sabato 24 aprile 2021

Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più



 «Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono

solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola biscotti.» “Norwegian Wood/Tokyo Blues” di Haruki Murakami (1987). Haruki Murakami è uno degli scrittori giapponesi più riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo Egli scrisse questo libro durante la sua lunga permanenza nel sud dell’Europa, tra la Grecia e Roma. Fin da giovane fu un appassionato di cinema, letteratura e musica, elementi che ritroviamo nei suoi romanzi, attraverso molti riferimenti al “Il grande Gatsby” e a “Tenera è la notte” di Francis Scott Fitzgerald, al “Il giovane Holden” di Salinger, a “David Copperfield” di Charles Dickens, a “il Laureato” di Mike Nichols e soprattutto a “Norwegian Wood” dei Beatles, da cui riprende proprio il titolo di uno dei suoi romanzi più famosi. La lettura di questo romanzo riflessivo, sensibile, leggero ed intimo, viene spesso giudicata con toni tristi, struggenti e malinconici. Molte volte, il protagonista Watanabe Toru è paragonato al “Holden” di Salinger ed il “David Copperfield” di Dickens. Personalmente ritengo che ci sia una somiglianza ma anche una grande spaccatura tra i tre adolescenti. Watanabe, un giovane diciassettenne, come la maggior parte degli adolescenti, non è consapevole delle proprie qualità e si sente continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o di poter sbagliare, ma soprattutto il suo carattere ostinato, istintivo e “giusto” lo fa sentire diverso e ciò lo spinge verso la solitudine. Come il giovane Holden, egli avversa tutto ciò che è “phony”, che sa di finto e costruito, ma scopre che sono pochissime le persone come lui, con cui può comunicare in modo spontaneo e vero. D’altro canto, il ricordo ricorrente di Steerforth (personaggio di Charles Dickens), si estende per tutta la parte di romanzo dove è presente un altro giovane: il cinico e crudele Nagasawa. La sua presenza narcisistica è una lente d’ingrandimento per il protagonista, che comprende una lezione sulla verità e soprattutto come stanno le cose nel mondo. «...Tutti si agitano tanto perché vogliono essere capiti dal mondo. Ma io non sono fatto di un’altra pasta, e anche Watanabe. A noi non ce ne frega niente di essere capiti. Per noialtri io sono io e loro sono loro.» Nel frattempo, il protagonista, diviso tra due figure femminili : Naoko e Midori, si sente incapace di scegliere, cercando un sollievo momentaneo in rapporti occasionali con ragazze sconosciute, che lo lasciano però depresso e svuotato. La presenza di Naoko, Midori e Nagasawa sono come il sale, l’aceto e l’olio sopra l’insalata. L’amore, le incertezze e le verità del mondo sono “ingredienti” utili e necessari al compimento dell’adolescenza di Toru, con i più ed i meno. In conclusione, tutto il racconto è un ricordo di un trentasettenne, ormai adulto e capace di guardare con leggerezza, profondità e malinconia il proprio passato. L’ho trovato come un libro molto realistico sia dal punto di vista dei caratteri dei personaggi, sia dal racconto in sé. Come primo approccio a Murakami, la parte che ha sorpreso di più è stata la sua finezza e la sua delicatezza nel trattare alcuni argomenti anche molto complessi. Esse danno ai suoi romanzi un tocco di originalità che sto ritrovando anche nel suo romanzo “Kafka sulla Spiaggia” (2002). Come dice un proverbio ungherese : i libri sono maestri silenziosi, in quanto non sempre riusciamo a trovare la risposta “giusta” ossia quella che vogliamo e, quasi sempre, nemmeno i libri riescono a rispondere di fronte alle nostre necessità e le nostre problematiche, proprio perché sono silenziosi, ma solo per il fatto di averli letti, ci pongono un'opportunità di riflessione, un punto di vista diverso dalla nostra, dandoci la spinta per il primo passo alla ricerca. Per finire, consiglierei questo libro a coloro che sono amanti di “emozioni forti”, soprattutto quando avrete iniziato a leggere le prime tre pagine, non vedrete l’ora di finirlo!

«Ognuno lascia la sua impronta nel luogo che sente appartenergli di più.» Haruki Murakami

Elena Ruan


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