Oggi puntiamo i riflettori sugli Uiguri, un popolo dell’asia centrale di antichissime tradizioni. Presumibilmente
si tratta di un popolo proveniente dalla Mongolia, di ceppo turco e di religione musulmana. Attualmente appartengono alla Cina, che sta subendo un fenomeno tristemente noto, cioè quello di una pulizia etnica. Per fortuna al momento si parla solo di sradicamento culturale con abolizione delle caratteristiche antropologiche, etnologiche, culturali e con forti restrizioni che arrivano fino alla violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Il governo cinese, inoltre, attua nei loro confronti quei procedimenti tipici della loro politica che consistono nella rieducazione culturale tramite appositi campi e di soffocante propaganda politica. Occorre precisare che gli Uiguri sono circa undici milioni attualmente presenti nella regione Cinese dello Xinjiang, ma c’è altresì un altro milione, disperso a causa di precedenti persecuzioni, in altri paesi (Turchia, Russia, Pakistan). Si tratta di un popolo montanaro con economia rurale, abituati a vivere in condizioni seminomadi. I motivi di questo accanimento sono legati al fatto che si tendono a costituire un gruppo a sé stante con le proprie precise connotazioni culturali, difficilmente integrabili in un sistema accentratore e di ispirazione neo-capitalistica come la Cina. Nonostante queste tensioni, vadano avanti da molti anni, il presidente U.S.A., nella quali indifferenza del mondo, ha denunciato la situazione sempre più precaria di queste popolazioni. Per ridurre il numero degli Uiguri, la Cina ricorre anche a metodi già diffusi nel paese per scopi demografici, come l’induzione alla sterilizzazione o l’obbligo della contraccezione. Tutta questa situazione è venuta alla luce grazie alla testimonianza di un camionista Kazako che ha attraversato quei luoghi ed ha raccolto le testimonianze di persone che non avevano mezzi tecnologici o di comunicazione per far arrivare al mondo e ai mass media le notizie di quanto succedeva. Il 26 Giugno 2009, a seguito della morte di due Uiguri, in uno scontro tra questi ultimi e degli Han (la maggioranza etnica cinese), fu organizzata una manifestazione in onore delle due vittime, la protesta, però, è degenerata in una serie di battaglie culturali, religiose e politiche, che hanno provocato una dura repressione da parte della polizia cinese, con circa 150 morti e 2000 prigionieri. Questo degli Uiguri è l’ultimo, in ordine d’arrivo, di una serie di persecuzioni a scopo integrativo, di annientamento o di diaspora che si sono realizzate a partire dal diciannovesimo secolo in molte parti del mondo, soprattutto là dove i regimi sono centralisti e dittatoriali. dispiace che la stampa e in generale i media, diano scarso o nullo rilievo a questi tragici fatti, per motivi economici o politici: spesso i giornali non danno evidenza a fatti che toccano direttamente l’opinione pubblica oppure temono le reazioni degli stati oppressori e, consequenzialmente, gli individui tendono a dimenticare oppure a dare poco peso a tali eventi. Aggiungo anche che una notizia del genere, se ripetuta più volte non viene, purtroppo, né letta né registrata.Alessio Racioppi
Nessun commento:
Posta un commento