domenica 13 febbraio 2022

Crisi energetica e nucleare



 È ormai impossibile non essere a conoscenza della

disastrosa crisi energetica che l’Italia si trova a fronteggiare. I dati sono allarmanti: il prezzo dell’energia elettrica solo negli ultimi tre mesi ha subito un rincaro del 55%, mentre il gas è salito del 41.8%, con un aumento previsto della bolletta 2022 di oltre 80 miliardi di euro. Anche i settori pubblici sono in ginocchio: i comuni stimano che un ulteriore aumento dei prezzi del 30% non permetterebbe di chiudere i bilanci, obbligando al taglio di servizi essenziali, prima tra tutti l’illuminazione pubblica. Varie città già si sono mosse per attirare l’attenzione su questa situazione: Roma, Milano, Pisa, Torino, Bologna e molti altri centri hanno spento le luci dei loro palazzi e monumenti in segno di protesta. A questo punto è necessario proporre nuove idee, ma se bastasse guardare indietro?

Tra il 1988 e il 1990 il Bel Paese ha posto fine alla propria esperienza nel campo nucleare con la chiusura delle centrali di Latina, Caorso e Trina e con l’abbandono del Progetto Unificato Nucleare, con una successiva bocciatura del settore dal 94% dei votanti nel referendum del 2011. C’è però aria di cambiamento: i sondaggi mostrano che il 51% degli Italiani sarebbe favorevole alla produzione di energia nucleare, vista come una fonte pulita che permetterebbe all’Italia una maggiore indipendenza energetica e costi dell’elettricità minori. Sempre parlando di costi, ad oggi spendiamo oltre 60 milioni di euro l’anno per lo stoccaggio all’estero di materiale radioattivo proveniente da laboratori di ricerca ed ex centrali, pertanto già era prevista la costruzione di un maxi deposito sul territorio nazionale, che potrebbe essere usato anche dai nuovi impianti. Dal punto di vista delle tecnologie, l’Italia è molto presente nella ricerca per le centrali di quarta generazione, con efficienza e sicurezza mai visti fino ad oggi. Queste potrebbero essere costruite anche grazie al supporto dell’Unione Europea, che ha intrapreso un percorso di riconoscimento del nucleare come fonte “green”, capace di accelerare il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni CO2. Un’altra importante frontiera potrebbe essere quella dei reattori a fusione, che oltre a produrre molta più energia non hanno scarti radioattivi. Il problema però è che per far unire gli atomi e creare la fusione è necessaria una temperatura di oltre 150 milioni di gradi Celsius, dieci volte quella del sole. L’esperimento Jet però proprio in questi giorni è riuscito a produrre ben 59 megajoule nell’arco di soli 5 secondi. L’obiettivo è quello di spostare queste operazioni al progetto Iter, che prevede la costruzione di un reattore più grande e capace di mantenere il processo in funzione più a lungo, per poi cominciare ad allacciare le centrali alla rete elettrica ed utilizzarle per una produzione commerciale, che però è ancora lontana. 

Secondo voi il Nucleare in Italia è un rischio inutile o una grande opportunità?

Filippo Zuzolo


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