venerdì 7 maggio 2021

Il benessere ci sta divorando...il pianeta



 Riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, la scomparsa di molte specie sia animali che vegetali. Queste sono solo alcune

delle conseguenze dell’inquinamento che in gran parte è prodotto da industrie. Al primo posto nella classifica dei settori più inquinanti troviamo quello petrolifero, solitamente suddiviso in upstream, che reperisce e lavora gli idrocarburi e viene spesso denominato settore “Exploration (grazie all’analisi dei risultati di ispezioni geologiche e indagini sismiche le riserve di idrocarburi nel sottosuolo o sott’acqua vengono scoperte) and Production (una volta trovati, il petrolio e il gas naturale vengono estratti dai giacimenti)”; in midstream, settore vitale in quest’industria che gestisce la lavorazione, il trasporto e l’immagazzinamento del petrolio e del gas e  fornisce un importante collegamento tra i settori upstream e downstream, affrontando, così, una delle sfide logistiche più difficili del mondo industriale; in downstream, fase finale del processo incentrata sulla raffinazione del petrolio greggio e sulla purificazione dei gas naturali, oltre che sulla commercializzazione e distribuzione dei prodotti derivati (tra i più importanti la plastica, l’asfalto. Il gasolio, la benzina ed il catrame). 

L’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo avviene tramite la trivellazione in aree chiamate “pozzi petroliferi” disseminati dal Medio Oriente al Sud America.

L’ambiente può essere contaminato principalmente in due modi:

- Sistematico, le petroliere pompano acqua nelle cisterne per il viaggio di ritorno dopo la consegna del greggio alle raffinerie. Successivamente, l’acqua contaminata viene sversata in mare durante le operazioni di lavaggio delle cisterne.

- Accidentale, la fuoriuscita incontrollata di petrolio causata da collisioni, incendi o esplosioni. Ha un impatto gravissimo per l’ambiente e distrugge ecosistemi marini e litorali.

Molto rilevante anche l’inquinamento causato dai derivati del petrolio (quali CD, buste o bottiglie di plastica, contenitori usa e getta o anche dei semplici imballaggi di alimenti), di cui nel mondo odierno tutti noi facciamo grande uso; in questo caso la contaminazione dell’ambiente è dovuta all’abbandono di rifiuti in luoghi non debiti allo smaltimento degli ultimi.

Non è facile stabilire la quantità di idrocarburi che si perde ogni anno in mare, tuttavia le stime di tali perdite sembra che si aggirino su una media di 4 milioni di tonnellate l’anno per tutto il pianeta e di 600.000 tonnellate per il solo Mediterraneo.

Filippo De Santis



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