso l’autoconsapevolezza.

Alessio Racioppi

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