domenica 31 ottobre 2021

La civetta di Minerva



 Era una normale mattina a Birmingham, precisamente erano le sei, ma c’erano ben troppe volanti della polizia davanti ad un vicoletto ignoto.

Wyatt, quando fu buttato giù dal letto dal suo capo, sperò che stavolta fosse qualcosa di facile.

Arrivato sulla scena del crimine, si trovò davanti il delitto più pulito che avesse mai visto; un uomo sulla sessantina si trovava sdraiato a pancia in su davanti ad un cassonetto, vestito in giacca e cravatta, nessuna ferita, nessun segno di colluttazione, solo quello che sembrava essere un tatuaggio sul collo sporcava l’immagine di un uomo, che poteva essere un impiegato di banca. 

Avvicinandosi al corpo, Wyatt si accorse che non era un tatuaggio, ma un marchio inciso usando un ferro ardente e rappresentava quella che sembrava una civetta. “La civetta di Minerva”, sentì dalle sue spalle, era Ron, pilastro portante insieme a Wyatt della squadra omicidi di Birmingham. “L’avevo notato cervellone, ma dimmi, si sa chi è quest’uomo?”, Wyatt chiese come da prassi; Ron estrasse il suo taccuino e recitò “Johan Black, ex della omicidi che, dopo il ritiro, ha messo in piedi un ufficio di investigazioni private”. Wyatt non aveva mai sentito nominare Johan Black ma, dato il suo passato da detective, si sentì dispiaciuto della sua morte. 

Cercando di mandare via quello sconforto, Wyatt pensò subito ad interrogare le persone vicine a Black, un’eventuale moglie, eventuali colleghi, eventuali conoscenti.

Mentre si dirigeva verso la sua macchina, Wyatt fu fermato da un uomo smilzo, che sembrava cercare qualcuno. “Mi scusi signor Light, volevo chiederle se la vittima aveva qualche segno particolare addosso.” Chi gli rivolse la domanda aveva un sorriso fin troppo largo, ma quello che stava disturbando Wyatt era ben altro. “Salve, non credo che la faccenda la interessi, ma mi dica, lei esattamente chi è?”. L’uomo, nonostante tutto ciò, continuava a sorridere “Io sono il vicino di Johan, ho saputo dell’accaduto e volevo accertarmi dei fatti; le faccio questa domanda, perchè mi è sembrato di vedere un tatuaggio sul collo di Johan, anche se lui non ne aveva alcuni.” 

Wyatt era scettico riguardo alla vicinanza dell'uomo a Black, ma non voleva farsi condizionare dai suoi pregiudizi, “Si, la vittima aveva una strana incisione sul suo collo però, vorrei sapere, come fa a conoscere il mio cognome” la faccia gli si scurì, come se improvvisamente la sua maschera fosse scivolata. “Beh deve sapere che, io so tutto.” Detto questo l’uomo si allontanò, a Wyatt sembrava che più che chiedere informazioni, l’uomo volesse attirare la sua attenzione.

Dopo un breve giro di interrogatori e dopo aver ricevuto i risultati della scientifica, Wyatt scoprì diverse cose sul conto di Black: viveva da solo, non aveva né moglie né figli e stava lavorando con il suo staff ad un caso di persona scomparsa. Il rapporto della scientifica stabilì che la vittima era morta per avvelenamento da ricina poche ore prima del ritrovamento e che il marchio della civetta gli era stato impresso subito dopo il decesso. Queste informazioni non portavano a niente, non si capiva come fosse arrivato in quel vicolo, l’unica persona su cui Wyatt poggiava i suoi sospetti, era il presunto vicino di Johan.

Dopo un po’ di ricerche insieme a Ron, Wyatt scoprì che il vicino si chiamava Lucio Cortez e lavorava in un’azienda di consulenza finanziaria, neanche lui aveva moglie e figli ed era un caro amico di Black, anche se lo sospettava a Wyatt mancava l’eventuale movente.

Il detective quindi decise di andare a scoprire di più sul caso su cui stava lavorando Black, entrato in ufficio trovò la segretaria, "Salve e benvenuto presso J.B. Investigazioni, come posso aiutarla?” Wyatt non esitò a tirare fuori il distintivo “Salve, vengo dalla squadra omicidi della polizia di Birmingham e stiamo investigando sull'omicidio del vostro titolare, Johan Black. Volevo avere informazioni sull’ultimo caso su cui stava lavorando, è possibile?”. La segretaria sembrava avere già una risposta pronta e rispose: "Mi dispiace, ma la persona che ha ereditato le redini di questo ufficio ha chiesto di non divulgare niente alla polizia se non in possesso di un mandato”. Wyatt sembrava confuso, non pensava ci fossero eredi di Black, e poi il tempo per ottenere un mandato avrebbe permesso di cancellare eventuali prove. 

“Mi sa dire almeno qualcosa riguardo all’ultimo caso su cui Johan stava lavorando, qualunque informazione possa essere un minimo utile per i fini investigativi?” la segretaria aveva intenzione di aiutare il detective e disse: “Riguardava un vecchio caso di scomparsa, archiviato dalla polizia, di un uomo che è sparito dopo aver avuto contatti stretti con una frangia di un partito politico” Wyatt si stupì, gli si accesero mille pensieri che non gli fecero neanche ringraziare la segretaria. Si fiondò verso la sua macchina ed andò all’appartamento di Black, per provare a scoprire qualcosa di più.

Johan Black abitava in pieno centro, davanti alla cattedrale di San Filippo; era un semplice monolocale di sessanta metri quadrati, perfetto per lui. Ma in realtà Wyatt non aveva intenzione di ispezionare l’appartamento della vittima, bensì desiderava scambiare due parole con Lucio, capiva che lì c’era qualcosa.

L’investigatore bussò alla porta del vicino: “Polizia di Birmingham, vorrei scambiare due parole con lei, apra per favore.” Lucio aprì subito la porta, indossava un accappatoio con uno strano stemma addosso, una civetta. “Salve signor Light, che posso fare per lei?” Wyatt era sorpreso per la civetta “Sì, salve, volevo chiederle se avesse notato qualcosa di strano nei comportamenti di Black, rientri a casa tardi, atteggiamenti insoliti, qualunque cosa fuori dal normale.” Cortez guardò con freddezza Wyatt e disse: “L’unica cosa che le posso dire è che ultimamente Johan stesse ficcando il naso in faccende che non lo riguardavano e ora, lei sta facendo lo stesso errore, signor Light, quindi se posso la saluterei, che ho un bagno che mi aspetta.” Gustavo chiuse la porta in faccia Wyatt, ormai era stanco e troppi pensieri per la testa, tornò a casa sperando di addormentarsi il prima possibile. Succedeva spesso che a casa non ci fosse nessuno ad aspettarlo, sua moglie era di frequente fuori per lavoro e visto che erano giovani, non avevano ancora bambini. 

Decise di sdraiarsi sul letto a guardare la tv, continuò così fino a quando non si addormentò, ma il suo sonno fu interrotto da delle persone che entrarono con violenza in camera sua, erano degli uomini grossi, vestiti in tuta e sul petto portavano uno stemma ricamato, una civetta; Wyatt non ebbe il tempo di urlare, gli uomini lo bendarono e lo portarono fuori, dentro ad un furgone. 

Del futuro di Wyatt si venne a sapere quando, tre giorni dopo, fu ritrovato il suo corpo nello stesso vicolo dove fu rinvenuto Johan Black, vestito in giacca e cravatta e marchiato sul collo, dalla civetta di Minerva.

Giuseppe Cirimele

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