martedì 12 ottobre 2021

The Squid Game: analisi spoiler free

Grafica di Linda Chen

Soldi. Soldi. E ancora soldi.

Cosa farebbe l’uomo per soldi? La risposta...

Metterebbe in gioco anche la propria vita.

Comparsa su Netflix per la prima volta il 17 settembre, “The Squid Game” ha conquistato in poco tempo il pubblico non solo della piattaforma di streaming più utilizzata al mondo, ma anche quello dei social.

Questa serie del momento è talmente controversa e accattivante da aver portato migliaia di persone a farne non solo un argomento di discussione, ma un vero e proprio punto di partenza per delle riflessioni profonde.

La trama ruota intorno a 456 giocatori, i quali sono stati selezionati e portati di loro spontanea volontà su un’isola ignota, dove dovranno partecipare a delle competizioni, la cui pena in caso di sconfitta è la morte (ma questo loro non lo sanno). Il premio in palio è una cospicua somma di denaro: ogni giocatore vale 100 milioni di won (72.000 euro circa), la moneta sudcoreana, quando uno di loro muore la sua cifra viene aggiunta al montepremi che andrà al vincitore che supererà tutti i giochi e sarà l’ultimo rimasto.

In The Squid Game anche quello che potrebbe sembrare accessorio non è per niente irrilevante, anzi, tutto ha un significato, a partire dai colori e dai simboli.

In particolare le figure geometriche (il cerchio, il triangolo e il quadrato), impresse in bianco sulle maschere nere che nascondono il volto delle guardie in tuta rossa, le quali gestiscono in prima linea il gioco, rappresentano la gerarchia dell’organizzazione. Sono funzionali per consentire alle guardie di rimanere anonime, poiché per loro è proibito mostrare la propria identità e, nel contempo, indicano i compiti di ciascuna di esse. Il regista sudcoreano Hwang Dong-hyuk ha spiegato di essersi ispirato alle formiche, le quali hanno una gerarchia di lavoro in cui ognuna conosce il proprio compito e lo adempie come parte di un tutto, per servire la regina, che in questo caso è la mente dell’organizzazione e del gioco.

Il cerchio rappresenta i lavoratori, il triangolo è il simbolo dell'esercito, mentre il quadrato indica la carica più rilevante tra le tute rosse ed è indossato da colui che prende le decisioni e gestisce il tutto secondo la propria giurisdizione.

Le guardie con il cerchio sono quelle di rango più basso: il loro compito è quello di scortare i partecipanti nell’area dove si svolgono i giochi e di vigilare sulla loro corretta esecuzione. Essi sono anche coloro che si sbarazzano dei cadaveri dei giocatori che perdono e che quindi devo essere eliminati. Il triangolo indica le guardie armate che sono incaricate di mantenere l’ordine. Infine, il quadrato è “indossato” dai supervisori, gli unici che possono autorizzare i loro sottoposti a parlare. A supervisionare, un uomo vestito completamente di nero, chiamato “Front Man”, la cui identità è sconosciuta a causa della maschera che indossa e che non toglie mai. Egli coordina ogni attività e non perde alcun dettaglio della vita dei partecipanti e delle guardie.

Le stesse figure geometriche del cerchio, del triangolo e del quadrato sono quelle che compongono il logo de “Il Gioco del Calamaro”, presente sul biglietto da visita dell'organizzazione. Secondo Focus, le tre forme sono in realtà lettere dell'alfabeto coreano scritte in Hangul, il sistema di scrittura di questa lingua, secondo il quale il cerchio è la lettera «o», il triangolo indica la lettera «j», mentre il quadrilatero significa «m». Insieme, le tre lettere compongono “OJM”, sigla della parola che in coreano indica il gioco del calamaro “Ojingeo Geim”. Ma non solo: i simboli di The Squid Game fanno anche riferimento alla stessa bandiera coreana, chiamata “Taegukgi”. In essa compaiono il rosso e il blu, colori delle buste del gioco con cui l’organizzazione attira e poi recluta i futuri concorrenti. La bandiera coreana presenta un campo bianco con al centro un “Taegeuk” rosso e blu, mentre in ognuno dei quattro angoli è presente un trigramma differente. Il Taegeuk è un simbolo coreano che rappresenta l'origine di tutte le cose nell'universo, esso tiene in perfetto equilibrio due principi: il blu rappresenta i suoi aspetti negativi, mentre il rosso descrive quelli positivi. Da qui, potrebbe derivare la dualità del mondo, luce e oscurità, bene e male, che si riflette anche nei giocatori e nelle decisioni che prendono per sopravvivere.

L'obiettivo dei giochi, che viene spiegato dal Front Man, è dare a tutti un'opportunità di riscatto leale e alla pari a delle persone che fuori da esso vivono in condizioni disastrose, ingiuste e discriminatorie: i giocatori sono tutti sullo stesso piano, hanno le stesse possibilità, possono perdere ed essere giustiziati o vincere e andare avanti.

Un tema implicito, ma centrale, che è il filo conduttore di tutta la serie, è quello della cosiddetta “quête”, un termine francese che significa “ricerca”. Infatti, tutti i giocatori sono alla ricerca di qualcosa (come si scoprirà nell’ultimo episodio la stessa mente di tutta l’organizzazione è mossa dalla quête), che però non è mai appagata, in quanto l’animo umano è condannato all’incontentabilità e alla perenne insoddisfazione (le opere letterarie per eccellenza che narrano di ciò sono sicuramente l’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto e l’”Odissea” di Omero).

Un altro elemento che ha reso iconico Il Gioco del Calamaro è il rovescio della medaglia operato da Netflix nell’abbigliamento delle spietate guardie del gioco, le tute rosse. Delle tute che, fino alla distribuzione di questa serie, avevano in un certo senso rappresentato il “bene” nel mondo delle serie tv grazie a “La Casa di Carta”, ora, invece, indicano la violenza e il sangue delle vittime di cui si sono coperti i soldati dell’organizzazione sud coreana.

Di fatto, ciò che i giochi di The Squid Game e la loro esecuzione dimostrano è che l'animo umano è molto più contorto e opportunista di quanto si possa immaginare, e che un’ossessione implacabile per i soldi può anche portare le persone a diventare disumane e ad odiare persino un proprio amico.

Francesca Argirò

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