“The Wall” è l’undicesimo album dei Pink
Floyd, datato 1979. Il film “Pink Floyd – The Wall” diretto da Alan Parker venne
distribuito nelle sale cinematografiche nel
1982, ed è considerato come la
colonna visiva dell’album stesso. L’idea dell’intero progetto e la sua
realizzazione nacque dall’estro di Roger Waters, nonché bassista e cantautore
del gruppo britannico.
L’ambizioso progetto era quello di rappresentare visivamente
una grande opera musicale passando dal vinile al proiettore, quindi alla
rappresentazione live del grande muro metaforico; come una premonizione della
caduta del muro di Berlino nel 1989, che
verrà celebrata con uno storico concerto, nel 1990, dove si esibiranno i gruppi
rock tra i più famosi del mondo.
Si narra, in chiave
fantasmagorica, la vita di Pink, protagonista fittizio che incarna Roger Waters
stesso, e il cui padre è morto combattendo la seconda guerra mondiale. Il personaggio,
interpretato da Bob Geldof, che ricordiamo come storico promotore del live aid
del 1985, è una rockstar, tossico
dipendente, tradito dalla moglie, depresso, ossessionato da traumi infantili
quali la perdita del padre, una madre iperprotettiva e il continuo tormento di
un severo professore scolastico. Egli è schiavo di un sistema che reprime la
creatività e la diversità degli individui, considerati solo nuove reclute da
addestrare, da stampare in serie, eliminando il pensiero critico in ognuno di loro;
una sorta di lavaggio del cervello che sulle note di “Another Brick In The Wall
Pt.2” vede gli alunni disposti su un nastro assimilandoli a carne da macello
che serve ad alimentare il “sistema”. La classica frase “all in
all, you’re just another brick in the wall” si riferisce ai mattoni del
muro psicologico, di alienazione e pazzia che Pink, negli anni, ha eretto
intorno a lui. Il film prosegue in un crescendo di follia psichedelica, denunce
sociali contro il bullismo, discriminazione,
razzismo fino alla dittatura. È così che il muro di Pink diviene il muro
della società, che nel finale viene abbattuto solo grazie ad una presa di
coscienza, quindi alla consapevolezza che violenza paura e repressione devono
essere combattute promuovendo l’individualità della persona con le sue mille
sfaccettature.
Inizialmente, la copertina doveva
essere soltanto un muro di mattoni bianchi, successivamente è stata aggiunta la
scritta “Pink Floyd – The Wall” per volere dei discografici; sicuramente un
messaggio discordante con il grido di libertà lanciato dall’album stesso.
Samuele Oliveti
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