Lunedì 9 marzo 2020, l’ormai ex premier Giuseppe Conte annuncia l’inizio del lockdown nazionale, che ufficialmente finisce lunedì 19 maggio 2020, ma che in realtà continua a stravolgere le nostre vite. In un disperato
tentativo di salvare l’economia viene implementato lo smart working: da questo momento milioni di italiani si trovano a dover trascorrere le giornate tra frigo e computer. La mancanza di un cartellino da timbrare ha portato ad un allungamento degli orari lavorativi: ogni impiegato, trovandosi sempre sul luogo di lavoro, è considerato reperibile in ogni momento ed ogni divisione tra ufficio e casa è persa, facendo così smarrire un posto per riposarsi sia fisicamente che mentalmente. Quest’ultima frase, se decontestualizzata, può essere considerata una perfetta descrizione dello stato di alienazione in cui si trova Belluca, il protagonista della novella “Il treno ha fischiato” di Luigi Pirandello: in quest’opera un mansueto impiegato improvvisamente attacca il superiore e ripete insistentemente la frase “Il treno ha fischiato”, pertanto viene mandato in un manicomio. Tutto ciò ci sembra assurdo, fino a quando prende la parola il vicino di Belluca, che ne racconta la situazione: questi, dopo esser stato maltrattato per tutto l’orario di lavoro, torna a casa e inizia a lavorare per poter sfamare la numerosa famiglia, fino ad addormentarsi sfinito. Il narratore ci spiega, quindi, perché il protagonista ripeta una frase apparentemente senza significato: una sera, prima di coricarsi, sente un treno passare vicino alla casa, e immagina di salirci sopra e vivere delle avventure in posti lontani, scappando da quella alienazione che, un po’ come noi, viveva ogni giorno. Alla fine Belluca stringe un accordo con il superiore: durante la giornata egli si potrà prendere una pausa e cominciare a “viaggiare sul treno”, per poter almeno momentaneamente fuggire ed avere dei momenti di spensieratezza. Per quanto non siamo più in lockdown, lo smart working continua a far parte delle nostre giornate, e proprio come Belluca trovo indispensabile che i lavoratori possano staccare e riposarsi quando necessario: in questo frangente entra in campo il diritto alla disconnessione, secondo il quale il datore di lavoro deve concedere delle pause per potersi riposare dal maggiore peso di una vita davanti al computer. Detto questo, perché non usare quei minuti per sfuggire da questa alienazione e salire sul treno di Belluca, per poter viaggiare con la mente verso luoghi lontani? “Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato...”Filippo Zuzolo
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