domenica 22 agosto 2021

Il blog d'estate: il cane andaluso



…la fusione dell’anticonformismo con la violenza più cruda…

Il Cane Andaluso (1929) è un film di Luis Bonuel e Salvador Dalì, considerato capolavoro del cinema surrealista.

Ideato da Andrè Breton, il Surrealismo nasce nel 1924 in Francia con il “Manifesto del Surrealismo”. Lo scopo è quello di rappresentare la realtà dell’ES che definisce la vera natura dell’essere umano, concetto meglio rappresentato con la frase: “L’atto surrealista per eccellenza sarebbe quello di scendere per strada e sparare alla gente”.

Esso si propone come un’avanguardia artistica, ossia un movimento il cui obbiettivo è quello di rompere con un passato costernato dal dolore provocato da un conflitto mondiale, che ha distrutto qualsiasi utopia. Nasce il bisogno di creare una nuova società, scongiurando gli ideali di buon costume e di norme morali.

Il surrealismo cinematografico nasce con Luis Bonuel che realizza, in collaborazione con l’amico Salvador Dalì, il Cane Andaluso. Il film si basa su due sogni; il primo, una luna attraversata da delle nuvole (Bonuel); il secondo, una mano mangiata dalle formiche (Dalì).

È un film estremamente aggressivo nei confronti dello spettatore; delude tutte le sue aspettative, scene di nudo, erotiche, un film che va oltre l’autocensura che molti registi si autoimponevano. La durata è di soli quindici minuti ed è un film muto con didascalie, che rendono la narrazione ancora più ambigua.

Il film inizia con “C’era una volta…”, subito dopo si vede un uomo che affila un rasoio mentre guarda la luna e, con lo stesso, taglia l’occhio aperto di una donna.

È un atto di estrema violenza, che viene accentuato dal caos generato da una didascalia ingannevole, la quale fa credere allo spettatore che la scena che sta per palesarsi sia tutt’altro che violenta. La scena assume un secondo significato, quello di aprire lo sguardo e aprirsi al nuovo.

Ogni scena della pellicola viene considerata a sé, confonde lo spettatore, lo tormenta, mostrando la nuda e cruda verità di quegli istinti soppressi, repressi da un SUPER IO dominato dai canoni di una società fasulla.

Un uomo in bicicletta vestito da donna, lo stesso che tenta di sedurre una ragazza trascinando i pesi di quell’educazione cattolica rappresentata da preti in processione. Il doppio dello stesso che combatte contro il suo SUPER IO, contro le sue continue ammonizioni, e lo uccide.

Piena rappresentazione dell’ES, confuso, enigmatico, pulsante. Presenza scomoda in una società tradizionalista.

Nel finale, un uomo e una donna che passeggiano in riva al mare sembrano preannunciare un “happy ending” che potrebbe riportare alla calma apparente. Di tutta risposta, nell’ultima scena vediamo i corpi dei due in decomposizione spuntare dalla sabbia.

Dopo l’uscita del film, Dalí e Bonuel in seguito a una accesa discussione, non si parlarono mai più. In compenso, la loro amicizia ha regalato al mondo un’opera che ancora oggi possiamo considerare totalmente attuale e lungimirante.

Samuele Oliveti


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