sabato 9 ottobre 2021

Disastro del Vajont: 9 ottobre 1963

 

Oggi a distanza di ben 58 anni dall’accaduto ricordiamo la tragedia che capitò quella fatidica sera alla diga del Vajont, e ai cittadini abitanti nelle città vicine. 

Sono le 22:39 quando un blocco di terra gigantesco, di circa 400 metri, crolla dal monte Toc. La frana, di 279 milioni di metri cubi, viaggia a 100 km/h e scivola direttamente nel lago artificiale, così provocando due onde gigantesche, alte ben 250 metri. 

La prima onda risparmiò due paesi, Casso ed Erto, ma spazzò alcune piccole frazioni. Invece la seconda, la più agghiacciante, riesce a scavalcare la diga così finendo nella valle del Piave, e colpendo in pieno la piccola città di Longarone. 

Inutile dire che fu una vera e propria tragedia, quella sera gli abitanti della cittadella vivevano la vita tranquillamente, infatti stavano guardando la finale di Coppa dei Campioni, quando si videro travolti da questo enorme ammasso d’acqua. Persero la vita 1920 persone, l’80% della popolazione, tra cui centinaia di bambini, ma di essi solo 700 vennero riconosciuti, gli altri corpi risultarono non riconoscibili o dispersi e mai più ritrovati. 

Inoltre l’onda aveva pure smosso un’enorme quantità d’aria tale da essere paragonabile ad una piccola bomba atomica, talmente forte che molti corpi vennero trovati senza indumenti perché spazzati via. Tuttavia incredibilmente nonostante l’avvenimento la diga rimase integra, ancora oggi. 

Il giorno seguente, dove sorgeva la cittadella non rimase altro che un ammasso di fango. I soccorsi arrivarono e si cominciavano a recuperare i primi corpi senza vita. Gli abitanti di Erto e Casso furono costretti a lasciare le proprie abitazioni, temendo che ci sarebbero state altre frane. 

Dopo pochi giorni si cominciò a chiedere chi avesse la responsabilità, e qui si crearono due divisioni: chi credeva (come il PCI) che la responsabilità fosse della SADE, società adriatica di elettricità, e chi credeva che fosse un semplice disastro naturale e quindi non andava strumentalizzato in senso politico. 

Tra i testimoni che ci raccontano gli avvenimenti di quel fatidico giorno troviamo Mauro Corona, scrittore, alpinista e scultore italiano, che all’epoca aveva 13 anni, ci racconta in un’intervista gli avvenimenti accaduti quel giorno e di come cambiò la sua vita. 

Non solo la sua, ma anche delle molteplici famiglie ancora vive.

Leonardo Finocchiaro 



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