sabato 8 gennaio 2022

REINVENT THE PHONE

 
Grafica di Alessia Zhang


Mai parole furono più profetiche. Quindici anni fa Steve Jobs presentò il primo IPhone, oggetto, per l’epoca, stravagante e bizzarro, ma

che è diventato negli anni parte integrante della nostra vita, un’appendice indispensabile, una sorta di protesi, una parte di noi.

Chi uscirebbe oggi di casa senza il suo iPhone? Non è semplicemente un telefono. Contiene la nostra vita, il nostro universo: foto, contatti, canzoni, libri, tutto in un solo piccolo oggetto, una perfetta sintesi del mondo dell’odierna comunicazione. E durante la quarantena è sicuramente stato l’alleato più prezioso di noi adolescenti.

Sicuramente la frase di Steve Jobs di quindici anni fa era uno slogan pubblicitario per accattivare i compratori, ma oggi sappiamo che così non è. IPhone è riuscito in un’impresa sbalorditiva: ha reso tutti simili e sullo stesso piano, giovani e anziani, bianchi e neri, cattolici e islamici, poveri e ricchi. Si, perché si fa di tutto pur di avere l’ultimo modello. Uno status symbol in piena regola, come un orologio, una macchina. Lunghe file di persone si snodano davanti agli store il giorno di lancio dell’ultimo modello, oggi come ieri.

Steve Jobs non ha solo colpito nel segno, ricordiamo che la Apple alla data di oggi ha infatti un capitale di 3000 miliardi di dollari, ma è riuscito, grazie all’IPhone, ad entrare nella nostra vita e ne è parte integrante.

Ma come è nata l’idea geniale di costruire, commerciare l’IPhone?

Inizialmente Steve Jobs voleva trasformare il suo amatissimo iPod in un cellulare e decise di creare due squadre per progettare il nuovo prototipo: l’IPhone appunto. Una squadra doveva trasformare l’iPod in un telefono, l’altra creare uno smartphone che fosse del tutto nuovo. Vinse il progetto della seconda squadra. Ma quella era solo l’idea, la fattibilità dell’impresa. L’inizio della creazione dell’iPhone non fu affatto semplice, come raccontò anni dopo il capo progetto, l’ingegner Andy Grignon: «l'iPhone è stata la ragione per cui ho divorziato». «È stato intenso, probabilmente uno dei peggiori periodi della mia vita a livello professionale. Si creava insieme a persone intelligenti ma con termini di consegna impossibili, c'era il sentore che il futuro dell'intera azienda dipendesse da quello».

Scott Farstall, programmatore dell’azienda di Cupertino, considerato per un periodo l’erede di Steve Jobs, svelò perché Steve Jobs era quasi ossessionato dall’idea di mettere in commercio un cellulare che fosse del tutto nuovo. “Tutto è iniziato perché Steve odiava un tipo della Microsoft” queste le sue parole durante un evento organizzato al Computer History Museum di Mountain View, per i 10 anni dalla messa in commercio della prima versione dell'iPhone.

Ma, in realtà, l’evento scatenante fu un altro: “il dirigente della Microsoft era il marito di un'amica della moglie, e una sera, a cena, gli rivelò che l'azienda di Bill Gates stava per mettere in commercio un tablet col pennino, vantandosi che la sua azienda stava per conquistare il mondo con la sua nuova invenzione”. Così, il lunedì successivo, dopo un weekend insonne e rabbioso, tra una parolaccia e l'altra, il messaggio che Steve lanciò al suo team fu chiaro: “Siamo nati con 10 pennini, le dita, non c'è bisogno di utilizzarne uno - che funziona anche male - per il tablet”.

E fu così che l’IPhone fu dotato di schermo touchscreen, la vera rivoluzione per un cellulare.

Il resto è storia.

Filippo Maria Giovannini


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