Fratel Gilbert Ouilabegue è originario del Chad, è stato coordinatore del programma CEB (centre d’éducation de base)
di inserimento nell’educazione formale dei bambini e bambine Baka (gruppo culturale tra i pigmei che vive nella foresta nell’Est del Camerun). Nel quadro di questo programmai ha contribuito a sviluppare ulteriormente il metodo ad hoc ORA (osserva, rifletti, agisci) ideato dai Fratelli De La Salle per favorire l’alfabetizzazione dei Baka. Al momento fa parte dell’equipe di coordinamento (ruolo di financial project manager) del progetto Fratelli in Libano, progetto che contribuisce all’effettivo esercizio del diritto all’educazione dei bambini, bambine e giovani rifugiati siriani e iracheni.Giusto per iniziare l’intervista, come va?
Tutto bene, ho avuto un buon viaggio, venendo da Beirut ho dovuto far scalo a Istanbul.
Qual è la ragione del suo viaggio in Italia?
Sono qui per incontrarmi con l’organizzazione BICE, stiamo lavorando sui diritti dei bambini, abbiamo una conferenza venerdì e questo viaggio è anche un’opportunità per me di presentare il progetto a voi ragazzi del San Giuseppe.
Lei è nato in Chad, può raccontarmi qualcosa del suo paese essendo tanto sconosciuto qui in Italia?
Il Chad è un paese in Africa, si trova esattamente al centro, puoi prendere una cartina dell’Africa, fare una croce sopra il continente e al suo centro troveresti il Chad, lì abbiamo due comunità dei fratelli, un college e un seminario per i giovani
A quale età ha deciso di diventare un Fratello delle scuole cristiane?
Avevo 22 anni quando passai l’esame per la mia prima laurea e quindi decisi di entrare in comunità subito dopo averlo passato, amavo il modo in cui i fratelli vivevano insieme.
Quindi ha iniziato la sua formazione a 22 anni?
Esattamente, per il primo periodo rimasi in Chad per poi continuare il mio percorso di formazione in Camerun.
Da quello che ho saputo, lei faceva parte del CEB per l’educazione dei giovani Baka, chi sono i Baka?
I Baka sono un popolo autoctono della foresta equatoriale in Camerun, Gabon, Congo ed altri paesi dell’Africa centrale, sono la popolazione originaria di queste regioni prima che le altre immigrassero, ho lavorato con loro ed ho vissuto una grande esperienza, ho imparato tanto della loro tradizione
Quindi è diventato amico dei Baka?
Proprio così, il legame formatosi con loro va oltre la pura amicizia, vivendo con loro ho avuto la possibilità di aprirmi a loro e loro a me, mi hanno raccontato segreti che normalmente non vanno fuori dalla comunità, sono diventato quasi come un fratello per loro.
Quando era incaricato dell’istruzione dei giovani Baka, ha inventato il metodo ORA, può brevemente spiegarmi il suo funzionamento?
Il metodo ORA trae la sua origine da un metodo tradizionale che i Baka usavano per educare i propri figli, abbiamo provato a prendere questo metodo e ad applicarlo alla scuola, questo perchè i giovani Baka nella foresta non hanno nessuna regola da rispettare, ognuno fa quello che vuole, ma se vuoi andare a scuola devi saper seguire delle regole, quindi il metodo ORA permette ai ragazzi di vivere la scuola iniziando da l’osservazione di come vivono nella foresta in comunità e famiglia, riflettere su questo modo di vivere e prendere atto della realtà per modificare questo modo di vivere in modo da poter essere utile nel futuro come buon cittadino.
Ora lei si trova in Libano per conto di La Salle, lì è in atto da tempo una profonda crisi data da molteplici fattori, mi può raccontare la sua esperienza con questa situazione?
La crisi iniziata nel 2019 è incentrata su un malcontento generale rispetto alla gestione del potere da parte della classe politica, la gioventù era ormai stanca di come le stesse figure stessero mantenendo il potere da più di trent’anni, ad aggravare la situazione è stato l’arrivo del COVID qualche mese dopo nel 2020, quindi il governo impose un lockdown nazionale usandolo anche come sotterfugio per sopprimere le proteste giovanili. Ci vollero circa 4 mesi prima che la nazione potesse riaprire, a luglio 2020, quindi arrivò l’esplosione nel porto di Beirut.
Era in città durante l’esplosione?
La mattina dell’evento mi trovavo a Beirut, alle due di pomeriggio lasciai la città mentre l’esplosione avvenne alle sei. La nostra scuola, il Sacro Cuore, è solo a quattro chilometri di distanza dal porto e l’onda d’urto distrusse molte cose, non puoi immaginare come la scuola, di più di mille studenti, fosse rimasta completamente spoglia del suo arredamento interno, l’interno delle classi era completamente distrutto: porte, lavagne, finestre, armadi, tutto! Fu molto difficile per noi, per tutti i fratelli e per i libanesi. Da quello che è successo, credo che Dio abbia fatto molto per aiutare i fratelli, perchè della comunità di 5 fratelli che normalmente si trovavano nella scuola, solo uno era presente al momento dell’esplosione e le altre persone presenti nel dormitorio insieme a lui sono sfortunatamente venute a mancare.
Ora lei coordina il programma di educazione per i rifugiati bambini in Libano, come garantite il diritto all’educazione per questi ragazzi?
Non è assolutamente facile, sopratutto per i ragazzi. Gli Iracheni, essendo quelli che accogliamo in maggioranza cristiani, riescono a ottenere agevolmente visti per paesi occidentali, mentre per i Siriani è più difficile spostarsi, innanzitutto perché musulmani e poi perchè il loro desiderio è tornare in patria, il ritorno di tutti i ragazzi diplomati non è possibile vista l’inaccessibilità a certe regioni per la guerra civile. Stiamo provando il nostro meglio per accogliere più ragazzi possibile, abbiamo due centri di accoglienza in Libano che ogni giorno danno dimora a più di 500 bambini che sono molto contenti di poter ricevere un'educazione e vivere una parte della loro vita presso noi fratelli La Salle.
Per concludere, potrebbe darmi qualche numero su quanti siano effettivamente il numero di rifugiati in Libano?
Soltanto i rifugiati Siriani nel paese sono più di un milione e mezzo, la popolazione Libanese è circa 4 milioni e il paese sta ricevendo più persone di quante riesca a gestire. Insieme a questo gruppo si devono aggiungere anche i rifugiati Palestinesi provenienti dal Sud, questo gran numero di rifugiati viene strumentalizzato da alcuni come la vera causa della crisi in Libano, per questo il nostro ruolo è importante, non solo per i rifugiati, ma anche per la nazione Libanese per riuscire a gestire questa situazione, perchè, se i ragazzi non sono educati ora, cosa ne sarà di loro nei prossimi anni? Questa è la grande domanda a cui dobbiamo dare una buona risposta ora, non domani ma ora.
Parlare con Frere Gilbert è stata un’esperienza pressappoco incredibile, riuscire a confrontarmi con una persona che si trova in quei luoghi tanto discussi nei media e che coordina quei programmi tanto ostacolati che si occupano di quelle persone tanto odiate è stato uno degli incontri più interessanti della mia vita, spero tanto che nel futuro possa tornare a chiacchierare con il Frère e spero sopratutto che riesca a portare tutti i ragazzi sotto la sua guida a un nuovo inizio.
Giuseppe Cirimele
Nessun commento:
Posta un commento