venerdì 28 maggio 2021

Quattro chiacchiere con Paolo Cirino Pomicino

 



In un pomeriggio casalingo di fronte ad un caffè faccio quattro chiacchiere con mio zio e iniziamo a parlare della mia esperienza nel blog della Scuola. Il discorso si sposta velocemente sui suoi ricordi e nasce così un confronto costruttivo tra ieri ed oggi.

"Anche io sono stato un alunno dei Fratelli delle scuole cristiane, più precisamente nella loro scuola napoletana che si chiamava prima Armando Diaz, in onore del generale che vinse la battaglia di Vittorio Veneto nella Prima guerra mondiale, e poi fu chiamata con il nome del suo fondatore: Istituto De la Salle. 

I ragazzi della mia epoca avevano due canali formativi: la famiglia e la scuola.  Non c’era la televisione, o incominciava ad esserci con un solo canale. La formazione della scuola era per noi molto importante e le forme associative dentro di essa diventavano essenziali. I Frères sono sempre stati all’avanguardia nell’ambito dell'istruzione tanto che nel 1956, avendo noi un collegio maschile, cominciarono a fare delle feste pomeridiane in cui invitavano gli alunni con le rispettive sorelle in maniera tale da poter fare una socialità più ampia in un ambiente protetto. I Frères sollecitavano anche altre forme di associazione, tra cui la creazione nella mia classe di un giornalino chiamato Fuoriclasse, dove ognuno poteva dare il proprio contributo su qualsiasi argomento, dallo sport alle parodie musicali. L’esperienza del giornale metteva positivamente insieme gli alunni, come le altre attività, tra cui le feste del sabato e le partite di calcio che facevamo, le quali aiutavano molto a sviluppare la personalità del ragazzo. Al contrario i ragazzi di oggi hanno a disposizione una pluralità di canali formativi per cui a sette anni si è già un adolescente e a quindici anni puoi insegnare agli adulti a gestire i canali di comunicazione.

 

Che fonti avevate a disposizione per i vostri articoli?

 Per i nostri articoli avevamo a disposizione una minor quantità di fonti di quelle attuali: usavamo infatti articoli di giornali o di settimanali, ma prendevamo anche spunti da dialoghi con i nostri professori, tra cui ricordo con affetto fratel Teobaldo, preside e insegnante di italiano. Essi però non permettevano lo stesso livello di approfondimento delle ricerche sulla rete. Nell’ambito del giornale, però, per quanto vi era già una selezione più che naturale tra coloro che volevano trattare argomenti semplici e coloro che preferivano andare in profondità, noi a sedici anni non potevamo avere quasi mai più conoscenze degli adulti, cosa che invece oggi accade con facilità. Questo ritardo tentavamo di recuperarlo iniziando la scuola un anno prima, ciononostante uscivamo dal liceo con una preparazione di gran lunga inferiore a quella che hanno i giovani oggi.

 

Detto questo, qual è il rapporto tra i canali formativi e il cosiddetto ascensore sociale, ossia le opportunità lavorative dopo l’istruzione?

 All’epoca, per quanto avessimo meno possibilità formative, eravamo circondati da un'economia in forte crescita con la quale dopo la licenza potevi facilmente essere inserito nel mondo del lavoro. Oggi abbiamo una pluralità di canali formativi, uno studente è molto più avanti e preparato a utilizzare le tecnologie, ma un contesto economico stanco che non ha una crescita e quindi vi sono fenomeni di disoccupazione e una spinta delle menti migliori a espatriare. Ciò è accaduto in particolare negli ultimi trent’anni, essendo stata in questo periodo l’Italia il fanalino di coda dell’Europa per tasso di crescita. Sembra strano che mentre vi è stato un aumento dei canali formativi il contesto esterno è risultato molto più stagnante di quello del mio tempo.

Quale potrebbe essere uno strumento per svilupparsi dal lato umano?

 Un elemento indispensabile alla formazione personale che posso consigliare agli studenti di oggi è il dialogare con se stessi tramite il proprio diario, nel quale ci si racconta. Proprio in questo contesto un grande aiuto è dato dai fratelli delle scuole cristiane, che trovo ancora oggi all’avanguardia.

Fino ad ora abbiamo trattato dei lati positivi dello sviluppo, parlando invece di quelli negativi, secondo te cosa si è perso con l’avanzamento tecnologico?

 Trovo che si sia perso un senso di umiltà e di dubbio che è da considerarsi l’elemento formativo per eccellenza: il possesso di ogni informazione può spingere ad una condizione di superuomo che porta ad immiserire sul terreno umano lo studente e poi l’uomo o la donna. Citando Dante: ”che perder tempo a chi più sa, più spiace”, il mantenere questo senso del dubbio ti garantisce che parallelamente al progresso scientifico vi sia uno sviluppo dell’umanesimo, senza del quale l’aridità della ricerca scientifica rischia di creare un uomo poco sociale e poco dedito a comprendere che la vita va vissuta insieme agli altri.

Filippo Zuzolo

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