giovedì 13 maggio 2021

Omeopatia canaglia: quanto le terapie non convenzionali siano realmente efficaci

 


E dico addio […]

Alle magie di moda delle religioni orientali

Che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero 

F. GUCCINI “Addio”


La medicina non convenzionale è un argomento discusso e controverso per i motivi più ovvi. A differenza di tutte le scienze e le conoscenze impiegate nello studio e nello sviluppo di rimedi efficaci, la medicina non convenzionale

non ha basi scientifiche se non in minima parte. La maggior parte delle terapie non convenzionali (TnC) si basa sulla supposizione di un risultato empirico accertato indipendentemente da prove scientifiche a suo carico. È contraddittorio dunque, parlare di medicina non convenzionale o alternativa, poiché la sua efficacia è impossibile da accertare e le sue fondazioni scientifiche sono completamente mancanti soprattutto per quanto riguarda la più famosa e diffusa delle TnC in Italia: l’omeopatia. Non si può distinguere quindi tra medicina alternativa e classica ma bensì tra una medicina che funziona come quest’ultima e una che non funziona come quella ”alternativa”, per tutti i motivi elencati sopra.


Ma chi è, in Italia, che fa uso di queste tecniche?


Secondo dati Istat del 2014 gli utilizzatori delle Terapie non convenzionali presentano caratteristiche ben definite in termini demografici, territoriali e di classe sociale. I rimedi non convenzionali per ciò che riguarda i due generi, vengono utilizzati molto più dalle donne (9,3%) che dagli uomini (6,3%) in particolare proprio nel caso dell’omeopatia (5% donne; 3% uomini). Per quanto concerne il fattore geografico, i rimedi omeopatici sono molto più diffusi nel Nord della Penisola (7,1%) specialmente in Val d'Aosta. 

Un terzo fattore è relativo all’istruzione e all’appartenenza sociale. Infatti per quanto il grado di istruzione, nel 2013, il 24,8% di persone in possesso di una Laurea o di un Diploma afferma di aver utilizzato TnC, contro l’11,7% di chi ha conseguito la Licenza media ed elementare. Per quel che concerne, invece, lo status sociale, i rimedi non convenzionali sono scelti soprattutto da chi appartiene alla classe borghese (22,2%) e alla classe media (18,2). A fronte del 15,7% dei Dirigenti-imprenditori-liberi professionisti e il 14% degli impiegati, sono solo il 6,6% degli operai e il 6,3% delle persone con risorse economiche insufficienti che vi fanno ricorso (Istat 2014). 


Di seguito ho riportato un passo di un breve articolo del professor Roberto Burioni dove spiega ironicamente ma esaustivamente le caratteristiche della Terapia Omeopatica, provando scientificamente la sua inefficienza pratica oltre che teorica.


“La chimica è una scienza che fa funzionare le nostre vite. Il nostro metabolismo, il motore a scoppio, le lenti a contatto, il vino, il prosciutto, la marmellata, lo schermo sul quale leggete queste parole, perché la chimica che conosciamo è corretta. La chimica – quella che ha permesso di mettere a punto lo schermo del computer e i suoi microprocessori, così come lo shampoo con il quale ci laviamo i capelli – ci dice con assoluta precisione quante molecole ci sono in una data quantità di qualunque materiale. Per esempio ci permette di sapere infallibilmente, grazie al numero che prende il nome dal chimico italiano Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro, conte di  Quaregna e Cerreto, che in un bicchierino di alcol (etilico) di circa 10 millilitri c’è più o meno un numero di molecole corrispondente a 1 seguito da 23 zeri. Se prendo quel bicchierino e lo diluisco in una bottiglia da un litro piena d’acqua, l’ho diluito cento volte. Quindi, se da quella bottiglia verso 10 millilitri di alcol diluito in un altro bicchierino, le molecole della sostanza dalla quale siamo partiti saranno cento volte meno, vale a dire 1 seguito da 21 zeri. Se diluisco ancora cento volte, le molecole saranno ancora meno (1 seguito da 19 zeri) e via dicendo. Ogni volta che diluisco devo togliere due zeri. L’omeopatia si basa su diluizioni come quelle che vi ho descritto. La diluizione 1CH (o 1C) è una diluizione 1 a 100; la diluizione 2CH significa diluire ancora cento volte la diluizione 1CH e via dicendo. Per farla breve, quando avete in mano un farmaco omeopatico a una diluizione 15CH (diluita 15 volte per 100 volte), per bere una singola molecola di alcol del bicchierino originale dovreste ingurgitare un’intera piscina olimpica da 50 metri. In realtà, le diluizioni omeopatiche sono in genere 30CH, il che richiederebbe la somministrazione di due miliardi di dosi al secondo a sei miliardi di pazienti per quattro miliardi di anni, perché un paziente riesca ad assumere almeno una molecola del principio attivo.

