mercoledì 5 maggio 2021

Sveva: Sparsi pensieri un po’ nostalgici



Caro diario,

Oggi ho pensato che questa fase della mia vita è finita troppo bruscamente. Un po’ era inevitabile, data la situazione, e un po’ è stata una conseguenza delle mie azioni. Stavo pensando che

mi fa male ricordare, rivedere le persone che prima facevano parte della mia vita e ora non più. Non necessariamente le persone che erano molto presenti, anche le persone che mi circondavano, che vedevo passare, di cui sentivo parlare, che incorniciavano la mia quotidianità come magari io incorniciavo la loro. Nell’ultimo anno la mia vita si è praticamente spogliata di tutte le sue comparse, sono rimasti solo alcuni personaggi principali. E questi sono rimasti, ma per la maggior parte solo in forma virtuale. Non solo, è cambiata tutta la sceneggiatura, l’ambiente. E ora mi sembra tutto un gioco virtuale che ha avuto luogo solo nella mia testa. Personaggi che erano nella mia realtà e non ne fanno più parte, eppure continuano a vivere nei miei ricordi e al di fuori di essi, illusione e realtà che si mischiano. Quelle comparse sono persone e le loro vite sono andate avanti in direzioni che posso solo immaginare, andranno avanti, come andrò avanti io e come è giusto che sia. Mi chiedo solo se in un contesto più normale sarebbe stato più facile rendersi conto del cambiamento mentre stava avvenendo. O forse le cose sembrano sempre un casino mentre accadono perché non sappiamo riconoscere il nostro filo conduttore nell’apparente casualità degli avvenimenti che si susseguono. O forse non esiste questo filo conduttore. Sai, a me piace tanto scrivere della mia vita, sfogliare e rileggere le pagine che scrivo, rivivere le emozioni di quei giorni trascorsi e magari subito dimenticati. Mi piace, poi, ritrovare un senso nelle cose, vedere come un casino si è risolto in un altro casino, poi in una crisi, poi in una cosa molto bella e pensare che non sia stato solo il caso. Però questa non è la vita reale, è la mia rappresentazione della realtà. E forse la realtà non esiste ed esiste solo la somma delle nostre interpretazioni, rappresentazioni, incomprensioni, coincidenze.

Poi, mi chiedo come possa una persona crescere così tanto e comunque ritornare in un attimo quella di prima ritrovandosi davanti determinate persone che inconsciamente suscitano in lei determinate reazioni. Quante persone possiamo essere noi contemporaneamente? Riusciremo mai ad avere il controllo su tutte le varie sfaccettature di noi davanti agli altri? Forse controllarle sarebbe un po’ eccessivo, ma almeno accettarle, esserne consapevoli. O sono solo io a pensarla così? Forse, le nostre rappresentazioni della realtà sono complicate perché non siamo attori che recitano singole parti, ma attori che recitano innumerevoli ruoli contemporaneamente.

Poi, Roma, ho pensato a te. In verità penso a te da tanto tempo, sì. Penso a te perché non capisco come io possa desiderare così tanto di scappare da te però dopo sentire tremendamente la tua mancanza. Non capisco perché ogni tuo dettaglio mi mette tristezza, come l’erba che cresce in mezzo ai sampietrini, le crepe sui muri, il marciapiede irregolare, le buche nell’asfalto, una nuvola che invade il tuo cielo azzurro. Non capisco perché il fatto che sei così bella è una buona scusa per trascurarti e non capisco perché tutti questi dettagli mi fanno venire nostalgia di te quando sono lontana. Forse, la tua bellezza mozzafiato non è altro che una folgorazione, pian piano sbiadisce quando fai caso solo ai dettagli, perché se una cosa la vedi tutti i giorni non può essere straordinaria. Ma poi vai lontano e i dettagli tristi assumono un fascino nostalgico mentre il ricordo della folgorazione iniziale diventa sempre più vivido.

Mi chiedo spesso chi sono. Potrei iniziare col chiedermi cosa resta di me. Cosa resta di me quando sbiadiscono tutti i personaggi, l’ambientazione e i temi della rappresentazione che ho della mia realtà. Cosa resta di me quando si chiude il sipario prima di passare al prossimo atto.

Sveva


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