I ricordi sono qualcosa di incomparabilmente prezioso, forse anche perché sono tra le poche cose nella vita che non possono venirci portate via.
Custodire la memoria del passato e i segni di come esso ci abbia cambiato è sempre stato qualcosa di intrecciato nella natura dell’uomo, cosa che si vede in ogni ambito, dalla letteratura al mercato di souvenir quando si viaggia. Teniamo foto, scriviamo biografie, addirittura gli scienziati studiano la meccanica del nostro cervello quando ci serviamo della memoria.
Soprattutto negli anni del liceo i ricordi acquistano un’importanza che forse neanche noi comprendiamo appieno: ogni esperienza è un mattoncino che modella lentamente il tipo di adulti che andremo a diventare e il nostro rapporto con il mondo circostante. I nostri ricordi diventano un bagaglio assolutamente unico che parla della vita di ciascuno di noi e di chi siamo.
È bene però, specialmente quando si è giovani, saper gestire il proprio passato. A tutti capitano momenti bui, quando tutto sembra andare per il verso sbagliato, e la consapevolezza che ci sono stati momenti più belli in questo caso possono essere una consolazione. Ma può anche sembrare opprimente, si diventa schiavi di un passato che non è possibile recuperare come se non fosse possibile trovare cose migliori andando avanti.
Quando il futuro fa paura i ricordi a volte si trasformano in un’isola felice ma bisogna stare attenti a non rimanerci bloccati solo perché è comodo, sono anche i nostri stati d’animo a influenzare come ricordiamo le cose e spesso preferiamo ignorare che se qualcosa finisce disolito c’è un motivo.
L’uomo non è una specie che ama lasciar perdere. Ma per evitare che il passato ci domini la cosa più sana può essere semplicemente lasciarlo andare.
Gaia Zavaroni
