Giovane, caratteristico e anche un po’ ridondante, l’album di debutto di Blanco (nome d’arte di Riccardo Fabbriconi) riesce a confermare nella scena dell’hip-hop italiano un artista che, durante il suo anno di attività, è finito sotto i riflettori per il successo dei singoli “La canzone nostra” e “Notti in bianco”, detentori di molteplici Dischi di Platino.
Questo disco di certo non delude a livello di produzione musicale, le basi di Michelangelo (ormai onnipresente nei brani di Blanco) e Greg Willen (famoso per essere il producer del collettivo trap FSK) superano tutte le aspettative, unendo questo elemento alla spettacolare voce di Blanco, molte volte usata come strumento unico, la mezz’ora di ascolto diventa molto piacevole e divertente. Metterei sicuramente sotto la lente di ingrandimento i brani “Blu Celeste” e “Afrodite” che, con le loro basi acustiche e minimali, attirano l’attenzione verso i loro testi unici, che personalmente considero i migliori del disco.
Riguardo ai testi, questo LP non stupisce profondamente, le tematiche che affronta Blanco infatti sono quasi sempre le stesse, scrivendo di fatto testi non tanto differenti tra di loro (rimanendo comunque propri all’artista), scelta in realtà comprensibile, visto l’estrema musicalità della canzone che diventa molto semplice da cantare per l’ascoltatore (gran parte delle volte un ragazzo, che tende a rispecchiarsi facilmente nelle tematiche di un testo scritto da un artista appena diciottenne).
Per concludere, considero questo album un prodotto nuovo nell’hip-hop italiano, qualcosa che comunque fa da via di mezzo tra il commerciale e il ricercato, riuscendo quindi a risultare come un bel prodotto, peccando però un po’ troppo nell’ambito della scrittura, che rimane comunque caratteristica dell’artista. Sommando tutte queste caratteristiche, sento di assegnare al disco un promettente 8/10, sperando quindi che Blanco riesca a riconfermarsi nei prossimi anni.
Giuseppe Cirimele