A questo punto esistono solo due possibilità: o la chimica che fa funzionare tutto il mondo, compreso lo smalto per le unghie e la produzione della birra, è sbagliata; oppure nelle medicine omeo-patiche c’è solo acqua.


[…]Tutte le volte che si valuta in maniera rigorosa l’efficacia dei rimedi omeopatici, questa risulta identica a quella del «placebo», termine con il quale si indica l’effetto psicologico indotto dall’assunzione del nulla. Dunque, chi vi prescrive (o vende) le medicine omeopatiche o non conosce la chimica (e questo per un medico è un guaio), oppure vi sta scientemente prescrivendo (o vendendo) un medicinale che non contiene letteralmente nulla. Voi fate come vi pare, ma io da certa gente sto lontano.


Effetti collaterali


È vero, tutto questo ha anche un risvolto positivo: siccome le medicine omeopatiche contengono solo acqua, non hanno alcun effetto collaterale. Per cui si possono prendere tranquillamente, a patto di non tentare di sostituire con esse le cure tradizionali che hanno invece un’efficacia ben dimostrata.


Dimenticavo: se qualcuno fa pipì nell’Oceano Atlantico, quella è all’incirca una diluizione omeopatica 10CH – immensamente più concentrata delle diluizioni che trovate in farmacia – per cui è meglio sperare che l’omeopatia non funzioni”.

 

Mi sembra che i risultati siano chiari, la grande fortuna è che queste terapie, siano in sostanza armi a doppio taglio e la loro inutilità medica le rende fortunatamente innocue a chi le utilizza. Il problema tuttavia, io credo sia un altro. Ultimamente la comunità scientifica oltre a sperimentare e fare nuove scoperte, si è interessata particolarmente all’ambito divulgativo e al “debunking” di teorie cospirazioniste e via dicendo. Questo fenomeno è presente in gran parte dei campi di ricerca scientifica, dall’astrofisica alla medicina. Si è perso quindi un centro di gravità permanente al quale facevamo affidamento e gli scienziati sono interessati a analizzare ciò che non è reale piuttosto che ciò che ci circonda davvero. Questo ha avuto, a mio avviso, un forte riscontro negativo sulle coscienze delle persone e del popolo occidentale. Che ammettendo l’esistenza e la veridicità di terapie alternative hanno perso fiducia nella medicina tradizionale che ai fatti è l’unica medicina da considerare. Inoltre è da considerare, a fronte dei dati sopra riportati, il paradossale rapporto tra l’istruzione, lo status sociale agiato e le terapie non convenzionali. Questo è dovuto anche ad un interessamento verso rimedi più esotici e naturali di certo più affascinanti dei medicinali di origine occidentale. Questo però è nient’altro che una visione mistificata della cultura e della medicina orientali che a contatto con sistemi a capitalismo avanzato come l’Europa o gli Stati Uniti creano un mercato di pseudo-scienze ricco di approfittatori, schemi piramidali, ignoranza ma soprattutto di cure inefficaci.

Livio Sacchetto

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