martedì 18 gennaio 2022

Alla scoperta del Giappone: la scuola


Grafica di Linda Chen

 La scuola è l’ente fondamentale per la formazione di un individuo. Essa, data per scontato nelle nostre vite di tutti i giorni, è un punto di riferimento per

persone di tutte le età, senza alcuna discriminazione. Tuttavia, la scuola non è identica in ogni parte del globo ma, anzi, ogni paese ha una sua cultura educativa unica nel suo genere ed al contempo efficace.

Una scuola americana è sicuramente diversa da una scuola italiana o una scuola giapponese. Quest’ultima è tanto esclusiva quanto il paese che la “ospita”. Innanzitutto, il sistema scolastico del paese del sol levante è diviso in 5 grandi “blocchi”: La scuola materna (yōchien) dai 3 ai 6 anni, la scuola elementare (shōgakkō) dai 6 ai 12, la scuola media (chūgakkō) dai 12 ai 15, la scuola superiore (kōtogakkō o abbreviata kōkō), dai 15 ai 18, e l’università (daigaku) che dura all’incirca 3 anni. L’istruzione è obbligatoria dai 6 ai 15 anni anche se il 98,8% degli studenti prosegue gli studi fino all’università. Come anche in Italia, gli istituti pubblici sono gratuiti ma, al contrario della nostra nazione, forniscono anche gratuitamente il materiale necessario all’apprendimento. L’orario scolastico, solitamente, è dal lunedì al venerdì, per circa 6 ore (dalle 8:30 alle 14:30) nelle quali vengono svolte varie materie. Alle elementari si comincia con giapponese, matematica, scienze, arte, musica, scienze sociali, educazione fisica, economia domestica e storia. Continuando con queste, durante le medie si aggiungono educazione tecnica, inglese e informatica. A questa regola di base ci sono delle deroghe, ad esempio il fatto che alcuni istituti preferiscono invertire inglese ed informatica con altre due discipline delle elementari. Anche l’ordine e la pulizia sono insegnati nelle scuole, difatti, nel paese del sol levante, non ci sono bidelli nell’edificio fino alla scuola superiore, pertanto è compito di docenti ed alunni dedicare una parte del loro tempo a pulire l’istituto. Anche una pausa mensa è compresa nel pacchetto didattico, nella quale si mangia in compagnia, a volte nelle aule stesse. Spesso e volentieri, il programma didattico include gite ed eventi ricreativi. La scuola, però, va ben oltre il tradizionale orario infatti, una delle caratteristiche più famose ed accattivanti dell’istruzione giapponese, sono i cosiddetti “Club”. Essi sono dei gruppi di attività extrascolastiche gestiti quasi interamente dagli studenti, che spaziano in tutti gli ambiti, che sia sport, scrittura o addirittura giardinaggio. Tuttavia, non c’è rosa senza spine: per quanto possa sembrare idilliaco, il sistema scolastico giapponese non manca delle sue note dolenti. Una di esse è la divisa, la quale è obbligatoria sin dal primo anno di elementari, per le donne la “Seifuku”, ossia la cosiddetta divisa alla marinara, mentre per gli uomini il “Gakuran”, una giacca scura con i bottoni alti, molto simile all’uniforme militare. Ciò, tuttavia, ha radici tradizionali estremamente antiche, difatti è in vigore circa dal 1800 quando nacque per rimpiazzare il caratteristico kimono. Nonostante ciò, le scuole giapponesi si stanno leggermente ammorbidendo, integrando negli istituti delle divise più comode, come per esempio giacche e cravatte per i ragazzi e gonne a pieghe per le ragazze. Tuttavia, il vero grande incubo di ogni studente giapponese, è ciò che loro chiamano “Jigoku Shiken”, quasi letteralmente “inferno degli esami”. Difatti, ogni giovane nipponico, in tutta la sua vita deve affrontare una miriade di esami: uno per ogni volta che sale di grado scolastico, più ulteriori sottoposti periodicamente durante l’anno. Essi sono quasi tutti test scritti i quali, anche se rimpiazzano gli esami finali per uscire dalla scuola, sono obbligatori. Per ovviare a ciò, molte scuole dispongono dei cosiddetti “Juku”, i quali sono dei corsi serali di ripetizioni, mirati quasi esclusivamente alle materie ed agli argomenti che si affrontano negli esami di ammissione. Infine, la critica peggiore del sistema educativo giapponese, è rappresentata dal curriculum il quale, di fatto, conta addirittura più dello studente stesso. Per questo motivo, la competitività degli studenti giapponesi è a dir poco inverosimile, talmente alta che gli studenti si vedono costretti a studiare per decine di ore al giorno per accedere ai migliori istituti e, in caso di fallimento, non è raro che gli alunni siano vittima di bullismo a causa dei loro voti bassi.

In conclusione, il sistema educativo giapponese è completamente diverso da quello italiano, sia nel bene, che nel male.

Alessio Racioppi

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